Rassegna storica del Risorgimento

ADDETTI MILITARI ITALIANI GRECIA 1904-1908; ADDETTI MILITARI IT
anno <1974>   pagina <577>
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La rivoluzione dei Giovani Turchi
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La ripresa delle insurrezioni in Albania e Macedonia, l'impresa italiana di Tripoli nel 1911 furono gli elementi che indussero Bulgari, Serbi, Greci e Mon­tenegrini a dimenticare i vecchi antagonismi e a preparare quelle alleanze che dovevano condurre alle guerre balcaniche dalle quali la Turchia uscirà prostrata nelle finanze, nell'esercito e con il territorio europeo ridotto a soli ventiquattro­mila chilometri quadrati,1)
Un particolare interesse, del tutto logico del resto, mostrava l'addetto mili­tare a Costantinopoli per la situazione degli ufficiali italiani presenti in Mace­donia con il compito di riorganizzare la gendarmeria, così come era previsto dagli accordi internazionali.2) Si è già sottolineato come fosse assente dal movi­mento rivoluzionario qualsiasi sentimento xenofobo nei confronti degli stranieri; tuttavia la situazione nuova determinata dai Giovani Turchi tendeva alla gra­duale estromissione dei funzionari delle varie potenze e, una volte proclamata l'uguaglianza delle razze e delle confessioni religiose, mal si giustificava una tale presenza che, tra l'altro, non aveva mai goduto di eccessive simpatie. La Ger­mania, studiosa di cattivarsi le simpatie del nuovo regime, aveva richiamato il proprio rappresentante militare in Macedonia, colonnello von Alten, pochi giorni dopo la proclamazione della costituzione; il 15 agosto era la volta di quello austriaco seguito da tutti gli ufficiali presenti e, nello stesso periodo, iniziava il rimpatrio degli ufficiali francesi. L'Inghilterra e l'Italia mantennero un atteggia­mento di attesa che si prolungò sino alla fine di agosto, quando il governo otto­mano fece indirettamente sapere che avrebbe gradito il ritiro definitivo degli or­gani della riforma. L'unica potenza che avrebbe voluto mantenere i propri rap­presentanti era la Russia; tuttavia, di fronte all'atteggiamento concorde delle altre potenze, anche il gabinetto di Pietroburgo aderì alle richieste dei Giovani Turchi.3)
Il programma dei Giovani Turchi, che pure andava al nocciolo del problema per la salvezza del vetusto impero, giungeva troppo tardi per poter essere vera­mente efficace. 4) La rivoluzione che era stata fatte in nome della libertà, della eguaglianza, della fraternità e della giustizia incontrava molteplici ostacoli: le leggi religiose, gli interessi dei mussulmani, la eterogeneità delle nazionalità, dei costumi e delle tradizioni. Ai Giovani Turchi si opponeva 1* Unione libe­rale , facente capo al principe Sabahaddin, con un programma che prevedeva ampie autonomie locali e la Lega mussulmana , gruppo conservatore-religioso, che nelle tendenze occidentalizzanti dei Giovani Turchi ravvisava elementi di irreligiosità e di laicismo. In realtà una concezione profondamente laica dello Stato, che sola avrebbe potuto risolvere i problemi della convivenza delle razze nell'impero, non fu eccessivamente esaltata dai Giovani Turchi se non come mezzo strumentale di propaganda. Il lealismo della 2" divisione del I orda, dei due reggimenti zuavi (due battaglioni albanesi e due siriani), le polemiche sulla laicità dello Stato avevano preoccupato gli appartenenti al movimento ed ave-
JA.S.M.E., SJB., r. 35, f. Corrispondenza con l'addetto militare a Bucarest e Belgrado, pos. M/625.
1) E. ANCHIEBI, op. oi, p. 21.
2) Cfr. L. SALVATORELLI, op. ciu, pp. 263-324 e nota 2, p. 564 di questo studio.
ì) V. ELIA, Richiamo in Italia degli ufficiali del R. Esercito, gli ufficiali europei nella riorganizzazione della gendarmeria, Costantinopoli, 9 settembre 1908, rapp. n. 9, pp. 16, A.MJE SJB., r. 35 a.
4) A. TAMBOBRA, op. cit., p. 590.