Rassegna storica del Risorgimento

FERRARI GIUSEPPE; QUESTIONE MERIDIONALE
anno <1974>   pagina <77>
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,ian* nel Meaaogiorno. Era dunque probubììo che all'anneaalone la fonda rj. s.ndesae un ulteriori rivtmdlcualonl territoriali. Una soluzione federale, ùKki tra MI*, poteva rifilare accettabile a Napoleone III, che aveva sempre SOM* nula fedcraalonc italiana. Su quanta noia, il Farrarì concludevo: <.*; avessi l'onore di essere nata nella patria di Vico, ae l'Alta Italia oleate annet­tervi! anaa condiziono e subito, io direi: no, non confondiamoci, mn Con. (eder Untaci .'>
La reazione dei moderati u questo diacono non iti face attendere: Anto­nio Scialaja, Giuseppe La Farina, Piar Carlo Boggio ed altri riaffermarono con rinnovato vigore gli argomenti anneaaionUtici, appoggiati, dai bancbi dalla Smì-atra. da Deprclìa. Ha il Ferrari, nella discuoione continuata il giorno 11 ottobre, anziché accettare quegli argomenti, rincaro la dose, dicendo che Garibaldi meri­tava di essere difeso non solo come conquistatore dello Dna Sicilie, ma anche, e soprattutto, perché con i suoi decreti sulla distribuzione della tara egli rap­presentava < l'avanguardia della rivoluzione banana , I disordini a gli incidenti eitali dai colleghi Sciaioja o La Farina gli sembravano impallidire di fronte a ancata realtà.
Con questo suo primo intervento sulla questione meridionale, 11 Ferrari. bolato anche dai colleghi della Sinistra, non a*illndeva certamente di mutare l'indirizzo della polìtica italiana né In sorpreso dal voto sul progetto di legge (290 a favore, 6 contrari). I vuoi interventi dclTS e dell'I 1 ottobre 1860, sotto eerti aspetti estremisti e provocatori, miravano ad essere un'opposizione morale piuttosto che un'alternativa politica.
Rattristato dalle aspre crìtiche che quasi tutti i giornali torinesi a milanesi mossero ai suoi interventi ed ancor più dai plebisciti nel Mezzogiorno, il Fer­rari nel novembre dal 1860 ritornava in Lombardia onde riflettere ralla attua­zione politica e concertarsi con i suoi elettori. L'8 novembre acrivava a Giuseppe Montanelli, uno dei pochi che lo avessero sostenuto nella faccenda delle annes-ciani, che sperava di non essere rieletto.2) Ma si trattava di uno scoraggiamento passeggero, presto fugalo dall'ambizione politica che lo aveva indotto a ritornare in Lombardia nel 1859 e dalle esortazioni di molti elettori. Cosi, nel gennaio del 1861, 11 Ferrari, accettando nuovamente la candidatura per Gaviroie-Luvino, scriveva all'amico Achille Longhi:
troppo scura sono ancora le nostra sorti, troppo dubbi i nostri destini, troppo ray-tolto ORDÌ nostro avvenire nel muterò di individui equivoci perche mi sia permea di rifiatarvi il concono della mU parola, roma, si, ma sciolta da ogni codarda reticenza. >
La < roxaa parola > di Giuseppe Ferrari risuono nuovamente nella Camera a proposito della questione meridionale il giorno 4 aprile 1861, con un di8c0 che si ricollegava direttamente a quello sopra citato. Nell'autunno del 1860.
*> Lettera pubblicata da FUANCO Dati*. PanovA, Contrìbuto atVcspUtohrìo di C. * mrf. in RitUu, storica del sociali*, n- 1X1 (I960). PP- 181-211- **
*> Lettera pubblicata da ANTONIO Motrn. C. F. a fa ponnea intento delia Daslm.
Milano, Vallami, 1925, p. 187.