Rassegna storica del Risorgimento
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>; GIORNALI VENEZIA 1849; TOMMASE
anno
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1975
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Giuseppe Ratto
sioni etico-politiche del Tommaseo al di là delle dispute e delle controversie che avevano caratterizzato la sua precedente attività politico-letteraria.
Lo spirito e lo stile profetico con il quale spesso il Tommaseo ammantava le proprie considerazioni, non devono farci dubitare della sincerità delle posizioni prese dallo scrittore dalmata in merito ai casi di Venezia e più in generale al problema del risorgimento morale, religioso e politico dell'Italia: l'esperienza religiosa intensamente sentita e vissuta quale si riflette nelle pagine della Fratellanza de9 Popoli e le proposte di riforma religiosa e politica ivi contenute, meritano pertanto una lettura attenta e una serie di note e considerazioni che propongo all'attenzione del lettore.
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Nell'ultimo numero del Precursore (Rivista settimanale di Pacifico Vanissi) del 25 marzo 1849, apparve una lettera del Tommaseo, datata 22 marzo, che proponeva la creazione di un nuovo giornale:
Nel di che compisce Panno della nostra liberazione, sul punto che sta per rompersi di nuovo la guerra, io vi propongo un giornale che s'intitola da una parola d'affetto, perchè le grandi cose io credo si formino di elementi contrapposti; perchè nella guerra stessa credo che l'odio del male, senza l'affetto del meglio conducano a mina e a vergogna; perché l'esito infelice sortito finora dalla lega de' principi anche buoni, de' giovani anche forti ed onesti, credo ci consigli di finalmente ricorrere alla fratellanza de' popoli. Quello che non potettero i re per cerimonia cugini, potranno i popoli fratelli per necessità, per utile, per natura, per libero amore fratelli. Da questo angusto ma splendido nido della italica dignità, vorrei potesse sciogliere il volo un principio ancor più universale; e che dalla torre di S. Marco facessesi intendere la parola del Vangelo politico di tutte le genti. Non alla pacificazione soltanto dei Magiari con gli Slavi e degli Slavi con gli Italiani (da me desiderata e vaticinata, è gran tempo) mirano i miei pensieri; ma abbracciano in una idea quanti popoli possono mai, ora o poi, consentire intimamente tra sé, senza che i ministri de' principi sieno loro interpreti o ineloquenti, o svogliati o indocili...
Il principio della fratellanza de' Popoli abbatterà le due incomode pareti che dividendo le coscienze umane, rendono per ora malagevole l'unificazione vera: dico l'unificazione tra Greci e latini, cattolici e protestanti, divisione nata in tempi di servitù, e della quale i re e i servitori dei re si giovarono a ribadire la servitù. La fratellanza de' Popoli leverà gli occhi nostri dal corto circuito di questo Occidente in cui da più di secent'anni ammiserì scono orgogliosamente le menti e gli animi umani; leverà gli occhi nostri, dicevo, nell'ampio sereno di quell'Oriente col quale Venezia convisse per secoli, e da cui forse attinse l'ampiezza e la gravità del pensiero, la posatezza e la dignità del sentire, che fece unico il suo reggimento.
Ma le cose lontane non ci faranno dimenticare le prossime. E appunto perchè la Nazione italiana comprende più Popoli, varii di stirpe e di tradizione, di abitudini; raccoglieremo con cura gli indizii e antichi e nuovi delle loro conformità; gli antichi e nuovi sforzi che fecero e fanno per affratellarsi davvero...
Il significato che il Tommaseo intende dare alla propria iniziativa appare evidente in questo suo manifesto programmatico: l'utopia di una iniziativa popolare atta a risolvere i grandi problemi politici e soci-ali mediante un sentimento di solidarietà, di amore, di fratellanza universale, ch'era poi il sentimento cattolico, com'egli lo intendeva, sottende il Vangelo politico che il Dalmata offre ai Veneziani e a tutte le genti. Il momento universale della rivoluzione quarantottesca cui il Tommaseo pare aderire completamente in queste sue prime proposte e formulazioni romanticamente rivoluzionarie , ma rivoluzionarie secondo il Vangelo, si stempera in un recupero di patriot-