Rassegna storica del Risorgimento

MUSEO CENTRALE DEL RISORGIMENTO
anno <1974>   pagina <622>
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Libri e periodici
Wilson di una settimana prima del 4 dicembre pare volere garantire ancora la non­ingerenza degli Stati Uniti negli affari interni della monarchia, in quanto non trovano ancora eco le rivendicazioni delle nazionalità soggette e delle cui esigenze si faceva inter­prete in maniera pressante remigrazione slava in America. Tale atteggiamento degli Stati Uniti si potrà rilevare anche nel discorso di Wilson dei 14 punti, di cui solo il decimo si riferisce ai popoli dell'Austria-Ungheria, per i quali si rivendica genericamente il diritto a uno ce sviluppo autonomo . Intanto, nel Dipartimento di Stato si fa strada la tendenza a sfruttare il malcontento che serpeggia tra le nazionalità soggette, allo scopo di indebolire dall'interno la stabilità della monarchia, pur senza voler giungere alla sua dissoluzione.
Fra il gennaio e il febbraio del '18, sembra ancora che gli Stati Uniti credano nella possibilità di una pace separata con l'Austria, il cui governo era sempre più consapevole della stanchezza della popolazione e preoccupato dal pericolo di oc una ondata rossa , di una rivoluzione di ispirazione bolscevica sul suo territorio. Corrono poi voci, nell'Europa neutrale, di un crescente dissidio fra Austria-Ungheria e Germania, per cui gli Stati Uniti paiono intenzionati ad agire in maniera indipendente dagli alleati e a riawiare contatti con FAustria-Ungheria. Questi ultimi, iniziati con i buoni uffici del re di Spagna, vengono interrotti dalla notizia della pace di Brest-Litovsk, cui segue un irrigidimento da parte austriaca ed una maggior pressione politica della Germania, nei confronti dell'Austria-Ungheria e di una sua cresciuta pressione militare sul fronte occidentale (offensiva del
marzo '18).
Lo scandalo Czernin-CIemenceau e la pubblicazione delle lettere di Sisto di Borbone, spezzano i tenui fili che ancora legavano gli U.SA. all'Austria-Ungheria e portano al a ma­turare della logica dello smembramento . H timore del ritiro dell'Italia dalla guerra (voci di un'offerta di pace dell'Austria all'Italia, preoccupata di una sua collaborazione con le nazioni slave soggette) con l'eventuale rifluire di forti contingenti austro-tedeschi dal fronte italiano a quello francese, spingono Lansing e Wilson ad un atteggiamento pragmatico, ad un interessamento più marcato per le nazionalità dell'Austria-Ungheria. Comunque, tiene a ribadire Ara, deve essere ancora sottolineato il carattere strumentale, di opportunità tat­tica, della presa di posizione americana. Le vicine elezioni negli U.S.A. contribuivano a dare poi una dimensione interna al problema delle nazioni soggette, in quanto si cercava di assicurare a Wilson il voto dell'elettorato slavo-americano. Si intensificano i contatti con l'emigrazione, pur senza giungere ad una presa di posizione definitiva, come si può desu­mere dal discorso di Wilson del 4 luglio 1918, in cui il presidente americano evita ogni riferimento ad una soluzione delle questioni nazionali dell'Austria-Ungheria.
La seconda metà del 1918 vede il deteriorarsi della situazione militare e politica della monarchia. Determinante diviene quindi l'appoggio alle nazionalità soggette, ragion per cui il governo americano decide il riconoscimento del Consiglio Nazionale Ceco, postulando cosi implicitamente la dissoluzione della monarchia danubiana. Se non avviene parallela­mente il riconoscimento formale delle aspirazioni nazionali degli Slavi dei sud, è per non guastare i rapporti fra gli Stati Uniti e l'Italia.
L'estremo tentativo di pace del governo di Vienna e il progressivo deteriorarsi della situazione interna austriaca, spingono gli Stati Uniti verso la tesi dell'inevitabilità della dissoluzione della monarchia. Essa diviene allindi l'obiettivo della diplomazia statunitense - per concludere con una felice affermazione di Ara ... quando essa si sta già realiz­zando per la pressione di forze interne, il cui sviluppo e la cui affermazione sono stati in­dubbiamente favoriti dalla guerra e dalla politica delle nazioni dell'Intesa; ma che tendono a realizzare propri fini politìco-nazionali, che non rientrano tra gli obbiettivi bellici né degli Stati Uniti né delle potenze associate .
GIUSEPPE RUTTO