Rassegna storica del Risorgimento

anno <1974>   pagina <536>
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536 Maria Garbari
tata preparazione al lavoro del Congresso che, secondo le sue aspettative, avrebbe dovnto specificare i caratteri di questa nuova forza politica italiana. È un esame dal quale affiorano entusiasmi ed incertezze, difficoltà nel dare veste program­matica ad esigenze che sono ancora allo stato di sentimenti, timori nell'uso di concetti che sembrano corrompere i contenuti cui si riferiscono : un esame indi­cativo di grosse perplessità future che non solo il Sighele dovrà affrontare nel momento della traduzione delle eterogenee spinte nazionaliste in programma.
Il nazionalismo afferma il Sighele non è un partito, è una tendenza, e una speranza. Lo stesso nome può farlo confondere con quello francese, men­tre esso è radicalmente diverso. Diverso almeno per il Sighele che contesta al nazionalismo italiano l'etichetta di partito retrogrado, clericale, antisemita, le­gittimista ,!) tipica di quello francese. Nell'Italia, egli afferma, è inammissibile un caso Dreyfus, un appoggio alla Chiesa contro la libertà di pensiero, alla di­nastia contro la repubblica. Il nazionalismo italiano non può abbassarsi nella vita politica alla difesa di tutte le cause reazionarie. Le nostre condizioni so­ciali non lo consentirebbero ;2) e nemmeno può prospettare una confluenza nelle sue file della corrente clericale, tradizionale avversaria delle istanze na­zionali per motivi storici.3) Nell'attesa che il Congresso di Firenze faccia emer­gere il vero volto del nazionalismo, il Sighele esprime quello che secondo il suo parere la nuova corrente avrebbe dovuto rappresentare: In Italia, quindi, il nazionalismo non è e non può essere per fatalità storica e per ra­gioni di ambiente che un partito liberale, sinceramente e audacemente libe­rale, che vuol risvegliare le addormentate energie nazionali, e indirizzarle tutte nei commerci, nelle industrie, nelle arti, nella scienza, nella politica, al fine unico della grandezza della patria.4) Il nazionalismo, dirà poco oltre, non è una specie di contraltare del pangermanesimo, non nasce cioè con carattere provocatorio; se lo è stato per qualcuno ciò è accaduto per ima serie di con­giunture politiche. Ma ora si spoglierà di questo carattere esclusivamente anti-austriaco, non sarà un irredentismo sotto altro nome, ma si aprirà a tutti gli interessi che riguardano gli italiani, in patria e fuori e, con una propaganda fatta di serena obiettività, saprà ricreare nei cittadini una vera coscienza patria. Prospettiva ottimistica, questa del Sighele che però egli stesso aveva chiamata, più che un programma, un sentimento e una fede.
Sulle difficoltà di tracciare una linea programmatica al nascente naziona­lismo egli torna nell'ultimo capitolo del volume: accenna alla necessità di creare un'anima collettiva nazionale al posto di quelle regionali di stampo cam­panilistico, parla di dignità nella politica estera (precisando però: Dignità significa difesa: non significa provocazione),5) di sgombrare le alleanze da at­teggiamenti di servilismo, di volere, nell'economia e nella cultura dare un posto
*) Pagine nazionaliste cit., p. 218.
2) Ibidem, p. 220.
3) eli partito clericale in Italia non potrebbe mai essere un partito nazionalista, per la semplice ragione che i clericali italiani combatterebbero, anziché aiutare, lo sforzo di coloro che vogliono grande una nazione, la quale ha tolto al Papa il potere temporale. Ibidem, pp. 220-221.
*) Ibidem, pp* 221-222. In realtà l' Associazione nazionalista precisò il suo volto reazionario con l'allontanamento delle correnti democratiche e liberali, prima, con l'avvici­namento ai clericali, poi; vedi oltre ai lavori del Molinelli, cit. l'opera di P. M. Arcari, cit. e in particolare di quest'ultima il voi. Ili, Congressi nazionalisti,
5) Ibidem, p. 239.