Rassegna storica del Risorgimento
MUSEO CENTRALE DEL RISORGIMENTO
anno
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1974
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pagina
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609
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Libri e periodici 609
Sul secondo capitolo non ci dilunghiamo, in quanto esso, riproducendo l'introduzione al volume 11 carteggio Antonini-Bernardi, 1854-1874 (Venezia, 1972), è stato già oggetto di considerazione in questa rivista (ree. di Carlo Verducci, LX, 1973, pp. 111-112). Voglio solo aggiungere che esso è qualcosa di più di una semplice introduzione al Carteggio, in quanto non si limita a presentare ed illustrare la raccolta delle lettere dei due patrioti, ma scava a fondo nel quadro dell'emigrazione. Ossia in pratica esso vale come stadio a sé, indipendentemente dalla raccolta e costituisce un notevole contributo (62 pagine) alla conoscenza dell'emigrazione veneta, cui il Giusti ha dedicato molti altri lavori e si integra perfettamente con gli altri capitoli del volume.
GIOVANNI PILLININI
ANTONIO GIULIO M. DE' ROBERTO, La diplomazia italiana e la frontiera settentrionale nell'anno 1866, presentazione di Ennio Di Nolfo; Trento, Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, 1973, in 8, pp. 105. S.p.
Nella collana di monografie, edite dalla Società di Studi trentini di scienze storiche, si è inserito, a convalida della serietà scientifica del sodalizio veneto, l'agile e acuto volumetto di Antonio Giulio M. de' Robertis, dedicato agli aspetti diplomatici della guerra del 1866, in particolare attinenti la frontiera settentrionale.
Gli eventi del '66, sia bellici, sia politici, non hanno avuto ancora concentrata l'operosa attenzione degli storici, i quali hanno preferito e preferiscono abbracciare quegli anni nella sintesi del decennio 1860-1870, ritenuto giustamente dal Volpe come fase culminante del Risorgimento nei suoi rapporti con l'Europa .
Ferme le indagini e le analisi ai volumi del Silva e del Bortolotti, lenta la pubblicazione dei Documenti diplomatici italiani, iniziata oltre venti anni or sono, raccolgono il plauso degli studiosi anche attualmente i saggi del Bonghi, dedicati al conflitto e alle sue ripercussioni.
Nel lontano 1915, poi, sulla Nuova Antologia, apparvero articoli del Degli Alberti e del Sandonà riguardanti la questione trentina nel contesto globale dell'argomento. A parere del Pieri, la guerra d'Indipendenza fu del tutto atipica e particolare: è, si, la prima pagina scritta dall'esercito italiano, che, pur ampliato, conserva, tuttavia, una struttura e una mentalità * piemontese '.
Il de' Robertis, a buon conto, è bene anticiparlo, poco o punto si interessa delle vicende militari. Egli espone i prodromi, oggettivi (situazione internazionale) e soggettivi (posizione e orientamenti dei diversi governi con logica insistenza sulla linea politica italiana), ricostruisce i tentativi compiuti per impedire lo scoppio delle ostilità, illustra, con vasta cognizione di fonti, l'atteggiamento conciliante e moderato assunto dai nostri rappresentanti nelle richieste territoriali.
Nella seconda parte, nella parte successiva alla fine degli scontri il minuzioso A., ne] ribadire costantemente la ragionevolezza degli esponenti italiani, non cessa di notare, ora esplicitamente, ora tra le righe, l'appoggio strumentale e non di rado svogliato che le potenti nazioni alleate o amiche riservavano allo Stato sabaudo. Napoleone, in svariate occasioni, sprezzante e altezzoso, considerava l'Italia pedina di quell'ambizioso gioco condotto sul piano europeo, squallidamente naufragato con lo stratega pochissimi anni dopo. Il cancelliere Bismarck, impostati i rapporti, formali e documentari, a livelli paritari, si rivelava teso a mete più vaste (la Grande Germania) e traguardi di risonanza almeno continentale.
Anche se in via ipotetica, al limite dell'utopia, poteva essere prospettata una soluzione diplomatica, i governi itali ani) dal canto loro, si rendevano conto dell'assurdità materiale e prima ancora logica di questo disegno. I sondaggi ufficiosi, data l'intransigente sordità austriaca, e macchinosi per la mancanza di rapporti diretti, naufragarono, infatti, con fulminante rapidità.
II de* Robertis delinea, a più riprese, gli atteggiamenti italiani, discorsivi è possibilisti, alieni dalla minima tentazione bellicista, essendo nei responsabili viva la preoccupazione di consolidare e solidificare l'apparato unitario, nella sua trama interna e nella sua