Rassegna storica del Risorgimento

ADDETTI MILITARI ITALIANI GRECIA 1904-1908; ADDETTI MILITARI IT
anno <1974>   pagina <582>
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Antonello Folco Maurizio Biagini
II V. ELIA Circa l'attuale movimento in Turchia.
Costantinopoli 29 luglio 1908 tì
Chi avesse, tre settimane fa, profetizzato quello che vediamo oggi svolgersi davanti ai nostri occhi in Turchia, sarebbe stato trattato da visionario. Erano noti a tutti il malcontento dell'esercito, l'esaurimento della popolazione, la gene­rale stanchezza per i metodi di governo che da tanti anni depauperavano il paese all'interno, rendendolo incapace di qualsiasi virile manifestazione all'esterno: si sapeva quanto esacrata fosse la camarilla di palazzo e quanto detestato il sistema di spionaggio sparso per tutto l'impero; con tutto ciò la rapidità con la quale la rivoluzione militare si propagò e guadagnò terreno, le accoglienze entusiastiche che le nuove idee trovarono nella massa della popolazione, l'unanimità di con-senso di tutte le classi e confessioni, riuscirono completamente inattese anche a coloro che hanno passato qui tutta la loro vita e che fanno professione di meglio conoscere il paese. Da fonte riservata e assolutamente sicura ho avuto particolari interessanti circa quanto si svolse a palazzo la notte tra il 23 e il 24 corr., nella seduta del Consiglio dei Ministri, in seguito alla quale fu proclamata la costi­tuzione. Il sultano compariva di tanto in tanto nella sala, poi si ritirava. Al Con­siglio, presieduto dal Gran Vizir, affluivano telegrammi dalla Rumelia dove ogni presidio, ogni grosso centro, pareva guadagnato alle idee nuove. Il ritorno alla carta costituzionale del 1876 pareva imporsi; quando un telegramma da Adriano-poli annunciava che tutta la guarnigione aveva proclamato l'adesione alle richie­ste dei compagni del IH ordù e che, se le riforme liberali non fossero state im­mediatamente elargite, le truppe avevano intenzione di marciare su Costantino* poli. Fu questa la notizia determinante. Quando, alle tre del mattino, il sultano chiese quale deliberazione gli proponesse il Consiglio, nessuno osava dirgliela. Finalmente il Gran Vizir gli espose l'opinione unanime. Il Sultano, preso da emozione, ebbe un momento di smarrimento: poi si riebbe, interrogò ancora tutti i presenti, indi diede l'ordine che Yiradè portante la reintegrazione della costi­tuzione del 1876 fosse immediatamente telegrafato per tutto l'impero. Il mattino di venerdì, S.M. si recò al selamlik, calmo e composto, come se poche ore prima non avesse rinunciato al potere più assoluto di quanti fossero, al giorno d'oggi, esercitati nel mondo. Bruscamente, da uno stato di opprimente silenzio e di pre­valente sospetto, l'impero è passato ad uno stato di libertà, sancita da uno sta­tuto , nelle linee generali simile al nostro. Nulla può essere la preparazione di molta parte del popolo per fruire nella sua pienezza di questa libertà, ci vorrà quindi del tempo perché la concezione dei diritti e dei doveri di ognuno possa penetrare nella mentalità così speciale dei turchi. È superfluo aggiungere quanto le differenze di interessi, di confessioni, di tradizioni renderanno arduo il re­golare funzionamento del nuovo ordine di cose. Ma intanto il grande passo è fatto e ini ritorno all'antico pare assolutamente improbabile. I primi tre giorni che seguirono la proclamazione furono di delirio patriottico. Discorsi, amplessi fra Bulgari e Turchi, fra Greci e Serbi, inno alla costituzione ed acclamazioni al
-) Rapp. n. 63, pp. 11, r. 35, A.S.M.E., S.B., pos. M/625.