Rassegna storica del Risorgimento

MUSEO CENTRALE DEL RISORGIMENTO
anno <1974>   pagina <601>
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Libri e periodici 601
linea che i o philosophes agirono come uà vero e proprio partito pur non essendo inqua­drati in alcuna organizzazione e sebbene nel loro atteggiamento politico la negazione e la distruzione abbiano prevalso sull'opera positiva di nuova edificazione . Anche con ri­guardo al piano propriamente politico scrive l'A. non può propriamente dirsi che quanto a incidenza demolitrice e innovatrice nella crisi di tutto un sistema, il loro razio­nalismo critico, pur se talvolta ha portato a oscillazioni e incertezze, avesse mancato il bersaglio. E sarà anzi questa sua carica critica che consentirà all'Illuminismo di conti­nuare la sua azione già in seno al partito liberale francese ed europeo dell'Ottocento .
L'A. trova una conferma dell'influenza esercitata dalle idee sull'azione politica nella Toscana della seconda metà del Settecento. Si veda ad esempio il saggio su e La philosophie e il riformismo leopoldino che, apparso per la prima volta sulla Rassegna Storica Toscana nel 1965, resta un excursus esemplare sull'indagine portata avanti dai ricercatori sulla To­scana tra la Reggenza e l'invasione francese. Partendo dalle interpretazioni cai cai amen te nazionalistiche di un Rota, alla voluta linearità delTAnzilotti fino ai più recenti approfon­dimenti di storici italiani o stranieri quali il Rosa, il Mirri, il Dal Pane, il Venturi e il Wandruszka, Furio Diaz con appassionata indagine si adopera nel ritrovare le fila della formazione filosofica di Pietro Leopoldo, substrato alla sua opera di principe illuminato, allo scopo di inquadrarne l'azione in un contesto culturale europeo. Ricerca non facile perche sul riformismo leopoldino abbiamo testimonianze per lo più limitate alle attuazioni pratiche ma non testi che illustrino il pensiero animatore di tali mutamenti. Benché in Toscana l'aspetto più appariscente delle idee illuministiche si sia manifestato sul piano economico, l'A. avverte che non è pensabile scindere le direttive granducali dalla conoscenza dei princìpi filosofici che circolavano fra gli intellettuali più aggiornati d'Europa. Per conva­lidare storicamente tali osservazioni, il Diaz sottolinea la derivazione delle idee informa­trici del codice criminale leopoldino, ad esempio, dalle suggestioni dell'opera del Beccaria, espressione appunto dei princìpi della a philosophie , così come nelle aspirazioni costi­tuzionali leopoldine individua il punto di incontro più significativo con le intuizioni di alcuni philosophes .
L'analisi sul ruolo dell'intellettuale costituisce il filo conduttore della maggior parte dei saggi raccolti in questo volume: l'A. approfondisce la sua ricerca con appassionante impegno, nella convinzione asserita che gli uomini dell'età dei lumi ebbero un peso più determinante di quanto generalmente non appaia, a In ultima analisi, a parte i risultati scientifici che anche promossero e divulgarono, a parte le delizie letterarie che composero, i ** philosophes " avevano fatto soprattutto politica e aggiunge ancora l'A. pur con i condizionamenti economici e sociali che nell'azione di tutti e di ciascuno di loro possono ritrovarsi, quella deU'iUuminismo maturo resta forse una delle poche epoche storiche in cui un ** partito degli intellettuali ** abbia avuto qualche reale consistenza e incidenza po­litica .
Né il filo del discorso si interrompe negli scritti più occasionali, come quelli sugge­riti da segnalazioni o recensioni di novità editoriali. Diaz ha ogni volta la capacità di rece­pire con piglio sicuro quanto può costituire un contributo o un arricchimento al suo tema centrale, che è sempre quello dell'esaltazione dell'impegno civile dell'intellettuale, che as­solve ad una funzione politica nell'interesse della società anche quando sembra appassio­narsi in dispute astratte. E ciò non soltanto all'epoca dei lumi.
In una risposta a Jacques Godechot, l'A. parla esplicitamente di esigenza per lo storico deU'iUuminismo che nelle idee dei M philosophes " vede e ricerca una componente essenziale di tutto il complessivo sviluppo civile e culturale, politico ed economico del secolo XVIII, di saper sempre cogliere quel nesso strettissimo fra politica e letteratura, di saper ritrovare in un romanzo o in uno scherzo, in una commedia o in una polemica letteraria, in un'opera di storia o di morale, in un trattato di filosofia o di educazione, in un rapporto epistolare di mecenatismo, di amicizia o di galanteria, i motivi di quel con-traslo tra l'impulso riformatore dei lumi e la resistenza del vecchio mondo, che e la molla centrale della storia settecentesca .
È alla luce di tutto questo che sembra opportuno affrontare il saggio su I filosofi e il potere , scritto appositamente per questa raccolta e che l'A. ha posto in apertura a a guisa di premessa nell'intento di definire i più profondi significati innovatori del-