Rassegna storica del Risorgimento

anno <1974>   pagina <546>
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Maria Garbari
malissimo e un articolo in fondo giusto del Dauzat, malgrado le sue esage­razioni. Inutile aggiungere che gradirei non si accennasse a questo mio articolo nei giornali di costì, perché è sciocco svegliare le ire della polizia contro di me dopo la proibizione che ebbi di andare a Trieste . 0 In realtà l'articolo accen­tuava l'impegno irredentistico degli italiani, rivitalizzato dalla guerra libica, ma non andava oltre i costanti postulati della tradizionale lotta per la difesa della nazionalità italiana.
L'autore in esso parlava di un nuovo irredentismo da contrapporre a quello romantico del quale è doveroso riconoscere i torti. .2) A parte i meriti attri­buiti dal Sighele al nazionalismo nell'aver dato all'irredentismo un altro volto (tesi molto contestabile in sé, ma sulla quale Sighele, che non si rese conto della strumentalizzazione fatta dai nazionalisti del sentimento patriottico, non ebbe dubbi), va rilevato che la distinzione sarebbe stata valida eventualmente per l'Italia, ma non per il Trentino, dove la lotta per l'italianità si era svilup­pata secondo una linea ininterrotta, dai tempi dell'a Prato fino alle ultime bat­taglie per l'autonomia. Abbiamo già detto come pur non rinunciando al sogno di congiungersi allo Stato connazionale gli italiani sudditi austriaci avevano impostato la loro lotta risorgimentale su un piano di concretezza reali­stica, all'interno degli ordinamenti costituzionali d'Austria, senza lasciarsi an­dare alle illusioni di una guerra o di un generale rivolgimento europeo even­tualità che peraltro non avrebbero rifiutato per difendersi dal conservato­rismo clericale tirolese e dagli assalti dei pangermanisti. Pertanto l'articolo di Scipio Sighele accentuava le tesi tradizionali ma non diceva nulla di nuovo per il Trentino, dato che non parlava di guerra, ma solo di voler rinnovare ima ipoteca .3) La novità delKrredentismo avrebbe riguardato perciò solo l'Ita­lia che rinata a nuovo vigore nazionale avrebbe potuto inquadrarlo in una precisa linea politica non aggressiva, ma di appoggio e di salvaguardia dei propri figli d'oltre confine, togliendolo alle iniziative individuali di carattere illegale o provocatorio. H tono pesante dell'articolo nei confronti dell'Au­stria consisteva proprio nel deciso appello all'Italia ed alla sua diplomazia nel momento in cui le lotte nazionali nell'Impero asburgico si facevano più violente: avrebbe dovuto essere l'Italia, così come faceva la Germania per i propri gruppi connazionali, a sostenere nella lotta le minoranze italiane in­capsulate in territorio austriaco.4)
Scipio Sighele guardava in quel momento alla complessa situazione euro­pea e ne pesava le diverse spinte nazionalistiche muovendo dalla situazione
l) Lettera a G. Pcdrotti, da Capri, in data 19 marzo 1912. *) Ultime pagine nazionaliste cit., p. 57.
3) Ibidem, p. 70.
4) Ognuna delle troppe nazionalità che compongono l'Impero austriaco lotta per la sua esistenza o, dirò meglio, per la sua preminenza sulle altre. Lottano con più fervore e con più successo quelle nazionalità o quei frammenti di nazionalità che hanno dietro a sé fuori dell'impero d'Absburgo uno stato forte, una madre-patria che li sostiene, che è l'origine del loro orgoglio, la ragione del loro amore, e nel seno della quale sperano di ritornare un giorno libere e indipendenti. Per questo, la nazionalità slava e la tedesca son le più ardite e possenti nella politica dell'impero e se ne contendono la supremazia [...]
Lo stesso concetto deve guidare l'Italia [...]: anche noi dobbiamo considerare le nostre Provincie irredente come una proprietà nostra che disgrazia di eventi e rapacità di governi hanno dato in usufrutto altrui; e dobbiamo guardare che non ce le sciupino e non le sna­turino . Ibidem, pp. 68-69.