Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1973>   pagina <643>
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Libri e periodici
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Diari di collaboratori e di contemporanei dei Crispi da Domenico Farmi a Sidney Sen­nino a Ferdinando Martini tratteggia il personaggio a tutto rilievo; individua i diletti di carattere dell'uomo e gli errori di prospettiva storica dello statista, nel contesto della situazione politica italiana ed intemazionale; analizza i rapporti, sempre difficili' e talvolta tumultuosi con i collaboratori più diretti il Mane, il Saracco, il Sonnino, il Morin, lo Zunardelli... ; delinea i gruppi di pressione nazionale nei loro rapporti con l'impresa coloniale e giunge alla conclusione ebe la politica di conquista... in Eritrea e nel Tigre è da vedere più conio una concessione che una imposizione fatta dai gruppi economico-finanziari ... a Crispi, nonché all'attivismo e all'interventismo del ceto militare che io soste­neva, in cambio della politica di repressione contro i ceti contadini, popolari e proletari anarchici e a sovversivi ch'egli conduceva con mano ferrea all'interno del paese, in difesa del padronato e dei suoi preminenti interessi (p. 264).
Una omissione sembra opportuno rilevare in questa ricostruzione, sempre in prospet­tiva coloniale, delle condizioni sociali economiche politiche culturali e militari dell'Italia umbertina alla vigilia del decollo economico e dell'età gioiitliana: oltre alle amare osser­vazioni di Ferdinando Martini alla cui attività di sagace governatore e di diplomatico realistico ed attento è pure dedicato un saggio della raccolta: Menelik e l'Etiopia nel giu­dizio di Ferdinando Martini ed alle precise denunce del partito socialista, si sarebbe desiderato trovare una più ampia panoramica delle voci dell'opposizione di sinistra e di quel settore del mondo cattolico che, seppure per motivi e scopi diversi dai socialisti dai radicali dai repubblicani e dagli anarchici, non approvò l'impresa africana.
Dalla politica coloniale del Crispi a quella mussoliniana, per lo Zaghi, il passo è breve. Dopo aver rilevato, parlando del carattere personale dell'imperialismo Crispino che, se vogliamo trovare un punto di riferimento dobbiamo ((ricercarlo nell'imperialismo e nel­l'espansionismo fascista, che, pur operando in un diverso clima storico e psicologico, riper­corre in parte lo stesso cammino ideologico di quello Crispino e ne rivive, con stanca mono­tonia, i miti, le illusióni, le aberrazioni e gli errori (p. 256), nel saggio di chiusura (Mus­solini e la conquista dell'Etiopia) ricostruisce, in maniera dettagliata ed efficace e con la solila ricchezza documentaria, le premesse ideologico-politiche e le varie fasi della campa­gna d'Etiopia, a, condotta con mezzi e strumenti di guerra talmente imponenti e moderni da ofluscare qualsiasi altro precedente storico in Africa (p. 439), macchiata da a massacri indiscriminati e da fucilazioni in massa (p. 415); esanima le conseguenze economico-sociali per l'Italia e per l'Etiòpia, senza trascurare le reazioni delle SUtes di colore in Africa in America ed in Europa di fronte all'aggressione italiana; traccia il pesante bilancio di quell'impresa anacronistica, residuo d'una mentalità imperialistica, nazionalistica e rea-rionaria che, sul terreno coloniale, ormai volgeva al tramonto (p. 339), voluta da un capo a abituato... a trasportare al presente i fantasmi del passato (p. 395), per il quale Crispi era stato < un veggente, troppo grande e generoso per essere compreso dai contempo­ranei (p. 407).
CABLO VBRDUCCI
CABLO ZACHI, / Russi in Etiopia* 2 voli.; Napoli, Guida, 1972, in 8", pp. 682. L. 8.000.
Partito da ricérche sulle origini del Risorgimento e il periodo napoleonico, Carlo Zaghi, oggi professore di storia moderna e di storia dell'Africa all'Istituto orientale di Na­poli, s'imbattè in giovinezza, durante lavori d'archivio, nel filone coloniale, che ha via via approfondito, a lato di quello napoleonieo-risorgonentale, fino a darci con quest'opera la ricostruzione di due scenari lontani (l'Etiopia e la Russia), da dove l'Italia ricompare in distanza come oggetto di sfida di confluenti nemici.
Al centro dell'indagine e la figura di Menelik, presentata nella machiavellica luce del politico, che, emergendo dal medio evo africano, crea II suo Slato di fronte albi gara degli