Rassegna storica del Risorgimento

ITALIA POLITICA INTERNA 1865-1867; MENABREA DI VAL DORA LUIGI F
anno <1975>   pagina <21>
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Jjìiigl Federico Menabrea
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d'influenze. Tuttavia, in seguito alla dichiarazione inglese di non adesione del 20 novembre, anche la prospettiva della conferenza svanì e il ministero Me* nabrea iniziò un periodo di raccoglimento per preparare la posizione da soste­nere in occasione della prossima riapertura della Camera. H carattere essen­zialmente conservatore, ma non reazionario, del ministero, è facilmente rileva­bile dallo svolgimento del Consiglio dei ministri tenuto il 13 novembre, nel quale sono importanti le risposte ai quesiti posti dal guardasigilli Mari, che poi furono scrupolosamente attuate. Le deliberazioni prese riguardavano la convo­cazione del Parlamento, stabilita per il giorno 5 dicembre; la scelta del presi­dente della Camera (Lanza), con l'intento di non farne una questione di fidu­cia; l'esercizio provvisorio del bilancio, fissato per i primi tre mesi e in dipen­denza dalle decisioni di Lanza, come presidente della Commissione bilanci, le nuove leggi da presentare, evitando la discussione su quelle che avevano con­dotto all'ordine pubblico e a mantenere il principio di autorità ; il processo Garibaldi, da citare in giudizio col consenso della Camera; il deferimento al Senato, come Alta Corte di giustizia, dei giudizi sui garibaldini con delibera­zione della Camera, lo scioglimento di questa in caso di voto di sfiducia, da evitare specialmente se il Re incaricasse persone del partito d'ordine e se si fosse ottenuta la facoltà dell'esercizio provvisorio ; nuove elezioni in senso governativo assicurate da buoni prefetti; un altro ministero conservatore in caso di una nuova Camera ostile; programma del ministero, reso necessario dal proclama del Re e semplice esposizione dello stato di fatto; l'immediata nomina di un ministro di Agricoltura e commercio. n) Successivamente fra le diverse soluzioni si scelse l'amnistia per Garibaldi e i suoi seguaci, amnistia che comparve sulla Gazzetta Ufficiale del 5 dicembre, ritenendosi opportuno, in considerazione del ritorno della tranquillità nel paese e della prossima con­vocazione dei rappresentanti della nazione, stendere un velo su ciò che era stato. E questo si dimostrava tanto più urgente in quanto i giornali di sinistra cominciavano a rinfacciare a Menabrea di aver impedito al gabinetto prece­dente di ricostituirsi e di marciare su Roma ad onta della Francia e contro la Francia, di aver provocato tutto lo scompiglio all'interno e tutto il discredito all'estero, e il terzo partito conduceva un'opposizione su tutte le linee, senza motivi precisi e col solo scopo di sostituire l'attuale gabinetto con quello cbe aveva in pectore. Ma lo sterminato pubblico sosteneva il Governo, pago della fortuna di averne trovato uno. Ad esso non si poteva rimproverare né il modo in cui era sorto, dopo otto giorni di potere vacante, né ciò che aveva fatto e, in questo momento, appariva chiaro a tutti che la prudenza non sarebbe stata certo troppa: era necessario sostenere il ministero perché ministero!
Divampavano ancora le polemiche che, dapprima dirette contro l'uomo di Novara e Aspromonte, Ratta zzi, si erano poi rivolte contro Menabrea, di cui si ricordava il passato reazionario e clericale e che si accusava di acquiescenza all'indirizzo del Governo francese, quando il 5 dicembre si aprì il Parlamento. Menabrea aprì la sessione comunicando alla Camera la costituzione del nuovo ministero W e passò quindi all'esposizione del programma politico, prospet­
ti M. MARI, op. eli., pp. 489.
12 ) L. F. Menabrea, presidente del Consiglio dei ministri, ministro per gli afTari esteri, ed incaricato del portafoglio della Marina; A. Gualtcrio, ministro per gl'interni; L. G. Cnmhray-Digny, ministro per le finanze, con incarico del ministero di agricoltura e