Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1973>   pagina <638>
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Libri e periodici
nuovo linguaggio per avviare un dialogo con un pubblico particolarmente ricettivo: quello dei ragazzi.
L angolazione naturalmente solleva problemi od interrogativi non solo in campo socio pedagogico, cui il Genovesi afferma di voler limitare il proprio impegno, ma anche in quello storiografico. Nasce da qui l'interesse della nostra Rassegna, anche se sembra oppor­tuno soffermarsi con maggiore attenzione sulla pubblicistica del periodo risorgimentale (fino alle soglie del Fascismo) in aderenza alla sua specializzazione.
È proprio nel sommario esame dei primi giornali ni apparsi nei vari Stati italiani, dal milanese L'amicò dei fanciulli del Pirrotta (1812) al lucchese Giornale, dei fanciulli di Luisa Amalia Paladini (1834) o attraverso il toscano Letture per fanciulli, supplemento della Guida dell'educatore del Lambruschini col quale collaborò il Thouar (1835), le Letture popolari del Valerio e del Cantù, edito nel Regno di Sardegna (1837), VArtigianello dello Stato pontifìcio (1845-1848), o il genovese II giovinetto italiano di Vincenzo de Castro (1849) ecc. che prendono corpo le tesi care all'autore, secondo cui, in queste e nelle suc­cessive pubblicazioni, l'intento ricreativo mascherava il contenuto didascalico e moralistico ai quali perfino Parte, nonché la formazione democratica, era sempre sacrificata. Né la raggiunta unità politica rendeva possibile la creazione di un vero giornale per ragazzi, anzi metteva in evidenza le strettoie entro cui la cultura italiana si dibatteva ; la nuova pro­blematica sociale che pure alimentava la letteratura veristica, neppure toccava opere come il Cuore, ove si palesava fin troppo l'interesse didascalico non privo di paternalismo. La produzione per Pinfanzia subiva i ritardi dovuti alla politica retriva della classe dirigente e del clero che osteggiavano, come causa di pervertimento sociale, la lettura, per altro prerogativa di un pubblico borghese per il dilagante analfabetismo.
Non a caso dice Fautore peserà su tutta la letteratura per l'infanzia il giudizio di Croce per cui Parte dei bambini non è arte vera, posizione che determinerà un atteg­giamento di ulteriore distacco, da parte degli scrittori più autorevoli, da questo tipo di pubblicazioni.
Si precisa così la test dominante, quella di una condanna pressoché assoluta e in un certo senso antistorica degli scrittori dell'età risorgimentale, considerati astrattamente, avulsi dalle condizioni in cui operavano e dalle idee che li ispiravano. Una tesi che si approfon­dirà nei capitoli seguenti, relativi ai primi decenni del Novecento nella visione sempre di uno stretto legame fra intento educativo e formazione democratica.
Non sollevano l'opera a quel livello di obiettività che l'argomento avrebbe richiesto, né i riconoscimenti di merito per qualche direttore (vedi Luigi Bertelli =Vamha ecc.) o per alcuni giornalisti (come Aldo Valori = Ceralacca: Giuseppe Parici ni 1 i = Maestro Sapone: Ermenegildo Pistelli=Omero Redi, collaboratori de II Giornalino della Domenica uscito a Firenze nel 1906; o Antonio Rubino e Attilio Mussino, autori di storie vignetta te; Paola Carrara Lombroso=Zìa Mario: G. Visconti: Venosta; Ada Negri; Grazia Deledda; Ojetti e Bar/ini le cui firme onorarono il Corriere dei piccoli, uscito a Milano nel 1908), che pur adottarono formule nuove, né l'interesse per alcune originali rubriche (quali i Rebus di Fra Bombarda: le Chiacchierate artistiche dello Scarpelli nel Giornalino della Do­menica alla cui organizzazione spesso partecipavano gli stessi lettori; o le Rubriche scien­tifiche t> a firma di Aldo Soranl in Giovinezza, uscito a Milano nel 1909), né il plauso per alcuni riusciti <c characters , che per la prima volta in Italia portavano alla ribalta i pro­blemi psico-sociologici di personaggi anti-eroi (vedi Nello, apparso durante la guerra libica. Marmittone, Fortunello ecc.) elementi in cui Fautore ravvisa i primi sintomi di risve­glio democratico. Ne consegue ohe il discorso si sviluppa per schemi convenzionali, giusti­ficati dallo stesso Genovesi quando afferma di aver esaminato lo varie posizioni dei giornali non solo in rapporto al pensiero pedagogico, ma soprattutto ai fermenti democratici , che erano allora, appunto fermenti > o non, come oggi, tessuto connettivo dell'intera vita de Ita Nazione, e quindi non suscettibili di condizionare un giudizio ohe dovrebbe abbrac­ciare una realtà sociale, culturale e politica ben più complessa. Ci appara, quindi una vi­sione piuttosto angusta, limitata e superficiale, quasi ignara dello articolate posizioni, pedo-