Rassegna storica del Risorgimento

anno <1974>   pagina <555>
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// pensiero politico di Scipio Sighele 555
vato, non si doveva dare notizia, ed il Pedrotti, il 23 ottobre 1912, scrìvendo al Fiorio raccomandava di osservare la più assoluta discrezione; Pedrotti e Fiorio erano perciò gli unici a conoscere nei dettagli il contenuto del colloquio con Vittorio Emanuele, del quale non trapelò nessuna notizia negli ambienti trentini. *)
Dopo quest'incontro il Sighele partiva per Tunisi come inviato de La Tri' buna, dove lo raggiunse la notizia della sua elezione a Presidente nazionale della Trento e Trieste . L'alta carica, che dichiarava di accettare in via di mas­sima, lo lasciava però dubbioso sull'unanimità dei consensi ottenuti al congresso. D'altra parte temeva che un eventuale rifiuto si potesse attribuire a prudenza o paura da parte sua di compromettersi la possibilità di tornare nel Trentino. Suggeriva anche di convocare ima seduta del Consiglio a Verona, in dicembre, dove avrebbe deciso se, in coscienza, accettare la nomina.2) Dalla sua corri­spondenza risulta che tale nomina non solo fu poi accettata con entusiasmo, ma che lo vide iniziare un'opera intensissima di propaganda, nonostante la salute cominciasse a creargli delle serie preoccupazioni.
Dopo il colloquio con Vittorio Emanuele HI era intenzione del Sighele di
ti menti delle popolazioni, in ima parola se ci fosse stato Giovanni sarebbe impazzito di gioia.
Certo il Re sapeva molto ed ora mi pare si sia informato di tutto. Spero pour cause. È infatti poco verosimile questo suo interesse affettuoso se... non ci fosse niente in aria. 57 minuti di colloquio serrato son molti e si dicono molte cose. Mi parlò della pace, della sua soddisfazione per Tatto di riconoscimento della Russia e della sua simpatia per lo Czar di cui mi raccontò molti aneddoti.
Mi ricordò la mia visita dell'anno scorso e congedandomi disse che sperava vedermi la prossima volta in un momento altrettanto felice per l'Italia per nuove conquiste.
E avendo io ringraziato della sua bontà disse ma grazie a lei che è venuto da Firenze fin qui .
*) Del colloquio fra il Re e il Sighele parla anche Francesco Salata in un articolo, L'irredentismo di Vittorio Emanuele III apparso su II Piccolo di Trieste e ripreso come arti­colo di fondo da La Libertà, a. IX, n. 2145 del 9 giugno 1925; e in Italia d'oggi, maggio-giugno 1927, p. 6. Il Salata si richiama alla lettera spedita dal Sighele al Pedrotti, che egli curandone la pubblicazione su // Piccolo all'erma essere stala sequestrata dalla polizia austriaca nel 1915 ed inviata con un rapporto del Maresciallo Conrad al ministro degli Esteri austriaco. Il Salata non precisa però come ne abbia avuto visione. Certo è cbe la lettera da lui pubblicata discorda dalla copia rinvenuta tra le carte Fiorio; mancano diverse considerazioni riguardanti la politica estera, l'accenno ai rapporti con la Russia e soprattutto è stata modificata la frase riguardante il confine linguistico del Tren­tino che, nella versione del Salata, rimane indeterminato: Volle anche che io gli preci­sassi la linea ideale che divide il confine linguistico .
Giuseppe Fiorio, scrivendo da Milano, il 3 agosto 1953 a Bice Rizzi che dirigeva al­lora il Museo del Risorgimento di Trento, contesta la ricostruzione del colloquio fra il re e il Sighele fatta dal Salata, ricordando che sia egli sia Giovanni Pedrotti si attennero scrupolosamente alla discrezione raccomandata dal Sighele e che perciò il Salata del collo­quio non ebbe notizia né da Sighele, né da Pedrotti né da me . Il Fiorio aggiungeva però che non era difficile immaginare i contenuti del colloquio, dato lo scopo propostosi
dal Sighele.
Resta la lettera pubblicata dal Salata che riproduce, pur con le discordanze rilevate, quella rinvenuta nelle carte Fiorio. Tuttavia, fra i due testi, riteniamo fedele all'originale quello accreditalo dal Fiorio e riprodotto nella nota precedente, anche per il linguaggio, intercalato da termini francesi, tipico del Sighele. La modificazione della frase riguardante il confine etnico può trovare una giustificazione nel clima politico in cui l'articolo del Salata vide la luce.
2) Lettera a Giuseppe Fiorio, da Tunisi, in data 1 novembre 1912.