Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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1973
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pagina
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645
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Libri e periodici
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privo di consensi e riconoscimeli Li intemazionali, comò si vedo allo conferenza antischiavista di Bruxelles del 1889*90, scelta da Crispi come banco di prova per affermare la rappresentanza italiana del l'Abissi ni a in Europa.
Si produce peraltro qualche reazione interna russa, con la contestazione dello storico Bolotov all'assunto dell'identità religiosa (smentita pure dall'orientalista Italiano Ignazio Guidi), con la resistenza degli ambienti, progressisti all'invadenza confessionale del Santo Sinodo e del suo possente procuratore Pobedonoscev, con la riluttanza degli spiriti seri verso i torbidi elementi adoperati per la penetrazione in Etiopia: dal grossolano avventuriero cosacco -Nikoloi lvanovic Acinov all'avido ed intrigante Lcontev, che si spacchi presso il negus come fratello dello zar e viene poi imitato dai rappresenLonti abissini, che, venuti in Russia, appiccicano in copia decorazioni fasulle sul petto dei loro ospiti.
Ma onesta reazione viene, volta per volta, superuin dalla logica della politica di potenza, che ravvisa, nel complesso, l'utilità del mito e delle spedizioni. L'abilità degli agenti russi ha invero una sua fattiva forza di persuasione per l'impegno con cui s'inunedesi-muno nella loro parte, dilatando con hi menzogna i limiti dei loro reali incarichi e delle modeste responsabilità.
Sulla loro scia penetra in Abissinia, tra la fine dell'ottocento e l'inizio del novecento, una pia seria e rispettabile presenza sanitaria, tecnica, culturale e diplomatica delia Russia, continuata poi nell'epoca sovietica.1)
La penetrazione russa viene attentamente seguita dalla Francia, che in parie la favorisce in omaggio all'avvio della Duplice alleanza ed in parte se ne preoccupo, per potenziale rivalità, arrivando a disperdere col fuoco gli invadenti cosacchi di Acinov quando si vogliono insediare sulla costa di Gibuti.
L'Inghilterra, malgrado l'inimicizia con hi Russia, non sostiene veramente l'Italia, finché, sorpresa dall'esito del confronto armalo con Menelik, comincia a rimpiazzarla direttamente, aumentando la propria influenza sul regno abissino.
Neppure la Germania e l'Austria, alleate dell'Italia nella Triplice, s'impegnano nel fronteggiare l'offensiva russa, salvo qualche prolesta formale per l'eccesso d'ospitalità alla missione etiopica.
La politica coloniale dell'Italia crispina è dunque ritratta nella sua fondamentale debolezza, cui fanno riscontro i toni ambiziosi ed impulsivi dello statista siciliano e del suo ministro degli esteri Carlo Alberto Blanc.
La difficoltà dei rapporti con la Russia in quel delicato momento è acuita dail'incer-Iczza e discontinuità delia rapprcsenlanza a Pietroburgo, sede sgradita ai diplomatici per le scomodità di ambientamento e per il rischio d'incorrere nell'ira dei superiori, come è avvenuto al conte Giuseppe Greppi, silurato per non aver saputo fermare ravvicinamento franco-rosso e lo partenza per l'Etiopia della missione Acinov, e poi al barone Maurizio Marat-netti al tempo della missione Elissccv-Lcoulev, non impedita dalle sue proteste. L'assegnazione della sede russa al conte 'l'ornielli Brasati di Vergano, buon diplomatico, stimato dal Bismarck, è concepita dal Blanc in chiave punitiva e rifiutata sdegnosamente dal! "interessa Lo, che ricorre all'appoggio della corte contro il ministro degli esteri.
In questa carente situazione di inadeguatezze e dispetti, svolge dignitosamente il suo ruolo provvisorio l'incaricata d'affari Giuseppe Silvcslrclli, che conosce bene i problemi africani e formula nei suoi rapporti sensate osservazioni.
Dalla sussultoria vicenda delia rappresentanza diplomatica in Russia, come do tatto lo spirilo della ricostruzione, emerge U negativo giudìzio sulla direzione erispi.ua, conelusasi per l'I tolia con lo scacco di Adua.
Menelik, che ha vinto ma non vuole stravincere, cerca ora le vie della pace con
*) Elementi sulla pcncl razione sovietico ih Etiopia ed in generale nel continente africano sono forniti da TKOBAMIO KILKSI, Comunismo e nazionalismo in Africa, Roma, 1958.