Rassegna storica del Risorgimento

anno <1974>   pagina <551>
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// pensiero politico di Scipio Sigitele 551
lare riguardo al Partito socialista riformista, nato per scissione al congresso di Reggio Emilia; ma, anche questi ultimi, si innestano in un discorso sul socia* Usino già chiaramente espresso in precedenti lavori e che ora viene ripreso con più ampio respiro. In appendice al volume appare, sotto il titolo La dittatura militare nel Trentino, una raccolta di passi da discorsi di Cesare Battisti, compresa l'interpellanza per lo sfratto di Sighele, e poi una serie di dati statistici (i dati che egli richiedeva con insistenza a Tambosi, Scotoni e Conci un anno prima) per documentare l'aggressione snazionalizzatrice dei Tedeschi e degli Slavi nei confronti delle minoranze italiane in terra d'Austria.
In realtà però l'interesse del volume, per quanto riguarda l'evoluzione poli* tica dell'autore all'indomani dell'abbandono della Associazione nazionalista , è tutta contenuta nella prefazione che tende, pur nella precisazione di una pro­spettiva ideologica diversa nei confronti del nazionalismo, a sopire ogni perso­nale polemica. Scipio Sighele richiama una sua affermazione precedente nella quale, paragonando il partito nazionalista al comitato per l'erezione di un mo­numento, riteneva che ne fosse logico lo scioglimento ad opera compiuta. J) Con ingenuità quasi sconcertante egli è convinto che ormai tutta l'Italia sia per­vasa da viva sensibilità nazionale e che perciò non abbia più bisogno di un par­tito nazionalista : Il nazionalismo muore onoratamente dopo aver compiuto una utilissima funzione nella vita italiana. Muore come associazione e come partito, per rivivere come sentimento nella coscienza di tutti i cittadini .2) Perciò quel partito che resta, non è che un partito reazionario che egli, con felice intuizione storica, chiama un vago partito di reduci, dove c'è posto per tutti dall'ex socialista sindacalista al clericale, e dove varie tendenze s'alternano in un allegro confusionismo .3) Da questo partito, non dall'entusiasmo per gli ideali patriottici, egli si allontanava definitivamente, fiducioso però della fun­zione storica di stimolo positivo che I' Associazione nazionalista , vista attra­verso una immagine che collimava con le sue idee, aveva avuto per la politica italiana : abbiamo già rilevato quanta ingenuità ed incomprensione di fondo si racchiudesse in questo giudizio.
A brevissima distanza dalla sua uscita dall'* Associazione nazionalista , alla quale polemicamente si era dato il carattere di uno sfratto, Scipio Sighele, che si trovava allora a Nago, riceveva una comunicazione confidenziale da Roma, da parte di Olindo Malagodi, di essere stato espulso dall'Austria.4) Il 2 giugno egli riceveva l'ingiunzione ufficiale della Luogotenenza di Innsbruck attraverso l'I.R. Capitano distrettuale di Riva. Notevoli due cose scriveva nello stesso giorno al Pedrotti 1 che nel decreto non si dice perché io sia sfrattato: si dice soltanto per ragioni Sordine pubblico. 2 mi si dà tempo 8 giorni dopo che la presente nozione sarà passata in giudicato. Immediata­mente egli presentava, prò forma, il ricorso e si rivolgeva al Malfatti, a Vienna, aftinché gli fosse concessa una dilazione di tempo, e a Cesare Battisti perché s'informasse delle ragioni del provvedimento.5) Frattanto si intrecciava una se-
1) L'affermazione è contenuta in II Nazionalismo e i partiti politici cit., pp. 15-16.
2) Ultime pagine nazionaliste cit., p. VIII.
3) Ibidem, p. XIII.
4) Lettera a G. Pedrotti, da Nago, in data 30 maggio 1912.
5) La lettera inviata al Battisti in data 2 giugno 1912 (lo stesso giorno dello sfratto) è riportata in CESARE BATTISTI, Epistolario, a cura di R. MONTELEONE e P. ALATRI, Fi­renze, La Nuova Italia, 1966, voi. I, doc. 255, pp. 319-320, e cosi la risposta del Battisti a Sighele, in data 3 giugno 1912 (documento 255 p. 319), nella quale si afferma Dove possa