Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno
<
1973
>
pagina
<
633
>
Libri e periodici
633
bili là sociale da parte delle autorità centrali. Nel vario schierassi delle riviste e dei giornali è interessante la posinone assunta dal repubblicano Colojanni sol Giornale di Sicilia, in appoggio al disegno Crispino; con ciò Colajanni si differenzia dai repubblicani e radicali lombardi che sono passali all'opposizione senza compromessi, fin dal tempo degli stati d'assedio. L'atteggiamento dei socialisti risente del prevalere, nella Seconda Internazionale, della linea Kautsky. secondo la quale lo Stato borghese si rafforza con lo sviluppo della piccola proprietà contadina, mentre l'organizzazione dell'agricoltura sulla base di grandi imprese capitalistiche prepara le condizioni oggettive per una più facile transizione al socialismo. Ma la sorte sul disegno di legge sui latifondi forse non. difeso con sufficiente convinzione neppure dallo stesso presentatore è segnata dalla chiusura della sessione parlamentare, il 25 luglio '94.
Analogamente rivelatrice dello scarso impegno di Crispi nel combattere l'opposizione di destra è la sorte del progetto per la riforma dei pubblici servizi. La commissione parlar mentare, infatti, sembra tendere solo ad una più precisa formulazione del disegno gover-nativo, ma in realtà come risulta dalla relazione Donasi prospelta una diversa riforma ispirata ai principi complementari dell'autogoverno e del decentramento al fine di sottrarre la pubblica amministrazione alle interferenze dell'esecutivo e diminuire il peso della burocrazia professionale, restaurando il potere dei notabili locali in veste di funzionari onorari, (meno soggetti alle pressioni parlamentari e governative). Per evitare contrasti con le forze moderate, il cui appoggio elettorale (specialmente nello Stato di Milano ) Crispi spera di ottenere con la mediazione del Bonasi, anche il disegno di legge sul decentramento, alla vigìlia delle elezioni amministrative milanesi del febbraio '95, è lasciato cadere.
Le spinte autonomistc dei demooratici sfociano* sotto ì primi due governi Crispi, in una serrata critica di quegli istituti centralizzatori (come la provìncia ed il prefetto), ebe impediscono di organizzare la vita pubblica regionale in palestra di democrazia. Su questa stessa linea, ben diversa dal decentramento conservatore concepito dalla Destra, si attesteranno in seguito anche i cattolici sensibili al problema sociale come Sturzo e Murri. A sua volta ben diversa, come s'è visto, e la linea di decentramento burocratico perseguita dalla Sinistra governativa (che vuole strumenti più agili d'azione, senza veramente rinunciare al centralismo). Alle audaci speranze federaliste di Cattaneo subentra ora, nei repubblicani e nei radicali, un più limitalo progetto di autonomie municipali arieggiarne i modelli anglosassone e svizzero. Colajanni giunge a prospettare il referendum come il più efficace strumento di controllo popolare sui provvedimenti delle amministrazioni comunali e a suggerire il trasferimento agli enti locali dei poteri di polizìa e di imposizione tributaria. Ma le implicazioni antimonarchiche di un progetto di rinnovamento delle istituzioni che dovrebbero riunire Sinistra ed Estrema Sinistra, ne rivelano il carattere astratto ed utopico. Talché U * Patto di Roma , tentativo di organizzare nel maggio '90 un'alternativa di governo alla Sinistra crispina e quindi condizionato da immediate esigenze di realismo politico, contiene un accenno a misure assai più vaghe di decentramento.
Una ripresa del dibattito sui temi del decentramento secondo l'impostazione democratica avanzata si ha durante la brave permanenza del Rudini al potere tra il '92 e il '93 e questo rilancio, su periodici come la Rivista Popolare di Antonio Fratti ed il Rinnovamento economico-amministrativa di Edoardo Pantano, prosegue sotto il terzo e il quarto ministero Crispi con l'ampliamento della tematica autonomìstica fino a richieste di democratizzazione di tutta la politica finanziaria ed economica dello Stato (chi si spinge più lontano su questa via è Gabriele Rosa). Aspetti di questo risveglio d'interesse per la riforma dello Stato sono il quatto congresso dei Sindaci (maggio '94) e la costituzione, in tale occasione, di un Comitato nazionale por il decentramento , articolato in comitati regionali spesso paralizzati dalla eterogeneità politica dei componenti, dalla estrema conservatrice all'estrema democratico.
Dopo la parentesi segnata dalla degenerazione moralistica della lotta nnli-crispìna. il ritorno al potere di Budini sembra aprire interessanti prospettive ili riforma. Repubblicani e radicali, infatti, offrono fi loro appoggio esterno al nuovo ministero e gli stessi socialisti turatiani adottano un atteggiamento benevolo in considerazione dell'amnistia ai condannati politici, della cessazione delle ostilità in Africa e dell'auspicata fine della repressione interna. Ma II governo Rudini aveva sostegni troppo forti nella Destra agraria e indù-