Rassegna storica del Risorgimento
anno
<
1974
>
pagina
<
554
>
554
Maria Garbari
lare al Re prima della venuta in Italia del ministro Berchtold, in modo da far sentire la sua voce di irredentista precedentemente ai colloqui ufficiali.
Dell'incontro con Vittorio Emanuele III, il Sighele inviò subito un resoconto a Giovanni Pedrotti, dandone comunicazione a Giuseppe Fiorio, insieme alle impressioni della visita: Sono rimasto soddisfattissimo del colloquio col Re, durato oltre un'ora. E non avrei mai immaginato di trovare così pieno aperto consenso alle nostre idee. Non ho tempo di riferirle nemmeno per sommi capi l'udienza: Le basti sapere che sono felice e orgoglioso come trentino. Se vede Pedrotti, saprà qualche particolare da lui . ') La lettera del Sighele al Pedrotti non è contenuta nel mazzo da noi esplorato, ma noi abbiamo preso visione della copia spedita dal Pedrotti al Fiorio.
Da questa copia che appare, in qualche passo, riassuntiva risulta che il Sighele venne accolto da Brasati il quale, alle 10.30, lo introdusse alla presenza del Re. Vittorio Emanuele parlò dello sfratto, deplorò la politica austriaca e le sue angherie nel Trentino, che forse erano ignorate alla Ballplatz. Scipio Sighele ricordò la posizione dell'Italia nella Triplice dopo la guerra libica ed il Re si disse contento della pace per la forza con la quale l'Italia avrebbe potuto presentarsi ad una conferenza internazionale e trarre eventuali profitti dalla guerra balcanica. Per quanto riguardava la questione trentina il Re appariva informato sulla politica militarista e sugli assalti pangermanisti e chiese al Sighele se la linea ideale linguistica passava proprio al disotto di Bolzano ed al di sopra di Egna . Il colloquio, durato 57 minuti e serrato nella richiesta di informazioni, doveva avere la sua giustificazione in qualche avvenimento internazionale che si stava preparando. Il Re appariva soddisfatto anche per i recenti accordi con la Russia ed esprimeva simpatia per lo Zar.2) Del colloquio, riser-
!) Lettera a Giuseppe Fiorio, da Firenze, in data 20 ottobre 1912.
2) Riteniamo interessante riprodurre qui di seguito la copia della lettera inviata dal Sighele a Giovanni Pedrotti come è stata da noi rinvenuta nel mazzo delle lettere di Sighele a Giuseppe Fiorio. Questa copia come abbiamo già rilevato ci sembra in qualche punto riassuntiva, a Trovai Brusati informatissimo ns. questioni. Mi raccontò quindi particolari su Ambasciata Vienna e molti dessous della nostra debole diplomazia. Alle 10.20 mi accompagnò al pianterreno, negli appartamenti reali, presentandomi agli ufficiali d'ordinanza, un maggiore d'artiglieria di cui non ricordo il nome e il capo di vascello Ca-pemarze, simpaticissimo, che fu colla squadra a Derna, Tobruck, Bengasi e col quale si parlò della guerra. Alle 10.30 in punto squillò campanello reale. Devo confessare mia grande simpatia per il re, ultragentile. Mi mise talmente à mon aise che spiattellai tutto, interrotto da sue approvazioni. Per quello che mi riguardava (1 sfratto) si informò dei danni subiti e deplorò la politica dell'Austria che si fa odiare. Ricordò che Cavour temeva Massimiliano a Milano appunto perché si faceva amare. E soggiunse: ora facendosi odiare nel Trentino, l'Austria fa la sua rovina. A proposito del tenente Vivaldi Pasqua, raccontò aneddoto di VJE. con nonno di Vivaldi. Soggiunse di suo ohe le angherie dell'Austria erano forse ignorate alla Ballplatz e che bisognava informarla per mutare contegno. Anche per quanto mi lasciò capire Brusati, ho l'ispirazione che Berchtold sarà informato di tutto ciò ed invitato a cambiare tattica.
Non mancai di accennare a nostra posizione nella Triplice, dopo la pace. Il Re si dimostrò molto contento della pace anche perché l'Italia, avendo liquidato la questione della Libia, potrà presentarsi alle Potenze data una Conferenza con nuovi diritti. Questo è il vantaggio grandissimo d'aver conchiuso la pace. Della guerra nei Balcani o nessuno trarrà profitto o lo trarremo anche noi.
Non vi dico come il Re era informato di tutto ciò che accade nel Trentino (panger-manesimo, militarismo ecc.) - Mi chiese se la linea ideale linguistica passava proprio al disotto di Bolzano ed al di sopra di Egna mi parlò delle fortificazioni, volle sapere i sen-