Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1973>   pagina <632>
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Libri e periodici
S. MASSIMO GANCI. Da Crispi a Rudi ni Lo polemica regionalista ( 1894-1896 )i Palermo, Flaccovio, 1973, in 8", pp. 471. L, 6.500.
Lo Stato unitario italiano lini per adottare il modello deLTaccenlTamento napoleo­nico, malgrado i ripotuti tentativi di superare i limiti del centralismo con progetti di auto-nomic regionali. Oltre ai più noti progetti di ristrutturazione regionale del Farini, del Miughctti e di Jae.ini, è giusto ricordare alcune più modeste, ma non trascurabili proposte di decentramento del periodo Crispino. Tali proposte determinarono vivissimi contrasti po­litici nel periodo a cavallo tra il terzo ministero Crispi ed il secondo governo Rudini; a tele questione e ad altre collaterali è appunto dedicata l'analisi di Massimo Ganci. Il vo­lume, corredato da un'ampia appendice documentaria principalmente attinta a fonti parla­mentari, assume un duplice interesse storico e di attualità ove si consideri che a tutl'oggi, benché la Costituzione repubblicana abbia cercato di sciogliere quel nodo poli­tico con una chiara scelta a favore delle autonomie locali e del decentramento ammini­strativo, tale problema non sembra ancora del tutto risolto sul piano della concreta attua­zione e del corretto funzionamento.
Siamo dunque nel febbraio 1894: Crispi, che un mese prima ha piegato, ricorrendo allo stalo d'assedio, le agitazioni dei fasci in Sicilia e quelle della Lunigiana e che a luglio farà approvare leggi eccezionali di polizia, ricorre ora alla tattica più morbida delle pro­poste di riforma. Egli chiede al Parlamento poteri straordinari per la riforma dei pubblici servizi (in sostanza una delega in bianco per la riforma dello Stato) al fine di diminuire o le ingerenze del governo nella vita locale e reinserire nella vita pubblica quelle masse popolari che non si erano sapute educare politicamente e che ora si erano dovute affron­tare con metodi repressivi. Emergono qui le tendenze giacobine di Crispi, la sua con­vinzione, cioè, di dover imporre con tutta la necessaria durezza ciò che a lui pareva il vero, .incompreso interesse della comunità nazionale, salvaguardando da un lato Punita dello Stato che egli credeva minacciata da trame sovversive interne ed internazio­nali, e soddisfacendo dall'altro alle mai rinnegate istanze democratiche d'ispirazione mazziniana e garibaldina. 11 riformismo Crispino è certo ben lontano dall'autonomismo democratico alla Cattaneo, ma diverge anche dalle concezioni della Destra, secondo la quale l'esercizio del potere periferico spetta ai rappresentanti locali dei ceti abbienti e non ad organi come i sindaci, i consigli comunali e quelli provinciali che, pur es­sendo sottoposti albi tutela prefettizia, erano stati resi elettivi dalle leggi crispine dell'89 e del '91. Cosi Crispi deve combattere su più fronti: oltre naturalmente la bestia nera dell'anarchia e del socialismo, egli si trova ad affrontare i radicali che, dopo iniziali sim­patie, lo temono come liberticida, i giolittiani che egli ha emarginato, quelle forze della destra moderata che esprimono l'insofferenza della borghesia imprenditoriale del Nord di fronte ad uno Stato che non riesce a garantire le condizioni per lo sviluppo industriale perché ha la palla al piede di un Mezzogiorno ancora quasi feudale, ed infine quella De­stra meridionale che è- favorevole al decentramento conservatore in funzione di garanzia contro ogni pressione democratica sul potere centrale. In questo disegno rientra il progetto di legge per lo smembramento dei latifondi presentato da Crispi nel luglio '94; esso su­scita, ovviamente, le ire dei grandi proprietari siciliani (dei quali è portavoce il Rudini) ed anche l'allarme delia borghesia lombarda, che teme Io spostamento dell'impegno sta­tole dal settore industriale a quello agricolo, ma considerato a posteriori non sembra in realtà che un modesto tentativo di rafforzare la piccola proprietà contadina in funzione antisocialista. Si salda così l'alleanza politica tra industriali settentrionali e latifondisti me­ridionali che prepara la sconfitta dell'esperimento Crispino. Anche il ribadito Non expedit di Leone XIII contribuirà al declino del blocco governativo, impedendone l'espansione elet­torale verso quei gruppi clericali (come U milanese) che per un momento sembrano dispo­sti od appoggiarne l'impegno tiniisovvcrsivo. Duplice il contrattacco degli agrari siciliani al progetto di legge sul latifondi: sul piano teorico con una serie di pubblicazioni a cui ac­cenna il Ganci: su quello pratico e politico olire ai contatti con gli oppositori del Nord - con hi costituzione a Palermo nel novembre *94 di una Associazione dei proprie­tari che landa una minacciosa petizione al Parlamento in cui la validità del patto ple­biscitario ohe legò la Sicilia all'Italia è fatta dipenderò dal rispetto delle garanzie di sta*