Rassegna storica del Risorgimento

MUSEO CENTRALE DEL RISORGIMENTO
anno <1974>   pagina <605>
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Libri e "periodici
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della rete ferroviaria tra l'Austria e l'Adriatico, favorendo in genere lo sviluppo delle vie di comunicazione. Pensando che il commercio mondiale cominciava di nuovo a gravitare verso l'est, assegnava all'Austria il compito di far da tramite tra Occidente ed Oriente, sfruttando il Danubio filo conduttore della storia futura dell'Austria e salvando i più ricchi territori balcanici cioè i Principati danubiani dalla dominazione turca (senza per altro abbattere l'Impero ottomano). Egli si basa su un preteso a complesso di inferiorità del sud-est europeo di fronte agli Stati germanici o, come chiarirà il suo a alter ego , l'eclettico intellettuale Lorenzo von Stein, sulla mancanza di capacità creativa dei medesimi Principati. I tempi non erano, però, maturi perché le sue idee, del tutto con­trarie al dettato di Mettermeli, trovassero largo seguito. In effetti, nonostante l'uso dei giornali, originale per quei tempi, in chiave propagandistica, le sue idee furono condivise solo da alcuni capi militari, come Hess, Griinne e Coronini, i quali, spinti anche da ima diretta conoscenza della regione moldo-valacca, credevano giunta l'ora di sostituirvi ad una economia prevalentemente feudale un regimo capitalistico.
L'autore, dopo aver confutato le idee di Bruck e Stein riguardanti la pretesa inferio­rità dei Principati, accusando i due di ignorare la realtà per difendere gli interessi della loro classe, nota anche che molti altri uomini politici austriaci, compreso l'imperatore pur non condividendo l'impostazione prettamente economica di Bruck auspicavano una occupazione militare dei Principati, magari sotto forma di protettorato, per motivi di ordine strategico o di prestigio ovvero vedendo nei Principati la possibilità di rinsanguare il magro bilancio dell'Impero. L'autore ricorda inoltre che molta pubblicistica occidentale spingeva verso sud-est l'Impero (e tra questa pubblicistica dimentica di citare il nostro Balbo).
Quanto detto finora costituisce la parte centrale e la più interessante del libro. Abba­stanza scontata è la ricostruzione delle trattative e dell'atteggiamento delle grandi potenze nel corso della guerra di Crimea e soprattutto durante l'occupazione austriaca nei Princi­pati se si eccettuano alcune incoerenze dovute alle iniziative personali di alcuni consoli, i quali, legatisi a filo doppio con l'ambiente nel quale si muovevano, lasciavano cadere in non cale le raccomandazioni soprattutto quando queste erano tiepide che proveni­vano dai superiori di Costantinopoli o delle grandi capitali europee.
Le tappe diplomatiche fondamentali sono: la convenzione austro-prussiana del 20/4/1854 che i Prussiani, in buona parte con Bismarck alla testa filorussi o neu­trali, firmano, sebbene sia in funzione anti zarista per impedire ai cugini austriaci di cadere fra ie braccia degli anglo-francesi. La convenzione di Bojadij Keuj (14/6/1854) siglata da Austria e Turchia, col benestare degli occidentali, e senza consultare i Prussiani, che, per presunti motivi di sicurezza internazionale, spalancò le porte dei Principati alla occu­pazione turco-austriaca, attuata, fra la costernazione di tutti i rivoluzionari europei, senza alcuna resistenza russa. Dopo un periodo di frizioni tra i due occupanti (i Turchi aumen­tano le speranze degli esuli mentre gli Austriaci considerano l'occupazione in funzione anti-rivoluzionaria) dall'ottobre dello stesso anno gli Austriaci restarono unici padroni dei Principati fino alla fine del 1856. Seguono il trattato anglo-franco-austriaco del 14/12/1854 in funzione anti-russa, ma in chiave difensiva e la conferenza internazionale sui problemi del regime politico dei Principati tenuta senza successo a Vienna dal 15/3/55 fino al giugno/55. Infine il 25 marzo del 1856 si apre il congresso di Parigi che pone fine alla guerra di Crimea e costringe l'Austria ad evacuare i Principati, concedendo ben poco alle speranze austriache di controllare il bacino danubiano.
Già si è accennato che un capitolo a parte costituisce nello studio la azione dei singoli consoli di Bucarest e Iai, alcuni dei quali costrinsero l'Austria a protestare presso la Su­blime Porta e le potenze europee sino a sollevare una vera a querelle sulla a giurisdizione consolare, che ha un suo specifico valore in vista del ritiro delle truppe austriache. Tutti i consoli stranieri, in diversa misura, arrecarono preoccupazioni agli Austriaci, com­presi i greci, i quali, scacciati dai Turchi, si erano posti sotto l'egida asburgica. In parti­colare però si segnalarono i francesi Poujade, Béclard e, a Iasi, Victor Place, come anche l'inglese Colquhoun ed il prussiano Meusenbach (anche i rappresentanti piemontesi parte­ciparono a questa congiura anti-austriaca).
Come dimostra particolarmente l'esame delle azioni degli ultimi due consoli citati, il