Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno
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1973
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pagina
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627
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Libri e periodici 627
naie appena post-rurale con alt-uni colossi industriali e bancari estremamente circoscritti, cresciuti all'ombra della protezione e del privilegio, e quindi della politica (statistiche ingannevoli sono invece quelle universitarie, perche il boom di Roma è legato alla fine dello Stato ecclesiastico ed all'acquisizione del retroterra intellettuale abruzzese sottratto a Napoli, che viceversa continua ad esercitare il suo monopolio su tutto il resto del Mezzogiorno, sicché la storia dcWèlite centromeridionalc professionale o burocratica non si può scompagnare dalla storia di quelle due città, e non soltanto delie università).
Ultimo lavoro da considerare, a parte un saggio tecnicistico di statistica del Seri sul-l assetto e la redistribuzione della popolazione italiana nel secolo post-unitario (ricco di risultati stimolanti, ma non sempre coerenti) è quello del Ciocca sulla politica monetaria italiana in età giolitliana, che è, se Dio vuole, un lavoro politico, e non soltanto nel titolo, una a attenta disamina di singoli episodi , senza cieli e tendenze più o meno secolari, che garantisce in partenza un risultato critico concreto e sicuro.
Questa disamina comincia, forse un pò* occasionalmente (almeno non se ne dà ima spiegazione più congrua) nel 1900, allorché Stringher assume la direzione di quella Banca d'Italia che Gioiit Li aveva imposto alle riluttanze stataliste di Sonnino ed a quelle regionalistiche di Salandra con funzione eminente e privilegiata hi regime formalmente pluralistico.
Liquidazione delle partite immobilizzate ed aumento delle riserve auree sono i capisaldi della politica di Stringher, con prosecuzione ed incremento dell'attività creditizia, ad esclusione specifica dei contadini (occorrerebbe portare avanti le ricerche di Luigi De Rosa ed esaminare il problema del credito agrario da parte del Banco di Napoli e rutterà tematica di Giusso nella prospettiva riformista del gran disegno radicalconservatore del primo ministero Sonnino nel 1906).
A tali capisaldi si aggiunge l'esigenza d'incrementare i depositi attraverso magari quella riduzione dei tassi passivi che ha visto la Commerciale all'avanguardia (ed anche qui il lombardo Paolo Carcano, ministro del Tesoro dell'epoca, ed esponente di una certa nuance giolitliana. forse complessivamente minoritaria, dell'industrialismo lombardo, quella, per intenderci, scoperta e valorizzata da Zanardelli sullo scorcio degli anni settanta, meriterebbe uno studio particolare).
Le conclusioni dell'A. Sono peraltro che sia in realtà mancato, da parte degli istituii d'emissione, uno sforzo organico per affrontare i seri problemi di struttura posti dal sistema finanziario: ed è conclusione accettabilissima; ma che resta un po' enunciativa, se non la si collega a tutto l'insieme della politica del Tesoro nei medesimi anni (non per nulla l'auspicio per uno sforzo organico viene dai primogeniti del protezionismo lombardo, i cotonieri alla Cantoni, e viene nel 1911, quando, a parte Facta ministro dello Finanze, la personalità indubbiamente più prestigiosa in campo economico nel quarto gabinetto Gioiitti era il Nitti, sensibilissimo a questi problemi di coordinamento e di programmazione).
Caso per caso, insomma, contingenti operazioni di salvataggio, eccedenze controllate di circolazione per eventi straordinari (guerra di Li Ina), non incentivare e non deprimere, ma secondare il trend economico del paese, queste si potrebbero dire le parole d'ordine di Stringher, venute sintomaticamente a confronto con quella di Gioii!ti proprio nel corso dell'impresa di Trìpoli (ancora una volta la cartina di tornasole di tutto il cinquantennio liberale!), aumento dello sconto anziché della circolazione, vittoria del dottrinari all'Einaudi sugli a empirici alla Stringher, e ciò non certo perché Gioliti! fosse un dottrinario o un fedele discepolo del Corriere detta Sera, ma, ancora una volto, perché la politica s'imponeva all'economia, il monopolio delle assicurazioni suggeriva di non tirar troppo la corda (e di non scoraggiare il capitale estero), bisognava salvare il suffragio universale (ed il patto Gentiloni, e le banche cattoliche), occorreva riprender quota personalmente rispetto alla fronda nazionahsteggianto di Sun Giuliano (ce lo ha documentato Malgari), tutta una serie di considerazioni che inducevano Gioii!ti a realizzare una a predica inutile ed a farei tutto sommato, al di là della teoria e dell'aziendalismo, buona a soda politico.
RAFFAELE COLAPIKTRA