Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1973>   pagina <628>
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Libri e periodici
Atti del primo convegno m Mmzsìiii e i mazziniani dedicato a Napoleone Colajanni l'isa, J6-J7 settembre 1972; Pisa. Domus mazziniana, [1973], pp. 175. L. 2.500.
Se, corno scrìve Spadolini nel suo volume sui Repubblicani dopo l'unità, Napoleone Colajanni fu. uno studioso che non viveva di w feticci " e di " idoli ", un democratico in senso moderno che sapeva in anticipo u ciò che era vivo e ciò che era morto * di Mazzini* ma non dimenticava il nucleo vìvente, immortale, dell'ideologia mazziniana , opportuna mi sembra la scelte, operata dalla Domus mazziniana, della figura dell'intransigente repubbli cono di Castrogiovanni come tema del primo di una serie di convegni di studio dedicati a o Mazzini e i mazziniani . mazziniano fu, Colajanni, nel senso che di Mazzini raccolse una parte di eredità, tra hi fine dell'Ottocento e il primo Novecento, insieme con i Bovio e i Cimieri, con gli esponenti di quella quarta generazione di mazziniani, di cui, al con­vegno della Domus (16-17 settembre 1972) di cui sono stati di recente pubblicati gli Atti, parlò Giuseppe Tram atollo, definendoli esattamente come i meno ortodossi tra quanti, a fermo restando e indiscusso il magistero morale di Mazzini , ebbero, come punti dì rife­rimento, Romagnosi, Ferrari e Cattaneo. H volume degli Atti contiene sette relazioni, il cui carattere generale, al di là degli inevitabili limiti di qualsiasi relazione Ietta ad un con­vegno avente come tema una personalità singola, mi sembra consistere nello sforzo costante dei diversi studiosi di non fermarsi a Colajanni, ma di allargare Io sguardo alla complessa realtà del quadro storico italiano tra la fine degli anni '70, quando il poco più che tren­tenne Colajanni (da tempo ormai militante repubblicano impegnato, prima ad Aspromonte, poi con Garibaldi nel Trentino, arrestato nel 1869 per cospirazione repubblicana, proposto nel 1875 per il domicilio coatto quale internazionalista ) incontra Arcangelo Ghisleri, e il primo Novecento. Al rapporto tra Ghisleri e Colajanni è dedicato, appunto, uno scrìtto autonomo, quello di Paolo Mario Si pala. È noto che l'influsso di Ghisleri fu decisivo nella formazione del solitario di Castrogiovanni, come ebbe a definirlo Corrado Barbagallo. Si trattò del resto d'un incontro non solo di persone, ma di mondi culturali. Come ebbe già a scrivere nel 1959 M. S. Ganci, s'inizia allora un dialogo (nel quale si inseriranno i Turati, i Prampolini, i Bissolati) che avrà come protagonisti i giovani batlaglieri dell'estremo Nord e dell'estremo Sud d'Italia. È l'inizio, per Colajanni, del passaggio dal mazzinianesimo in­transigente alla considerazione attenta dell'empirismo di Cattaneo. Sipala, premesso di non poter trascrìvere integralmente il carteggio tra Ghisleri e Colajanni (ancora in massima parte inedito, a parte le lettere pubblicate dal Ganci, dal Masini, dalla Tornasi, etc), pro­pone, nel suo scritto, un'ipotesi di lettura , per definire il profilo umano dei duo corrispondenti, e, soprattutto, per enucleare alcune loro posizioni nella vita intellettuale e politica degli anni 1878-1919, nonché per ricostruire le vicende di giornali e riviste di cui i due corrispondenti furono animatori. Naturalmente più significative, a mio parere, risul­tano le lettere che gettano luce sulle concezioni politiche generali di Colajanni: il federa­lismo repubblicano, il meridionalismo, l'avversione alla politica coloniale, il progetto d'una intesa con 1 popoli slavi. Il federalismo di Colajanni, che dal 1885 è saldamente inserito nella lotta politica italiana, ha le sue matrici in Ferrari e Cattaneo: lo rivendica esplicita­mente Cola Jan ni in una lettera del 27 maggio 1905, scrivendo a Ghisleri: dopo Ferrari, nessuno ci aveva parlato di federalismo . Ma più interessante mi pare lo scambio di let-lerc tra Ghisleri e Colajanni a proposito dell'impresa libica, che lumeggia ancor meglio della Iwn nota e scandagliata avversione alla politica crispina, le ragioni profonde dell'anticolo­nialismo di Colajanni. Scrive quest'ultimo il 30 novembre 1911 al Ghisleri: 1'" Unione " di Milano annunziò ohe la Tripoli tania mi farà perdere il Collegio. E chi se ne strafotte? .
Lo spazio e l'economia stessa di questa nota non consentono di insistere sulle lettore pubblicato do Sipala, che pure sono tra lo coso più interessanti offerto dagli Atti, Gli altri gerirti meritano tutti. Infatti, almeno un cenno, da quello di Guglielmo Macchia su Max-salir il positivismo e la scuola repubblicana a quello, già ricordato, di Tramorollo sul Mas-zimanesivm di Colujunni; dalle pagine di Enrico Bassi sul contributo di Colajanni alla diffusione dalle idee socialiste in Italia e sui rapporti con Turati a quelle di Arturo Co­lombo su L'impegno politico a culturale dì Colajanni. H merito di Macchia è quello di esaminate, in brevi ma acuto pagine, come sia state tentata la conellhudone tra mamma*
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