Rassegna storica del Risorgimento
FERRARI GIUSEPPE; QUESTIONE MERIDIONALE
anno
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1974
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pagina
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il governo aveva sostr-mit* la nerewiti ili aiinwaloiii intuiftilfata por must* i dinonlmi o l'anarchia; 4 11 Parlamento, con voto pressa i-ba muffita, avet-g accettato questo argomento. Ma rati far* rateali I disordini? 81 potava dljrn eh* le provinolo meridionali fé**** pia tranquilli olio U nuova governo he Li tempo Mh dittatura garibaldina? I liarorvi e le inlrrwdlunze 41 Invili depu-iati merìduuiaU ugicerKano, ni contrarlo, elio la situazione nel Mezzogiorno ora peggiorata che 11 nuovo governo non vi godeva né la Olirne, né U fiducia dello popolazioni. 11 Ferrari oro convinto che l'accentramento pollile 4 ** mìuiatraftivo fosse uno cauto principale del diflueo malconlenio. Por quoto motivo, fra continenti e rumorose proteste, og!I ramnicnlavo al BUOI colletti che nel Mezzogiorno orano ancora vive lo tradizioni e le leggi di Gioacchino Murai, o non soltanto quelle dei Borboni. Non gli pareva, tolto gommato, che il nuovo ordinamento rappresentasse un passo avanti por le province meridionali, né tantomeno poteva credere ai resoconti ufficiali che attribuivano disordini e som-moaoe alle attiviti di poche bande dì briganti o di agenti provocatori al aoldo dei Borboni e del Papa. !)
Convinto che una Semplice politica di repressione non avrebbe mai pacificato le popolazioni meridionali, il Ferrari proponeva (ben sapendo che un tale progetto sarebbe stato anatema al governo) che Garibaldi fosse invialo a governare nuovamente a Napoli ed a Palermo. Se poi il governo non voleva fare un tal gesto di conciliazione, bisognava < a detta del Ferrari che il Parlamento affrontasse le sue responsabilità iniziando un'inchiesta rigorosa sulle vere condizioni poiitico-sociali del Mezzogiorno e sulle vere cause dei disordini.
Le proposte del Ferrari trovarono ben pochi consensi in Parlamento; riassunte dai giornali di varie parti d'Italia arrecarono, però, all'autore i ringraziamenti di molti cittadini meridionali e anche quelli di Lncien Murai, lusingato dall'accenno ferrariano al regno di re Gioacchino.2> In mancanza di un'inchiesta parlamentare, il Ferrari ai decise, per così dire, a farne una in via privata, accogliendo l'invito di corrispondenti napoletani e siciliani a passare qualche settimana nelle loro regioni.
Da Palermo, sul finire del settembre 1861, il Ferrari ribadiva una tesi che aveva gii formulata nei suoi discorei parlamentari: la classe politica italiana doveva differire ogni iniziativa in direzione di Roma e di Venezia fintanto che non si fossero risolti i problemi nazionali più pressanti, cioè il brigantaggio, la crisi finanziaria e la liquidazione dell'asse ecclesiale. 3> L'incontro faccia a faccia con lo splendore e la miseria di Palermo, di Agrigento e di altre citta della Sicilia lascio il Ferrari più che mai persuaso della necessità di dedicarsi con tutte le forze allo sviluppo politico, sociale ed economico delle regioni più arretrate prima ancora di completare l'opera di unificazione territoriale. D regno vasto, forte e potente > di cui avevano parlato e scritto tanti patrioti italiani non ai poteva costruire sulle basi dello miseria, dell'ignoranza e della superstizione. Una visita in compagnia di Giuseppe Dessi a divorai villaggi nei dintorni di Napoli e di Avellino, dove erano avvenuti scontri sanguinosi tra briganti e truppe governative, bastò ad assicurare il Ferrari che le sue critiche alla politica della repressione erano ben fondate e che urgeva trovare qualche
>) Atti del Parlamento, Camera dei Deputati, Discussioni, tornata del 4 aprile 1661. 2) Vedi appendice.
9 Cfr. per esemplo, Ferrari a Cavaleri, Palermo, settembre 1861, in ANTONIO MONTI, op, eit., pp. 158-159.