Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1973>   pagina <623>
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Libri e periodimi 623
di un cammino iniziato da Romeo con Risorgimento e capitalismo e proseguilo dallo stesso Caracciolo, e dai suoi collaboratori, con La formazione dell'Italia industriale (a cor­rezione e modifica dell'impostazione di Romeo), cammino in contrappunto, pei* cosi dire, alla riflessione economica su II" I tnlia contemporaneo, 11 trionfalismo del miracolo e della fino degli anni cinquanta, un più vigile o critico panorama alla vigilia della recessione, un colpo d'occhio più vasto (i tempi lunghi della storiografia) e più distaccato (l'analisi econo­metrica) su uno sviluppo poco mcn che centenario complessivamente piuttosto moderato e contrastato, con alcune eccezioni più positive .
Questo modo di vedere è pienamente accettabile, ma va integrato con riflessioni che dalla storiografia e dall'economia si spostano ad attenere strettamente alla politica.
I giovani autori qui raccolti sono i contemporanei dell'incontro Nixon-Breznev. per cut il comunismo non è né un diavolo da esorcizzare (1959) ne un compagno da blandire (1963) ma una semplice componente tecnica e produttiva di un mondo macchinistico in profondissima trasformazione.
Se non si collocano Romeo al culmine di una certa letteratura meridionalistica anti-gramscìana, che ha condotto alla soluzione (?) del problema meridionale attraverso l'emigra­zione e l'industrializzazione, e l'antologia all'alba riformistica e problematica del centro sinistra con la sua a politica delle cose , non si potranno collocare esattamente nemmeno questi giovani, per cui la politica (a non parlare dell'ideologia) non esiste più, e tnen che mai nella storiografia.
Non solo: ma lo spostamento, esattamente rilevato da Caracciolo, dell'interesse storio­grafico dall'età gioii!liana al fascismo si spiega non soltanto con l'affinità, vera o presunta, delle situazioni, il decollo definitivo di fine Ottocento, o il mancalo decollo degli anni venti, ma soprattutto con la disideologizzazione del fascismo operata da De Felice (e non sol-tanto da lui) che consente un esame sociologico da laboratorio, del tutto improbabile negli anni cinquanta, di fenomeni che tuttora ci concernono.
Fatte queste precisazioni, crediamo non inutili, passiamo ad una rapida presentazione del volume, diviso in una parte metodologica ed in una, per dir cosi, operativa, nell'ambito temporale di competenza della rivista.
Diremo subito, peraltro, che quest'ambito esaurisce quasi integralmente l'interesse critico del volume, in quanto i tre saggi conclusivi dedicati all'economia fascista sono i più tradizionalìstici quanto ad impostazione ed i più approssimativi quanto a risultati (la vit­toria della politica di prestigio sui motivi finanziari dell'economia a proposito della rivalu­tazione della lira non implica, come tende a fare Cohen, mia rigida spartizione e coesistenza di compiti tra Mussolini e gli industriali, e così pure gli agricoltori, di cui VA. si occupa a proposito della bonifica integrale, senza approfondire il significato complesso della rara-lizzazione fascista, mentre il Tal tara, quanto alla battaglia del grano , non ne esamina a fondo i presupposti, dalla cerealicoltura forzata di Giolitti al liberismo di De Stefani, né si -districa da dati statistici tendenzialmente contraddittori).
Le linee di sviluppo di massima dell'ottantennio considerato sono dunque tracciate dal Tomolo, curatore del volume, una triplicazione del prodotto lordo, un raddoppiamento del reddito individuale, ma anche una decelerazione dello sviluppo nel primo trentennio del-l*nmtà, a cui segue un innegabile incremento giolittiono, un'usura relativamente modesta durante la guerra, un ripiegamento complessivo negli anni del fascismo.
Venendo ad un esame più particolare, l'A. sottolineo l'immobilismo del reddito fino al 1880 circa, la diffidenza degli imprenditori (la crisi del 1867 andrebbe spiegato a fondo, al di Iit della delusione dell'anno precedente, nella prospettiva di realizzazione effettiva del mercato nazionale, sempre carissima a Rattazzi od a Sdii a), il susseguirsi di oscillazioni che andrebbero verificate a livello politico (l'espansione del 1873, alla vigilia di elezioni generali il cui esito <r progressista potrebbe qui trovare una spiegazione tra le più valide, ovvero il ristagno che accompagna l'avvento deus Sinistra, in cui potrebbe giustificarsi la disinvoltura manovriera dei liberisti moderati toscani).
Le tesi di Romeo vengono da io fortemente confutate, anche attraverso giudiziosis­sime osservazioni dell'A., là non necessiti di una precedenza cronologica del settore econo­mico primario (la terra, peraltro ben poco capitalisticamente allettante) quanto a miglio* rnmento di struttura, il circospetto passaggio della borghesia dalla speculazione ali'industria