Rassegna storica del Risorgimento

anno <1974>   pagina <547>
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Il pensiero politico di Scipio Sigitele 547
italiana. Certo gli stranieri si chiamino francesi o tedeschi non ci vo­gliono bene in questo momento, perché l'Italia, oltre che bella, sta diventando anche forte, e quindi temibile. Ma l'odio francese è forse gelosia perché noi siamo legati alla Triplice: mentre l'odio tedesco è proprio odio di razza e odio di interesse egoistico. La Germania è la più grande protettrice della Turchia. Credo bisognerebbe mettere i punti sugli i, a proposito di questo sentimento antigallico, che certa stampa rinfocola appunto per rinsaldare la Triplice e forse lo farò scriveva il Sighele a Pedrotti sempre nel marzo del 1912, e poi, con un giudizio d'estremo interesse sulle opzioni ideologiche e politiche del nazionalismo aggiungeva: Hai fatto benissimo a scrivere a De Frenzi: ma tu sai che il nazionalismo dell'Idea Nazionale, appunto perché è reazionario è anti-francese. Noi cioè tu ed io, credo che andiamo d'accordo ma gli altri nazionalisti parteggiano per l'Austria e la Germania contro la Francia.1)
Il 7 aprile 1912 Scipio Sighele pubblicava sulla Tribuna l'articolo Le incer­tezze del Nazionalismo italiano. Rammaricandosi che, a parecchi mesi dal Con­gresso, il nazionalismo non avesse assunto ancora il suo vero volto e oscillasse fra il conservatorismo e la blanda accettazione della democrazia, con prevalenti tendenze per l'autoritarismo e lo sconfinamento perfino nel razzismo, egli addi­tava tali contraddizioni nella mancanza di un chiaro sistema filosofico, di un ordine intellettuale cui appoggiarsi e dal quale logicamente discendere.2) Il nazionalismo a suo avviso derivava direttamente dalle dottrine francesi, ma in esso confluivano tante altre componenti culturali opposte e, soprattutto, era sorto più come esplosione disordinata di sentimento che non come medi­tata opera di pensiero e tale tendeva a rimanere. È una diagnosi che prepara quella che il fascismo per bocca dello stesso Mussolini farà di se stesso, ma in senso elogiativo: H fascismo non fu tenuto a balia da una dottrina ela­borata in precedenza, a tavolino: nacque da un bisogno di azione e fu azione; non fu partito ma, nei primi due anni, antipartito e movimento .3) Nel giu­dizio di Scipio Sighele c'è anche in nuce l'intuizione del mito nazionalista, privo di giustificazioni razionali, quale ideologia di un ceto d'insoddisfatti in rivolta: tema che sarà sviluppato dal Salvatorelli nel 1923, identificando nazio­nalismo e fascismo sulla base del mito nazionalista proprio dei piccolo-borghesi.4)
L'articolo del Sighele, pur nella sua schietta durezza, non aveva la carica critica di alcune pagine de II nazionalismo e i partiti politici, eppure determinò l'uscita del suo autore dalla Associazione nazionalista ; o, forse, ne fu solo la causa occasionale ed il pretesto per chiarire una convivenza impossibile.5)
1) Lettera a G. Pedrotti, da Capri, in data 19 marzo 1912.
2) Le incertezze del nazionalismo italiano, in Ultime pagine nazionaliste cit., p. 155.
3) Enciclopedia italiana, voi. XIX, anno 1932, voce Fascismo, Dottrina politica e sociale, p. 848.
4) LUIGI SALVATOSELO, Nazionaifascismo, Torino, Gobetti, 1923. Sul nazionalismo come premessa al fascismo segnaliamo il lavoro di GUGLIELMO ALFF, L'Associazione Nazio­nalista Italiana del 1910, in FascUmus - Nazionalsozialismus, Braunschweig, Albert Limbach Verlag, 1964, pp. 7-27, Esso fa porte delle relazioni tenute al sesto Congresso degli storici italo-tedeschi, in Treviri, nel 1963, Congresso nel quale il fascismo sia nell'aspetto ita­liano che tedesco è visto in rapporto a motivazioni emerse precedentemente alla prima guerra mondiale.
5) L'articolo del Sighele determinò una violenta reazione della Giunta esecutiva del-IV Associazione nazionalista attraverso un ordine del giorno, al quale il Sighele rispose con la lettera di dimissioni che riproduciamo qui di seguito.
Sorrento, 21 aprile 1912.