Rassegna storica del Risorgimento
anno
<
1974
>
pagina
<
532
>
532
Maria Garbari
Nel 1909 egli stendeva la prefazione al volume di Giulio De Frenzi, Per Vitalianità del <c Gardasee che raccoglieva gli articoli, Lettere dal Gardasee, già pubblicati sul Giornale d'Italia. Ma questo atto di collaborazione con il futuro leader del nazionalismo non segnava un contatto di natura ideologica, bensì emotiva, sul tema del patriottismo che egli vedeva vibrare nelle pagine del De Frenzi. ') , mentre nelle parole di prefazione si rammaricava del patriottismo sporadico degli italiani, legati ancora ad una mentalità regionalistica anziché al fuoco centrale di quella italiana, richiamava i cittadini al pericolo delle zone ai confini di due razze e di due civiltà che a poco a poco si lasciano linguisticamente assorbire dalla più. forte tra queste razze,2) e proiettava così, sull'esempio del territorio del Garda, le immagini dell'avanzata pangermanista che minacciava le minoranze italiane in Austria. La vicinanza al De Frenzi, in sostanza, non aveva fatto vibrare nel Sighele che la corda dell'irredentismo.
Anche l'affettuosa e costante consuetudine con il nipote, Gualtiero Castellini, non incise sulle sue convinzioni politiche di fondo. Il Castellini che, giovanissimo, collaborava a II Carroccio e a La Grande Italia, fianco a fianco con quelli che saranno gli uomini di punta del nazionalismo (come L. Federzoni [De Frenzi], V. Picardi, M. Maraviglia, E. Ri vai t a, M. P. Negrotto, D. Alfieri, N. M. Fovel ecc.), rappresentava la parte più. vivace e battagliera, ma anche più aggressiva e tendenzialmente antidemocratica del nazionalismo. Fra zio e nipote non vi era solo l'appartenenza a due differenti generazioni ma la frattura, ben più profonda, fra due diversi mondi culturali: quello della sistemazione razionale ottocentesca e quello della crisi dei valori teso a bruciare quanto gli stava alle spalle. Era un contrasto che seppe cogliere felicemente Giovanni Pedrotti in un giudizio che si conservò libero dai condizionamenti ideologici dell'età il 1932 in cui scriveva. 4>
Scipio Sighele non assorbì la carica illiberale del nipote; fu piuttosto quest'ultimo ad aprirsi al patriottismo irredentistico, anche se con un tono che ne dissolveva la componente risorgimentale, tipica di tutta l'opera dello zio.5) Ed infatti il Castellini, convinto della novità dell'irredentismo italiano del vente-
a tutti i 25.000 abbonati de La Tribuna, Vedi lettera a G. Pedrotti, da Roma, in data 29 maggio 1903.
1) a Questo orgoglio che è amore ed è fede, che è ricordo di grandezze passate e speranze e volontà di grandezze future, che polarizza e riassume tutti i sentimenti nel sentimento del patriottismo, io ho creduto di leggere, caro De Frenzi, attraverso le vostre pagine ... , G. DE FRENZI, Per Vitalianità del Gardasee cit., p. XV. Lo scritto del Sighele è riprodotto anche in Pagine Nazionaliste cit., cap. VII, L'Italianità del Garda.
2) Ibidem, p. XII.
3) Il Carroccio fu fondato a Roma nel 1909; La Grande Italia a Milano il 25 aprile 1909: nel marzo del 1910, il giornale diventava Porgano ufficiale della e Trento e Trieste e, nel dicembre, si fondeva col Carroccio.
4) ... La concezione sentimentale di un nazionalismo democratico ed ossequiente alle forme rappresentative quale era quello di Scipio Sighele non poteva identificarsi con le idee del nipote, spirito eminentemente pratico e logico, che non era legato alla tradizione di nessuna scuola, e che anche per la giovane età si trovava certo meno lontano dalle concezioni antidemocratiche ed antirappresentative verso le quali la dottrina nazionalista si andava rapidamente orientando , in GIOVANNI PEDROTTI, Una famiglia di patrioti trentini eh., p. 49.
5) Vedi GUALTIERO CASTELLINI, Il Pangermanesimo nel Trentino cit., e, soprattutto, Trento e Trieste cit., parte II, dove il tono è a tratti di un nazionalismo esasperato. Egli definisce l'Alto Adige geograficamente non meno italiano del Trentino ma etnicamente logorato da troppi anni di dominio straniero (pp. 37-38). Afferma che i trentini [...]