Rassegna storica del Risorgimento
MUSEO CENTRALE DEL RISORGIMENTO
anno
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1974
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pagina
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613
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Libri e periodici
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sviluppo economico d'Italia negli ultimi cento anni) offre fin dall'introduzione la prima chiave interpretativa di un problema assai dibattuto intorno agli anni *60, da un Iato discutendo Tidea di struttura, la visione storiografica e le argomentazioni di Braudel, le idee degli economisti circa la lunga durata , le tendenze secolari, l'importanza del lavoro e del progresso tecnico per comprendere la <t civiltà di un periodo storico, e dall'altro cogliendo l'aspetto oggettivo e soggettivo dei fatti umani, il rapporto di concatenazione tra essi, valutando infine l'importanza delle forme di vita economica e indicando nelle variazioni delle strutture l'oggetto della storia (p. 39). In tal senso il Dal Pane, chiarendo il rapporto tra momento economico e momento politico nel Risorgimento, esamina nella storiografia da Volpe a Gramsci, Romeo ed oltre le varie questioni concernenti gli inizi del Risorgimento, il nesso Italia-Europa, il processo di unificazione economica e politica, lo sviluppo capitalistico in Italia ecc., riassumendo e presentando in modo esemplare le varie tesi, discutendo infine la teoria dell'accumulazione capitalistica (dall'interpretazione di Marx ai più recenti studiosi dell'argomento), e le applicazioni di essa teoria compiute dal Romeo nel suo volume Risorgimento e capitalismo, occasione di polemiche e dibattiti utili e stimolanti. Avanzando in proposito una serie di rilievi critici e rammentando l'impostazione di Marx relativamente al concetto di capitalismo (schema teorico modello storico dell'accumulazione capitalistica), allo scopo di invitare alla cautela nell'uso degli strumenti di ricerca e interpretazione, il Dal Pane propone varie riflessioni sui metodi di ricerca (a campione; dei sondaggi; a piani sistematici; in termini quantitativi; per totalità ecc.) e si sofferma sull'importanza del modello teorico, pur essendo ben consapevole che esso non può e coincidere in tutte le sue parti con la realtà, più varia e complessa: oc Nella costruzione di codesti modelli il teorico deve ricorrere di continuo al supposto di considerare come invariabili, condizioni per se stesse variabili, deve in altre parole, ricorrere quasi ad ogni passo alla premessa: ceteris paribus (...) Compito dello storico come tale non è quello di costruire modelli teorici, né di trascinare la realtà entro lo schema teorico, ma invece di accertare i fatti e di interpretarli valendosi come strumento di interpretazione dei modelli teorici appropriati, quando ciò sia conveniente (pp. 194-195). Il secondo saggio (Le trasformazioni delle strutture economiche nell'Italia unificata, 1861-1965) costituisce un'esemplare analisi storico-economica che, partendo dallo studio della tecnica, descrive e interpreta lo sviluppo economico dell'Italia negli ultimi cento anni, giungendo a conclusione non ottimistica sulla economia italiana la quale oggi <c attraversa una fase di crisi, che non è solo di congiuntura. Due sistemi si contendono il campo: uno è quello dell'economia di mercato, l'altro quello del capitalismo di Stato e dell'economia diretta o manovrata, che dir si voglia. Per alcuni, sia che si tratti di economisti liberisti o di pseudosocialisti, quest'ultimo sistema potrebbe definirsi socialista o collettivista. Per noi invece non ha nulla a che vedere con quello che a suo tempo fa chiamato socialismo scientifico. Si tratta piuttosto di un qualcosa che ha tutto il sapore di quei sistemi intermedi di dirigismo, di cui abbiamo un esempio nel nostro recente passato (pp. 272-273). E tale conclusione del saggio di Dal Pane si alimenta, quasi ad ogni pagina, di giudizi e di dati circa le profonde diversità di ambiente e storia tra le varie regioni e parti d'Italia, le difficoltà connesse col processo di unificazione politico-amministrativa, la nascita e l'evoluzione dell'industria, l'apporto del capitale straniero e l'accumulazione del risparmio, il fenomeno dell'emigrazione, lo sviluppo del capitalismo in agricoltura e la proletarizzazione dei lavoratori, il peso dell'apparato statale sulla vita economica del paese, il ritmo di sviluppo industriale e agricolo, le ce crisi infine connesse con le due guerre mondiali ecc. (efr, ad es. G. MORI, Le guerre parallele. L'industria elettrica in Italia nel periodo della grande guerra (1914-1918), in Studi storici, a. XIV, n. 2
(1973), pp. 292-372).
Il terzo saggio infine (L'atteggiamento dei lavoratori di fronte al progresso tecnico), sia pur con dichiarato carattere provvisorio, traccia le linee di un rapporto esistente per lunghi decenni tra lavoratori e industria, valutato tanto sotto il profilo dello sviluppo e tecnico di essa, quanto per i problemi concernenti la legislazione sociale, le organizzazioni operaie e l'atteggiamento dei sindacati, il pensiero economico, la disoccupazione, l'industrialismo ecc. Se per gli inizi del processo unitario è utile, ad es., il saggio di G. Are, // problema dello sviluppo industriale nell'età della Destra (Pisa, 1965), per un disegno d'insieme soccorrono il volume di B. Caizzi, Storta dell'industria italiana (Torino, 1965), e