Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1973>   pagina <634>
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634 Libri e periodici
striale porche potesse avere successo l'appello alla solidarietà governativa rivolto da un Fratti o da un Colajaani a limi i socialisti al fine di una comune difesa delle libertà bor­ghesi dai pericoli di riscossa orlspinn. Inoltre il dima di emergenza sull'onda del quale era nato il nuovo governo non poteva durare all'infinito, ed occorreva perciò trovare qualche accordo programmatico con la Sinistra radicale. Esclusi i problemi militari per le pres­sioni del re, si cerca allora di concordare una linea comune tra governo ed Estrema sul­l'estensione dell'elettività del sindaco a tutti i comuni italiani e sul decentramento regio­nale. Ma so il primo punto è rapidamente tradotto in legge, a proposito del secondo tor­nano a galla le profonde divergenze tra la concezione conservatrice e quella democratica del decentramento, anche se vi è per la prima volta accordo nel presentare la regione come un complemento :e non come un pericolo per l'unità nazionale. Prima di presentare una legge organica sul decentramento, Rudi ni tenta un esperimento in Sicilia nominandovi (5 aprile 1896) un Commissario Civile con vastissimi poteri politici ed amministrativi, de­legatigli dai più importanti ministeri. È chiaro, tuttavia, che il provvedimento, per la sua stessa caratterizzazione verticistica, appare inidoneo a favorire la nascita di un autogoverno regionale. I crispini lo interpretano subito, non del tutto a torto, come una manovra per indebolire l'influenza vastissima che il loro leader conserva ancora sull'isola, mentre la stampa lìberal-moderata di Torino e Milano evita giudizi precisi. La stampa democratica è, invece, con varie sfumature, generalmente favorevole. H Commissario civile finisce per essere l'occasione di un segreto tira-e-molla tra Rudirà, che mira a liberarsi degli scomodi alleati dell'Estrema Sinistra, e questi ultimi, che cercano di indurre il nuovo presidente del Consiglio a consolidare le iniziali aperture democratiche. Ma il sogno di Cavallotti e Colajannì di imporre riforme democratiche ad un uomo che, appena sbalzato Crispi di sella con l'aiuto delle sinistre, lo accusava di essere stato debole verso i sovversivi per non aver nel 1894 fucilato i capi (Diario Farìni. 25 marzo 1896), non poteva che essere vo­tato all'insuccesso. Tra i socialisti prevarrà la linea dell'opposizione intransigente benché hi federazione palermitana con un atto iniziale di fiducia comunichi al Commissario un lucido memorandum dei problemi da risolvere e delle soluzioni necessarie (con una in­tonazione, perà, cosi or sicilianista da lasciare un po' perplessi compagni settentrionali che pensano a soluzioni globali a livello nazionale). Da parte cattolica la posizione di fronte all'esperimento commissariale è cautamente favorevole e vi si in ravvede il ramma­rico di non esser stati capaci di prevenire lo sviluppo delle organizzazioni socialiste con un tempestivo impegno sociale. Il dibattito parlamentare sulla conversione in legge del de­creto per hi Sicilia (Camera 3-10 luglio 1896; Senato 27-28 luglio), incentrato sul pro­blema se organizzare o no lo Stato su base regionale, assume quasi l'ampiezza e il respiro di un dibattito costituente. Gli interventi di Giustino Fortunato (contrario alla regionaliz­zazione) e di Napoleone Cola Janni (favorevole) sona i punti attorno ai quali ruota liniera discussione, ma il decreto (che raccoglie per l'ultima volta una eterogenea maggioranza di destra e di sinistra), viene poi definitivamente svuotato da Budini di ogni possibilità di apertura verso altre riformo amministra live democratiche. D'altra parte le realizzazioni del Commissario in Sicilia saranno quasi nulle e di riforma regionale dello Stato non si riparlerà più seriamente per molto tempo.
MARCO CARASSI
L'Età flotuiùiiui. a cura di ALDO .ALESSANDRO MOLA; Bologna, Zanichelli, 1971, in 8, pp. 185. L. 1.200.
Motte e contrastanti sono state le interpretazioni storiografiche dell'età giolittiana considerata come il periodo di maturazione delle condizioni oggettive e della incuba­zione delle forze che avrebbero dominato la vita politimi italiana noi mezzo secolo succes­sivo (pi Tih è, fecondo A. A. Mola, tutte condizionate al momento storico in cui sono state formulate. Inoltre, più ohe sul periodo, l'interesse dello storico si è generalmente accentrato sulla figura di Gioì itti; ora esaltato, ora aspramente criticalo: Giolitli pare raccogliere nella sua persona II bene e il male del tempo (p. 8), ma l'identificazione