Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA POLITICA INTERNA 1865-1867; MENABREA DI VAL DORA LUIGI F
anno <1975>   pagina <20>
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20 Luciana Duranti
situazione riguardo a questo e agli altri atti del ministero, Menabrea, in qua* lità di ministro per gli Affari Esteri, TU novembre, scrisse una nota diplo­matica, nella quale esponeva lo svolgimento e lo stato della questione romana.8' Questo perché voleva illuminare le potenze intorno alla grave questione, che la Francia aveva intenzione di sottoporre alla loro deliberazione secondo la cir­colare del 25 ottobre, e metterle in grado di decidere se aderire o meno alla proposta di radunare la conferenza. D'altra parte questa conferenza era un vero e proprio punto interrogativo: se consultiva sarebbe stata un'accademia, 6e deliberativa avrebbe potuto venir sostenuta con le armi. Inoltre non era preci­sato in qual modo avrebbe dovuto prendere le sue deliberazioni non cono­scendosi neanche quali potenze sarebbero state convocate. E, non ultima domanda, tali deliberazioni avrebbero avuto l'importanza di autorevoli con­sigli o quella di sanzioni? Era necessario, quindi, limitare l'argomento della discussione alle difficoltà tra l'Italia e la Santa Sede, in modo che non si po­nesse in forse la costituzione del Regno d'Italia. Ultima alternativa: se la con­ferenza avesse deliberato a favore del potere temporale, la decisione sarebbe stata contro l'Italia; diversamente avrebbe offeso gli Stati cattolici il cui inter­vento l'Italia non poteva permettere perché Roma era per lei questione di vita. Il 7 novembre, perciò, una lettera di Menabrea a Nigra, ambasciatore del Re a Parigi, chiariva il memorandum: Signor ministro... anche il Governo fran­cese con la circolare del 25 ottobre ha preso un solenne impegno di considerare come adempiuto il compito suo e di ritirarsi dal territorio pontificio tostoché questo fosse libero dagli aggressori e la sicurezza ristabilita. Siffatte condizioni sonosi ormai avverate. Col ritirarci dietro le nostre frontiere abbiamo tolto di mezzo qualunque motivo di dilazione; ed ora fidenti nelle parole della Francia, aspettiamo che il governo imperiale faccia cessare a sua volta un intervento che noi giudichiamo non necessario, che fu per l'Italia un fatto doloroso e che, ove si prolungasse, riuscirebbe di ostacolo ad uno stabile accomodamento... Dalle cose occorse ognuno è però tratto necessariamente a conchiudere che lo scopo della Convenzione del 15 settembre 1864... andò interamente fallito... Roma offre oggidì il ingoiare spettacolo di un governo che per reggersi sti­pendiò un esercito composto di gente raccolta in ogni paese, sproporzionato affatto alla popolazione e ai mezzi finanziari dello Stato, e che pur crede di essere costretto a ricorrere ad interventi stranieri. Un sincero accordo con l'Italia toglierebbe ogni sospetto di pericolo per la Santa Sede... 9> e per il Papa, che l'Italia saprà difendere e circondare di tutta quella venerazione che gli è dovuta, facendone rispettare l'indipendenza e la libertà. Se la Francia subordina dunque il ritiro delle truppe ad una conferenza, l'Italia non si opporrà, purché se ne determinino bene i limiti. Le speranze di Menabrea furono confermate nella nota del Moniteur del 12 novembre, secondo cui la Francia si disponeva a lasciare lo Stato pontificio appena vi fosse assicurato l'ordine.,0) Ma all'inaugurazione del Corpo legislativo francese (18 novembre). Napoleone si richiamò ancora una volta alla conferenza e ciò mise in chiaro il carattere strettamente politico del problema, che era specialmente questione
8) Sull'atteggiamento del Governo Menabrea dopo Mentana cfr. R. MORI, // tramonto del potere temporale ( 1866-70 )n Roma, 1967, pp. 268 sgg.
9) L'Opinione, 13 novembre 1867, a. XX, n. 314, p. 3.
10) Ibidem.