Rassegna storica del Risorgimento
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1974
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Maria Garhari
lica nazionale aggiungevano nuova tensione a quella già esistente. Mentre il Governo austriaco presentava un progetto d'università italiana a Vienna anziché a Trieste, Luigi Luzzatti pubblicava sul Corriere della Sera l'articolo Raccoglierci in dignitoso silenzio contenente il monito al paese: tutti quelli che amano la patria devono per qualche tempo distogliere la mente il più possibile dalla politica estera.
Per dire il vero l'intelligente ed equilibrata proposta del Luzzatti poteva trovare eco in quell'ala dei nazionalisti che, staccatasi dalle intemperanze di un tempo, quello contraddistinto dalle battaglie del Regno, confluiva, ora, ne La Voce e concordava con Prezzolini negli esami di coscienza sulla situazione interna italiana. Ma il grosso delle avanguardie nazionaliste raccolse la frase del Luzzatti come una provocazione e, a distanza di tempo, la collocò accanto alla crisi bosniaca quale causa diretta del sorgere del nazionalismo come corrente politica. Anche Scipio Sighele si senti sferzato dalle parole del Luzzatti al quale, il 20 febbraio 1909, indirizzava una lettera piena di profondo rammarico che si concludeva con l'esame degli ultimi avvenimenti politici. *)
La reazione del Sighele alle parole del Luzzatti fa però testo a sé, nel senso che solo il suo sfondo può inserirsi nella più generale polemica nazionalista contro il Governo e il Parlamento. Il punto di partenza del contrasto è la crisi bosniaca e la questione della università italiana a Trieste che appaiono come uno scacco della diplomazia in quanto afferma il Sighele è stata ingannata o ha ingannato promettendo ciò che non poteva essere ottenuto. In particolare egli si rende perfettamente conto che la questione dell'università è solo un fatto di politica interna austriaca e non pretende dal Governo prese di posizioni estremiste o provocatorie. Del resto, sostiene il Sighele, questo è stato compreso dall'opinione pubblica: Il popolo e i giovani hanno capito che il governo austriaco era nel suo pieno diritto di risolvere una questione di politica interna, e che sarebbe stato quindi sciocco ed illogico protestare contro l'Austria. Ed hanno altresì capito che chi faceva una pessima figura in tutta quella faccenda non era il Gabinetto di Vienna, ma il Gabinetto di Roma, il quale aveva dato per certo ciò che non era stato nemmeno promesso. Bisognava quindi protestare contro l'Italia, non contro l'Austria: bisognava protestare contro Tittoni, non contro Aehrenthal .2)
L'argomento di fondo del discorso rivela non sterile esasperazione, ma la consapevolezza realistica dei termini della questione, tanto da riflettersi sull'atteggiamento assunto dal Sighele in occasione delle manifestazioni studentesche del novembre precedente, e riportarlo nei limiti di un alto di solidarietà con gli universitari italiani d'Austria anziché di pressione sul Governo italiano per ottenere un'azione di forza che non era in suo potere. Ed anche i mancati compenai per l'annessione della Bosnia Erzegovina da parte austriaca vengono ricondotti ad una questione di dignità che secondo Sighele è mancata a Tittoni* SI discorso di Carato, annunciarne i compensi è una leggerezza imperdonabile perché un ministiro non può permettersi di fare, al paese, boriose prò-
1) La lettera, apparsa su L'Italia all'Estero, a. Ili (1909), n. 4, pp. 307-313 con il titolo, Nell'imminenza delle elezioni - L'Italia e la politica estera - Lettera aperta a Luigi Luzzatti, e ripresa daWAlto Adige, n. 42, a. XXIV, 22-23 febbraio 1909, che le dava un grande rilievo come articolo di fondo occupante quasi tutta la prima pagina, è pubblicata anche in Pagine Nazionaliste cit., con il titolo L'Italia e la politica estera, pp. 141-156.
2) L'Italia e la politica estera, in Pagine Nazionaliste cit., p. 152.