Rassegna storica del Risorgimento
ITALIA POLITICA INTERNA 1865-1867; MENABREA DI VAL DORA LUIGI F
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1975
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Luigi Federico Menabrea
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l'insurrezione, cadevano sotto la disposizione dell'articolo 120 del Codice penale toscano, e i senatori e deputati che ne facevano parte, non godendo più del privilegio di immunità, cadevano sotto gli art. 37 e 45 dello Statato. Nel frattempo il generale Menabrea, nella qualità di ministro degli Esteri, dirigeva una circolare agli agenti diplomataci italiani all'estero dichiarando che a seguito dell'occupazione da parte di truppe francesi dei territori dello Stato della Chiesa (il gen. De Failly il 29 ottobre aveva rivolto da Civitavecchia, un proclama ai Romani annunciando l'arrivo del corpo di spedizione francese, da lui comandato, per proteggere il Santo Padre e il trono pontificio) il governo del Re aveva dovuto assumere la grande responsabilità di ordinare alle truppe regie di varcare il confine pontificio: Nel fatto dell'intervento delle truppe imperiali di Francia essendosi alterate le condizioni della Convenzione di settembre, il governo del Re era in obbligo di tutelare il suo diritto ponendosi in eguale condizione dell'altra parte contraente per poter imprendere in pari situazione, nuovi negoziati .5) Questo atto, che la Gazzetta Ufficiale nel successivo 2 dicembre confermò essere d'importanza puramente simbolica, determinò l'attacco frontale della maggior parte dell'opinione pubblica e costituì il primo dei motivi della forte opposizione che il ministero -avrebbe incontrato in Parlamento; tranne l'Opinione, infatti, tutta la stampa si schierò contro Menabrea: alla domanda sul perché la Francia fosse intervenuta, dato che il ministero era una garanzia contro 'la rivoluzione, in quanto aveva promesso di chiamare i garibaldini dietro la linea delle truppe italiane e di trascinar-veli a suon di piombo , e si era elevato a difensore dell'autorità spirituale del Papa che nessuno si era sognato di attaccare, il Diritto trovava la risposta proprio nel carattere di quel governo, perché un ministero reazionario è debole e la Francia non se ne può fidare e perché si accostava per le sue origini e per la sua formazione al sistema di politica e di governo personali che Napoleone III aveva inaugurato e di conseguenza l'Imperatore non voleva vegliare alla conservazione di questa sconciatura della politica italiana .6 L'occupazione mista era poi ritenuta indecorosa, costrìngendo essa l'Italia a venire a patti con un avversario, a riconoscere la sua prepotenza, a cedere parte del diritto nazionale. Ma quella semplice operazione di polizia in appoggio a quella del corpo francese, con lo scopo di mostrare prestigio di fronte all'alleato e allo Stato pontificio, si concluse il 1 novembre, poiché il governo del Re non riteneva opportuno rimanere più a lungo nei punti occupati dalle proprie truppe. La situazione sfuggì così ad ogni possibilità di controllo e il 3 novembre i garibaldini furono sconfitti a Mentana. L'unica via che restava al ministero per placare l'ira dei Francesi, era togliere al Partito d'Azione il suo capo, Garibaldi, che la sera del 4 novembre fu arrestato a Figline. Questo suscitò lo sdegno di gran parte del paese, tanto più che si volle mettere Garibaldi a disposizione dell'autorità giudiziaria, che per i reati politici deve sempre subordinare il suo criterio giuridico al criterio politico del governo: la questione da legale si convertiva in politica e, sono parole del Dina, volendosi fare un processo a Garibaldi sarebbe stato necessario farlo non solo a' molti complici di lui, ma anche al Ministero precedente, che la Camera de' deputati avrebbe dovuto mettere in stato di accusa >.7) Per chiarire la
s) L'Opinione, 2 novembre 1867, a. XX. n. 303, p. 3. *) Il Diritto. 31 ottobre 1867, a. XIV, n. 299, p. 1. 7) L'Opinione, 11 novembre 1867, a. XX, n. 312, p. 1.