Rassegna storica del Risorgimento

CAMERANI SERGIO
anno <1974>   pagina <593>
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Sergio Camerani
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nascimento di quella grande opera eh ha avuto appunto per base le tre magiche parole: libertà, indipendenza e nazione. E perché dovrei rinnegarla?.
Un concetto che chiarisce quanto aveva scritto poco prima ne / moderati toscani e U decennio di preparazione: H Risorgimento è una splendida pagina perché troviamo rappresentanti di ogni classe che a qualunque altra considera­zione premettono una parola: "patria", e per essa son pronti a sacrificare tutto. Questa patria naturalmente la concepiscono in modo diverso; chi monarchica, chi repubblicana, chi unitaria e chi federale, chi più e chi parecchio meno de­mocratica, ma tutti si sforzano di trasformare questa concezione ideale prima di tutto in una realtà territorialmente concreta, anche se questo sforzo comune porterà a lotte, polemiche, inimicizie violente. Solo cosi si può spiegare il mira­bile accordo di tutte le forze nel 1859, perché esiste una fede comune (fede e non interesse) che unisce tutti. Solo così spieghiamo il fatto che nei volontari toscani vediamo il nobile fiorentino accanto allo studente pisano, al facchino livornese e più tardi osserviamo il barone Ricasoli tendere la mano al fornaio Delfi, per affrettare l'annessione della Toscana e con essa la soluzione unitaria, auspicata da tutti e due .
Sì, anche il barone Ricasoli, che il sicuro e benemerito editore dei Carteggi di lui, insieme con. il compianto Mario Nobili, prima, con Gaetano Arfé, poi, non amava. Brolio è stata visitata domenica scorsa scriveva ad un amico il 13 ottobre 1950 da una cinquantina di persone... Tutto sommato è stata una giornata piacevole, più dal punto di vista panoramico, che ...risorgimentale. Peccato che Lei non ci fosse! I Ricasoli volevano che io là, al Castello, parlassi del " Barone di ferro ", ma Lei sa che razza di simpatia nutro per tal personag­gio privo di umanità, e perciò mi sono brillantemente scusato... .
Gli piaceva poco, del resto, anche Carlo Alberto (anzi, scriveva all'amico già citato, il 9 febbraio 1970, mi è stato sempre antipatico ) e non moriva d'amore neppure per Vittorio Emanuele II, ma quello che decisamente non andava giù a questo romagnolaccio di Toscana era certo modo di scrivere di storia. Amico lettore aveva detto nel '71 nella prefazione alle gustose Cro­nache di Firenze capitale , se tu 'ami i ponderosi volumi zeppi di tematica, di problematica, di integralismi, di strutturalismi, di tutti gli "ismi" che desi­deri, in cui l'nomo questo povero essere che (almeno a me sembra) nel mondo c'è, si muove, agisce non figura mai, ma si dissolve, scompare nel turbinoso scontro di ideologie avverse, questo libro non è per te . E l'eco del monito posto da Cesare Cantù alla sua Margherita Pusterla tornava, aggravato, subito dopo: oppure se preferisci gli altrettanti ponderosi volumi irti di cure, diagrammi, tabelle, in cui gli ideali non trovano posto, ma tutto si spiega e si giustifica con le ferree leggi dell'economia, perché un paese si ribella a un dittatore, perché un esercito rifiuta di combattere, perché un ministro è tradito dalla moglie, prende il raffreddore o ruzzola dalle scale, questo libro non è per te: gettalo
via.
II desiderio di chiarezza, di semplicità era in lui una esigenza fondamentale. Qualche anno prima, dopo avere avuto soti'occhio una certa prefazione, confes­sava: non ci capivo proprio niente. È chiaro che sono un sorpassato, ma che vuoi, io me la vedo bene coi fatti, con gli uomini, e non con certo linguaggio oscuro che mi fa dannare per capirci qualche cosa . Ma anche se brontolava e gì sfogava a scrivere: Uffa! Vorrei sapere perché mi danno tanto a servire la signora Storia , era sempre pronto a recare il Suo rispettoso omaggio alla degna matrona.