Rassegna storica del Risorgimento

REGNO DI SARDEGNA POLITICA COMMERCIALE 1814-1859
anno <1974>   pagina <12>
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L vttlU tlol fenomeno finiva per sconvolgere Il aurcste Minando ella base gif tiessi copi drlln politiM proibizionista ovverosia lo sviluppo fonimi èì certo produalonl agricole 0 Indoaliiall. Tipiche al riguardo furono la vir-iid* della sorlrultiira. La proibizione all'esportaalone dJ Mia grezza, ovverosia d.-l;. seta ancor 0011 ritorta In organatili 0 trama risaliva In Piemonte al 1751, m*ntr il regolamento sulle filature datava addirittura al 1724 e quello alla produzione di tuffo al 1767. L'Intento dalla proibiamone era quello di te lavorerò lutto U note nello Stato od fai quanto lalo nwicurtivii un monopollo, almeno In punto dì diritto, al torcitori, a danno o speso del filatori* attivila allora non distinte che a loro volta cercavano di rivolersi deprimendo con tulli I mezzi 11 prezzo dei bozzoli. Noi perìodo 1830*34 la produzione li gure-piem ontose di bozzoli veniva Miniata in 800-900.000 Kg. annui e di questi poco più della moti arrivava alla torcitura; un contrabbando molto ben organizzato aaalenrava lV*portnzione del rimanente verno Lione od il mercato inglese. da aotlollneare Inoltre che pro­prio le sete più pregiate* a canoa del basso prezzo, al sottraevano all'ancella, per evi ì torcitori potevano disporre soltanto di materia prima di qualità scadente e fornire un prodotto finito imperfetto, gli organzini, lalo da spuntare solla piazza di Londra prezza molto pio bassi della concorrenza lombarda* Llnzjiilterra fa­ceva incetta prevalentemente di sete grezze e solo qualche partita delle famose sete bianche lavorale di Novi trovava la strada del mercato londinese: le sete lavorale bianche erano ricercale in Francia, Germania, Svizzera e Russia. La pre­ferenza inglese per le sete grezze era stala accentuata dalla tariffa doganale che, allo scopo di proteggere l'industria nazionale della filatura, ammetteva a dazio ridotto la seta semplicemente tratta e, a partire dal 1825, addirittura in esen­zione da dazio, allorché le sete lavorate erano costrette a pagare 7 scellini e 7 de­nari per libbra inglese. ) L'importazione inglese di seta grezza dal Ben sala e dagli altri Paesi dell'India in concorrenza con quella italiana, sviluppatasi du­rante il blocco continentale, assunse sempre più importanza dopo la Restaura­zione malgrado che nel 1825 fossero cessati ì dazi preferenziali che la favori* vano. Nel ventennio 1815-1835, mentre rimportasione delle sete italiane aumentò dcll'35 , quella delle sete indiane ed indocinesi ai triplicò, prevalendo appunto sulle nostre verso il 1830. Nonostante le sete italiane continuassero a disporre di un mercato specifico, in quanto osale per la produzione di tessuti di maggior pregio, l'importazione delle sete indiane e cinesi recò grave danno alle nostre provocando, nel biennio 1833*1834, una grave caduta dei prezzi, sembra a causa di una eccedenza di offerta.
8. La costante depressione del prezzo dei cereali, che soltanto agli inizi degli anni '30 accennò a stabilizzartii, accompagnata dal successo conseguito dal­li Cfr. C- BENSO DI Cavour. Sull'influenza che fa politica commerciala inglese deve {esercitare gal mondo economico sull'Italia in particolare, Torino, 1847. riportato in Scritti Hi economìa 1835-1850 a cura di F. Siauco. Milane, 1962. pp. 249 e ngp.. dal quale stral­ciamo quevlo pomo: I dazi sulle te lavorate, conMrvati cosi a lungo in Inghilterra, re­cavano gravi donni all'Itana. Enfi furono ragione del poco sviluppo dell'industria deliri torcitura, che rimase quasi stazionaria, mentre quella dei produttori deOa materia prima cresceva rapidamente. Ad essi dobbiamo, in gran parte almeno, attribuire il trovarsi la no­stra penisola priva di un numero ' di torcitoi bastevole per lavorare le sue sete. Infatti, so si eccettua il Piemonte, posto fuori di linea in virtù della proibizione all'uscita delle seta grezze, e più ancora per la ricerca delle sue sete lavorate sui mercati della Francia, nelle altre provinole Italiane la età prodotta è fuori di proporzione col mezzi di lavorarla a. 9 Cfr. R- MORANOI, Storia delta grande industria in Italia, Torino, 196*4, p. 69.