Rassegna storica del Risorgimento

MUSEO CENTRALE DEL RISORGIMENTO
anno <1974>   pagina <615>
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Libri e periodici 615
che è più agevolmente collocabile entro gli schemi di una - storia politica ' in senso stretto. A modesto parere di chi scrive, il meglio di questi ultimi quattro capitoli, più che dalle pur interessanti notazioni sul noto agitatore socialista Giovanni Domanico, è costituito dalla magistrale ricostruzione della biografia e della carriera politica di Luigi Fera, dagli esordi radicali e giolittiani fino al melanconico approdo fascista (anche se di un fascismo pieno di perplessità e di riserve mentali). Sono queste le pagine meglio riuscite, nelle quali il Guarasci si muove visibilmente più a suo agio, di questo libro a metodologia composita, a più piani, in cui la prospettiva diacronica dello storico e quella orizzontale del sociologo convivono in feconda dialettica ed al quale non avrebbe certamente giovato un'impostazione che fosse stata sin dall'inizio puramente e semplicemente politica.
Si tratta, insomma, di un libro utilissimo e stimolante, che soddisfa in pieno l'esi­genza, in questi ultimi tempi autorevolmente prospettata da Lucio Gambi, di <c una geo­grafia per la storia : basti accennare alla diligente, minuziosa, scientifica ricognizione geo-socio-economica di tutto Vhinterland roglianese ed alla lucida individuazione della par­ticolare " vocazione * di Rogliano stessa, collegata al fatto di occupare la linea di displuvio tra le due valli del Savuto e del Crati. Si tratta aggiungiamo di un libro indubbia­mente ' nuovo * negli studi calabresi, nel quale la colloquialità e la scioltezza dell'esposi­zione, l'estrema ' leggibilità ', non danneggiano il rigore scientifico della ricerca, che è severa e documentatissima.
FRANCESCO VOLPE
OSVALDO GNOCCHI VIANI, Ricordi di un internazionalista, a cura di LETTERIO BRIGUGLIO (Centro per la Storia del Movimento Operaio nel Veneto, Istituto di Storia Medievale e Moderna dell'Università di Padova); Padova, 1974, in 8, pp. 175. S.p.
Il nome di Gnocchi Viani è stato al centro di due poderose opere recentissime, quella del Merli sulle origini del proletariato industriale italiano e quella del Barbadoro sull'orga­nizzazione sindacale prefascista, in una divergenza di opinioni molto risentita e signifi­cativa circa l'incidenza esatta della rete delle camere del lavoro, di cui il Nostro è precur­sore e pioniere indiscusso nell'ultimo decennio dell'Ottocento, nei confronti da un lato della resistenza di classe, dall'altro della tematica riformista all'interno del partito socialista.
Lo Gnocchi Viani che vien fuori da quest'opuscolo amorosamente ristampato, intro­dotto ed annotato dal Briguglio, prescinde viceversa proprio da questo periodo centrale e cruciale della sua lunga e battagliera milizia socialista, per illuminare gli ultimi anni del Nostro, quando egli è ormai un grosso notabile del cooperativismo, dell'umanitarismo, del­l'istruzione popolare a Milano, e sente tuttavia il bisogno di confidare a giornali fin nel titolo risentitamente classisti, La Battaglia Proletaria., Il Fascio Socialista, una sua rievoca­zione tutta personale della Prima Internazionale, un <c integralismo rivoluzionario nel quale senza dubbio l'anarchismo più o meno collettivista e l'operaismo hanno gran parte, ma di cui elemento preponderante è una forte unità morale, ima consapevole passione li­bertaria.
In poche parole, l'inLerlocutore polemico di quest'opuscolo (che storicamente e criti­camente è poverissima cosa, ma vale assai come testimonianza d'una mentalità e d'una cul­tura) è innegabilmente Filippo Turati: per quella data iniziale 1892 del socialismo politica­mente organizzato che il Nostro sembra contestare implicitamente ad ogni pagina, per quel quinquennio che è andato a sfociare in un nuovo pseudo-integralismo, quello del Morgari al congresso di Roma del 1906, dinanzi al quale, secondo l'acuta ipotesi del Briguglio, l'A. av erte la necessità di rifarsi a quello autentico del 1864, in grado di emarginare e di abbrac­ciare ad un tempo cosi il riformismo come l'intransigenza, ed anche, perché no?, il sinda­calismo rivoluzionario, bordeggiarne ormai ai margini del partito.
Quella di Gnocchi Viani è dunque essenzialmente una istanza unitaria e classista, e questa sfumatura, insieme con gli uomini che vi convergono, da Lazzari a Velia ed a Ser­rati, la qualifica autorevolmente quale prima incubatrice, autonomamente così dal musso-linismo come dalla guerra (una precisazione di molto rilievo) del futuro massimalismo,