Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno
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1973
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626
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Libri e periodici
1 acciaio) senza documentarla abbastanza, conclude con un trionfalismo poli ticistico pienamente aerei tal ii le (u Pub essere alato pa.17.ia Intente un problema di conoscenza, ma fu in gran parte un problema di volontà : lo sviluppo industriale in quanto tale fu perseguito Solo quando Gioititi dispose di un potere politico non necessariamente subordinato agli interessi economici) ma incongruo col rifiuto dottrinario del p re requisì io politico i con cui ai conclude U saggio (se radicali avessero vinto le elezioni del 1890, come in via programmatica col patto di Roma si proponevano di lare, l'intransigenza di Pareto avrebbe spazzato la tariffa protezionistica dopo appena tre anni!).
L'incidenza ferroviaria, dunque: ancora il Fcnoaltca vi dedica un saggio specifico, condito delle solile amenità metodologiche (il corso forzoso ha alterato l'effetto netto dcl-rìnvestimento ferroviario, il nesso ferrovie-dazio sull'acciaio, se c'è stato, è stato funesto) ma soprattutto carente, come si accennava più sopra, nel restringere alle alte tariffe ed al servizio scadente (più notevole il cenno al mancato rinvenimento di nuove aree di mercato) il risultato finanziario ed economico, complessivamente quindi men che mediocre, delle ferrovie, mentre si tratta, com'è più ohe noto, di un complesso di fattori (militare, o subordinatamente commerciale, per l'Adriatica e per la Firenze-Rome attraverso Foligno anziché la desola lissima tratta Or te-Chi usi. elettorale, e subordinatamente tecnica, per l'Elioli-Reggio e la Roma-Pescara, ancora militare per la Jonica, da approfondire l'esclusione di Siena ed il tracciato della Napoli-Foggia, tanto per fare alcuni esempi centromeridionoli) che si collegano a situazioni di base altrettanto complicate (quando si stndierà il viluppo tra meccanica veneta ed edilizia romana in Vincenzo Breda?).
Naturalmente, FA., quando scorge questi, o allini problemi, si limita ad enunciarli (il rapporta tra hi siderurgia, l'industria armatoriale e quella bellica, attraverso, aggiungiamo noi, una grossa personalità politica e tecnica come Benedetto Brin) ovvero a svuotare i suoi stessi risultati (l'influsso ferroviario sull'industria non si può determinare senza aver prima precisato quello sul commercio) o ancora a perdersi nell'iperuranio delle ipotesi alternative (hi storia industriale d'Italia sarebbe stata poco diversa con 0 senza le ferrovie perché c'era il cabotaggio, come ai tempi dei corsari barbareschi!) BUIO alla consueta folgorazione finale, quel collegamento politico se venisse dimostralo il quale (chi ci avrebbe mai pensato, dico io? eppure basta dimostrarlo...) la direzione dell'effetto economico globale dello sviluppo ferroviario sarebbe un problema chiuso (e non c'era davvero bisogno della cliometria per venircelo ad aprire).
Nel medesimo cinquantennio liberale delle ferrovie del Fenoaltca sì muove la Zamagni per l'istruzione pubblica, trascurando del tutto la privata (e dunque i cattolici e buona parte dell'istruzione secondaria) senza curarsi delle ripercussioni notevolissime che un'esclusione del genere esercita su tutto il discorso, con l'enfatizzare il ruolo dello Stato e soprattutto quello degU enti locali, col privilegiare quasi esclusivamente le scuola primaria, che tuttavia rimane sempre il punto débole a causa della gracilità delle strut-ture locali (naturalmente, come e perché si arrivi a Coppino, e da lui si passi a Crcdaro attraverso Corredini, è problema che l'A. non sì pone).
Comunque ciò sìa, è indubbio che l'istruzione elementare sia il prerequisito per quella professionale industriale (ma si può dire anche l'inverso, attraverso le scuole serali, le biblioteche popolari, 11 recupero <lell*annlfnhetismo di ritorno, le grandi realizzazioni socialiste, insomma) e che l'istruzione secondaria proceda in stretto parallèlo con lo sviluppo industriale (erano in prevalenza diplomati, anziché laureati, i dirigenti di fabbrica nell'età gioii l liana ? e che ruolo aveva l'istruzione tecnica privata?).
Questi ultimi quesiti mi sembrano fondamentali (e spiegherebbero anche un certo clima, una certa mentalità, del raghtnatt milanese) per chiarire un interessante risultato dell'A., la mancanza di connessione, cioè, tra sviluppo industriale e numero relativamente basso di laureati.
Ma d'interesse ancora maggiore, contro coloni ohe, come di recente il Fatica, parlano di precoce imperialismo aggressivo italiano nel 1911, in grado di scatenare le guerre per conquistare ai tessili 1 marcati d'esportazione, appaiono le statistiche sulla popolazione industriale toscano supcriore a queliti piemontese appunto nel 1911 e su pieIla meridionale ancora diffusissima nel 1881, l'industria a domicilio, insomma, quella familiare, artigiana, piccolissima,: che determina, ancora n mezzo secolo dall'unità, una struttura sociale nazio-
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