Rassegna storica del Risorgimento

MUSEO CENTRALE DEL RISORGIMENTO
anno <1974>   pagina <612>
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Libri e periodici
Viiclleschi, quell'indistinta aspirazione espansionistica di rivalsa ohe trabocca in Punta-leoni, quella significativa deplorazione di Jacini per le iniziative riformistiche di Oepretis in politica interna a tendenti a sconvolgere ogni cosa e risolvendo poi nessuna questione , quell appello all'Austria tratteggiato da Pepoli sul fondo eloquente del pericolo formida­bile rappresentato dalle a passioni sociali , quel rappel a l'ordre conservatore in politica estera a palazzo Madama, insomma, nei mesi medesimi dell'opposizione intransigente di Saracco all'abolizione del macinato, che non tarderà ad echeggiare anche a Montecitorio, con le prime timide aperture colonialistiche, col ritorno in auge della forza morale cara da sempre a Visconti Venosta, con l'aspro e lungo (forse fin troppo lungamente documen­tato) palleggiamento di responsabilità tra Destra e Sinistra circa l'indipendenza manifestata dinanzi alla crisi del 1870, il punto cruciale, comunque, unanimemente riconosciuto, della politica europea contemporanea, a cui giova richiamarsi per una scelta definitiva, per uscire da quella impotenza assoluta che Bonghi definisce clamorosamente come caratteristica di tutta la politica estera della Sinistra al potere, da quella e specie di transazione continua ispiratrice di a diffidenze insuperabili che Visconti Venosta ravvisa nell'operato della Con­sulta prima e dopo Berlino.
Questa scelta si fonda, per esplicita dichiarazione degli oratori moderati, su un pre­ciso e coerente irrigidimento anti-irredentistico, che da Crispi viene sostanzialmente inte­grato con una requisitoria contro a l'amministrazione slombata, rachitica, senza energia e qualche volta senza volontà onde i dioscuri della Sinistra, che affrontano insieme le ele­zioni generali del 1880, hanno condotto gli affari per un intero quadriennio.
Volgono tempi critici per la patria nostra nel cui interno vi è tutto da fare , a cominciare dal risanamento del Parlamento che a aspetta una mano vigorosa che lo diriga : è un tipico linguaggio Crispino, che per la prima volta si pone come alternativa sistematica al cauto riformismo dei Cairoti e dei Depretis, come naturale riflesso di una politica estera la cui impostazione ed elaborazione è tutta opera della Destra.
La querelle sull'andata a Roma ha perciò un significato retrospettivo, uno degli estremi tentativi per la Sinistra di ritrovare polemicamente la propria unità, ed appunto sul campo della politica estera, dove più evidentemente è il ritorno egemonico da parte dei moderati, quella concordia della Sinistra per il bene del paese che Nicotera invoca e la Camera sancisce formalmente, senza che l'immagine dell'Italia menomata d'autorità e d'influenza tratteggiata da Minghetti sia riuscita veramente a dissolversi.
In realtà, ciò su cui concordano tanto lo statista bolognese quanto il Crispi è che il congresso di Berlino abbia segnato una pausa, una tregua, o francamente un grosso passo indietro, nel cammino d'emancipazione delle nazionalità a cui sembrava improntarsi l'Otto­cento europeo dopo la guerra di Crimea.
È su questa presa d'atto tipicamente bìsmarckiana, più che sul faticoso ed aggrovi­gliato incidente di Tunisi, che si consumano le residue velleità autonomistiche della Si­nistra, sicché non è un caso che proprio il più costante propugnatore della sua unità, e ad un tempo il teorico più autorevole delle nazionalità, il Mancini, sia anche colui che alla politica estera italiana fornisce un punto d'approdo d'inequivocabile subordinazione conser­vatrice, prima almeno delle salvaguardie concordate a proposito dell'Inghilterra, col cui auspicio, più volte ripetuto, si chiude il presente volume, nell'atmosfera dell'incipiente trasformismo, che Marcelli acutamente connette al colonialismo ed al socialismo di Stato, in una prospettiva assai più complessa di quanto all'indomani del 18 marzo si sarebbe po­tuto immaginare.
RAFFAELE COLAPIETRA
LUIGI DAL PANE, Il problema dello sviluppo capitalistico; Bologna, Patron, 1974, in 8, pp. 317. L. 4.200.
Articolato su un impianto ben definito e sorretto da un'analisi storico-economica che di frequente rinvia ad una discussione di metodo, quasi in un continuo concrescere, il pre­sente volume propone in tre direzioni la a lettura dell'economia italiana degli ultimi cento anni nell'ambito nel problema dello sviluppo capitalistico. Ma il primo saggio (Lo