Rassegna storica del Risorgimento

anno <1974>   pagina <545>
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Il pensiero politico di Scipio Sigitele 545
Scipio Sighele, come tutti i principali esponenti del nazionalismo, si recò, comunque, a Tripoli con Gualtiero Castellini nel novembre del 1911, dopo es­sere stato ricevuto da Spingardi che gli consegnava una lettera per il generale Canova. ') Andava, convertito all'impresa coloniale, solo perché al suo sguardo appariva, oltre Tripoli, la possibile redenzione di Trento e Trieste; ed anche in terra d'Africa egli continuava ad essere il simbolo dell'irredentismo, tanto da strappare con la sua presenza ai giornalisti convenuti in banchetto il grido di viva Trento e Trieste! .2) Con errore ideologico che solo la sincerità del sen­timento poteva giustificare, Scipio Sighele interpretava in senso risorgimentale3) anche la guerra di Libia, proiettandola in una finalità risorgimentale e que­sta in senso corretto più ampia: la soluzione del problema delle terre irre­dente. 4) La realizzazione del suo sogno patriottico più puro e più santo mai gli era apparsa più vicina che a Tripoli: una realizzazione non dipendente però da una immediata guerra nostra con l'Austria , ma da un più vasto e più complesso ordine di cose e di idee .5)
Così egli scriveva nel marzo del 1912 su una rivista francese, la Revue, cercando di rendere e di rendersi conto del significato dell'impresa libica nell'interno della politica estera italiana, del suo gioco di alleanze, della gene­rale situazione europea, ma sempre con la mente ferma allo scioglimento dei problemi del suo Trentino. L'articolo, già preceduto da Tripoli et le nationalisme italien pubblicato sulla Revue dell'I gennaio 1912, non passò inosservato in Francia, tanto che il Sighele ne ebbe una risposta sulla stessa rivista da Albert Dauzat, improntata a suscettibile nazionalismo, alla quale egli diede una con­trorisposte puntualizzando i caratteri del suo irredentìsm.o.6) Ma l'articolo non passò inosservato nemmeno in Austria, dove fu alla base dei motivi determi­nanti dello sfratto del Sighele. Della sua pericolosità egli si rendeva perfetta­mente conto, come risulta dalle parole al Pedrotti nel marzo del 1912: ... Ti mando un numero della Revue dove c'è un articolo mio tradotto per verità
campagna nazionalista all'impresa libica: H 29 settembre 1911, segnando la dichiarazione di guerra alla Turchia, segna anche a meno di un anno da Firenze il primo grande trionfo del nazionalismo. Anche se Fon. Giolitti mosso da altri elementi di persuasione e soprattutto da fattori internazionali, non aveva avuto dalla agitazione nazionalista troppo impulso alla azione, il nazionalismo sapeva di avere compiuto unico la preparazione spirituale e l'informazione tecnica dell'opinione pubblica italiana all'impresa . Fasi e dot­trine del Nazionalismo italiano cit., p. 22.
1) Lettera a G. Pedrotti, da Firenze, in data 3 novembre 1911.
2) L'episodio è da lui stesso riportato in Psicologia dell'irredentismo dopo Tripoli, pubblicato nella Revue del 15 marzo 1912 e in Ultime pagine nazionaliste cit.
3) Di un secondo Risorgimento aveva parlato L'Idea Nazionale nell'articolo La guerra, pubblicato il 5 ottobre 1911.
4) e... da quell'alba di risorgimento italiano che noi vediamo luminosa spuntare sul deserto e sul mare delle Sirti, noi prevedevamo, col volo del desiderio, il meriggio glorioso sulle Alpi , in Ultime pagine nazionaliste cit., p. 54.
5) Ibidem, pp. 54-55 come il passo che segue ...noi laggiù a Tripoli abbiamo com­preso [...1 che quella guerra coloniale non era un diversivo o un sostitutivo ad altre spe­rate conquiste [..J ma era soltanto la mossa necessaria per la realizzazione del nostro sogno patriottico più puro e più santo*
Chi dice, e dicendolo lo crede, che l'impresa di Tripoli abbia allontanato o addormen­tato quel nucleo di sentimenti che va sotto il nome di irredentismo, è un miope che non vede al di là del fatto materiale e quotidiano .
6) Pubblicata in Ultime pagine nazionaliste cit., pp. 75-85.