Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1973>   pagina <636>
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Libri e periodici
di .storia tiri giornalismo avev-nno lini io per rispondere quasi esclusivamente alle esigenze di quei pochi lettori che. vivendo nel mondo degti allori direni o indiretti della politica, degli addetti ai lavori , non avevano bisogno di andare oltre la conoscenza delle dramatis personac. essendo il retroscena, l'elemento comune di partenza, dato per immodificabile , Il retroscena, appunto, e cioè 1 mezzi, le interrelazioni tra potere economico e potere poli­tico, non può dunque essere ignorato se si vuole utilizzare in pieno il documento giorna­listico, ai fini, cioè, dà una elaborazione slorica che nella attività giornalistica sappia co* gliere le diverse dimensioni sociali, i conflitti e le tensioni di classe che sottendono, assieme alla lotta per il potere quotidianamente combattuta dalla classe dirigente e da quella d'op­posizione, la produzione giornalistica. Non e questa l'occasione per una rassegna della pro­duzione storiografica degli ultimi anni sulla stampa: mi premeva mettere in rilievo, peral­tro, che dai giorni del VII Congresso nazionale di storia del giornalismo molta acqua è passata sotto i ponti, sono stati pubblicati molli lavori che rispondono all'esigenza di cui parlavo poc'anzi (e uno, costituente la sintesi più organica, è già sialo citato), e ciò con­sente di formulare fin d'ora un primo giudizio, positivo, sul volume degli Atti e sul VII Con­gresso. Proponendosi esso, infatti, l'analisi del giornalismo italiano dal 1900 al 1918, già sceglieva un'epoca nella quale il paese è passato dal giornalismo ancora provinciale a quello del giornalismo dominato dal grande capitale, al giornalismo di un'Italia coinvolta nel con­flitto libico e nella prima guerra mondiale. La scelta cadeva su un nodo storico di propor­zioni quasi incomparabili per la storia dell "Italia moderna, di significato, oltretutto, parti­colare per la stessa attività giornalistica. Naturalmente, il volume degli Atti di cui mi devo occupare ex professo ora, come qualsiasi somma di relazioni e comunicazioni, non è sempre in grado di corrispondere all'intelligenza delle scelta dell'epoca alla quale fa riferimento. Vi sono scritti di valore mollo disuguale, alcuni capaci di inserirsi nella cornice degli eventi, altri staccati da questa cornice e costituenti dignitosi, ma in fondo non troppo signi­ficativi, apporti d'informazione. Un pregio, tuttavia, anche questa diversità lo possiede. Il lettore è, cioè, messo talvolta in grado di conoscere a sufficienza quotidiani e riviste di limitata importanza, magari significativi per l'ambiente geograficamente limitato del quale furono espressione, e, tuttavia, risultanti, alla fine, come tessere d'un mosaico.
È inevitabile, a questo punto, che io mi soffermi su alcuni soltanto degli scrìtti, tra­scurando tutti gli altri, anche quando meriterebbero le citazione.
Un gruppo di scritti riguarda giornali di partito. Si tratta del saggio di Luigi Arbiz-zani. su / giornali bolognesi del Partito Socialista Italiano dal 1901 al 1918, dei saggi di Terenzio Grandi e Guido Manzini su giornali repubblicani e mazziniani di Torino e Go­rizia rispettivamente, di un contributo di Antonio Fappani sul Trust della stampa catto­lica, la Società Editrice Romana e Giovanni Grosoli. Di lutti questi scritti, che ci sotto­pongono una certa massa di informazioni sulla realtà della slampa locale legata ai partiti, quello che, a mio avviso, risulta di maggior interesse generale e il saggio di Fappani dedi­cato al Trust della stampa cattolica e al suo strumento, la Società Editrice Romana. Al giornalismo cai ioli no italiano ha dedicato, tra gli altri, un notevole lavoro Glauco Licata, del contributo del quale al VII Congresso di storia del giornalismo parlerò più. oltre. Fap­pani non rifa la storia del Trust, ma ne illustra alcuni aspetti sulla base delle carte di Giuseppe Vicentini, fidutissimo collaboratore del conte Grosoli e di alcuni documenti repe­riti in un archivio privato, l'Archivio Montini di Brescia. La ristrutturazione della stampa cattolica, iniziata dall'ultimo presidente dell'opera dei Congressi, Grosoli appunto, con la promozione della Società Editrice Romana, nel 1908, incise, com'è noto, all'interno del sistema pubblicistico italiano, sui rapporti di forza fin ad allora favorevoli ai grandi gior­nali d'opinione liberali. Grosoli era perfettamente consapevole che il tentativo suo, e dei suoi amici, era diretto a fronteggiare l'influenza dei giornali liberali d'in formazione e a recuperare alta Chiesa i ceti popolari, rifiutando, per i cattolici, il ruolo subalterno, e riven­dicando, al contrario, l'egemonia, fi, ormai, questa, h fase della politica italiana in cui il processo d'inserimento dei cattolici nella vita politica nazionale viene accelerato. Il pro­cesso di aggregazione delle testate, del Testo, è spedito, nel gbo degli anni che vanno dalle elezioni politiche del 1909 a quelle del 1918. Secondo Fappani, al di là delle * ombre , clic non mancavano sul Trust, come ir l'accondiscendenza dei giornali ad esso legati verso te tesi e gli atteggiamenti nazionalistici e i rapporti con il Banco di Roma, al quale i diri-