Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1973>   pagina <646>
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Libri e periodici
ritalia: rinuncia alia tentazione di umiliarla col rilascio del prigionieri tramite II Vaticano o si rivolge piuttosto alla mediazione della Russia il cui ministro degli esteri Lobanov muore mentre vi si accinge.
La realistica politica del Visconti Venosta, tornalo agli esteri con di Rudinì, giunge alla pace eoi negus, rinunciando al protettorato, e cosi definitivamente si allenta, per quell'epoca, la pressione italiana sull'Etiopia.
Le subentra, fino a Fascloda, quella francese, da cui Menclik ài disimpegna al tuo* mento opportuno, e quindi l'inglese, che più lo irretisce nella suo orbita, avvolgendo il regno da nord e da sud e controllandone, mediante la Banca d'Abissinia, la vita econo­mica e finanziaria.
La penetrazione russa, arrestata nelle sue ambizioni poli tiene, sempre del resto margi­nali, dalla supremazia britannica, si fa più disinteressata e qualificata, impostandosi a lungo termine, mentre il Leontev prosegue nei suoi intrighi, a titolo personale, in ogni direzione, acquisendo importanti cariche in Etiopia ma poi tutto perdendo in definitiva rottura col negus.
Anche caduto in disgrazia e ridotto, quasi strisciante, a miseri espedienti, l'avventu­riero russo attrae fino all'ultima pagina l'attenzione dell'autore, ohe non lo ha seguito sol­tanto come pedina di un giuoco o pioniere di un'iniziativa coloniale, ma ha colto le note drammatiche del suo equivoco tipo umano e l'Inquietudine aleggiante nella sua disonestà. La stessa propensione ad una storia psicologica, correttamente saldata al fondamento documentario, si apprezza, a maggior ragione, nella ricorrente analisi del principe Menelik, pieno di difetti umani e correlativi risvolti politici, nello sfondo di una religiosa barbarie, tesa ad apprendere dalla civiltà europea i magici procedimenti di un'aggressiva difesa.
Ben delineati sono i volti dei viaggiatori e degli agenti italiani, messi alla prova dalle peggiorate relazioni col negus, dali'invidu rivalità degli agenti stranieri e dagli errori delle alte sfere, con le quali fa da anello di congiunzione il conte Pietro Anlonelli, negoziatore ed in parte -responsabile dell'equivoco di Uccisili, poi ripiegato su una tattica più duttile verso l'Etiopia.
Non altrettanto lumeggiata negli intrinseci moventi (per criticabili che siano) e nelle sue giustificazioni di parte è hi politica di grandezza del Crispi, che, tesa a ricuperare il ritardo storico dell'Italia nell'arena imperialistica, si e addentrata dalla costa eritrea verso il grande interno abissino. Puntando sull'addentellato di Menelik, essa ha creduto di poter sfrattare fino in fondo il debito da lui contratto, senza ridimensionarsi nelle mutate condi­zioni del suo raggiunto primato etiopico e di fronte alle emergenti duncoltà, culminate nel disastro di Adua.
Imparando dall'esperienza, la ripresa imperialistica nell'età gioii ttiuna muterà dire­zione verso la Libia e preverrà sul terreno diplomatico le complicazioni internazionali e le ingerenze altrui, che hanno aiutato Menelik; poi, nell'ultima fase, s'indirizzerà di nuovo verso l'Etiopia col fascismo, che avrà a suo vantaggio il dominio interno della situazione italiana (vitalizzata militarmente dalla vittoria del 1918), la stanchezza delle potenze dopo la prima guerra mondiale, nel timore della seconda, e l'effetto dirompente del suo stile totalitario.
Il crollo totale deus costruzione Imperialistica richiamerà In causa l'antecedente Cri­spino, ehe Io ha prefigurato nel suo fallimento.
BRUNO DI PORTO