Rassegna storica del Risorgimento
ITALIA POLITICA INTERNA 1865-1867; MENABREA DI VAL DORA LUIGI F
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1975
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Luigi Federico Menabrea
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l'esazione del tributo. Ma, non appena il ministero delle Finanze fece conoscere alcune concessioni per agevolare l'osservanza della legge sul macinato, fra cui la facoltà per i mugnai che si ritenevano troppo gravati di reclamare presso le Commissioni comunali o consorziali, nonché di pagare le tasse in rate numerose di somme minime, la situazione tornò verso la normalità.44' Nel frattempo, mentre di Parlamento era ancora in vacanza, per evitare che alla riapertura prendesse la parola qualche moderato, Ferrari presentò alla segreteria della Camera un'interpellanza sui moti del macinato. Il dibattito, seguito il 21 gennaio, fu molto animato e Ferrari arrivò a dire: Per la prima volta, da tempo immemorabile, si riscuotono le imposte a fucilate . 45> La questione si metteva talmente male per il ministero che perfino Mordini si rese conto ohe bisognava sostenerlo non in quanto ministero Menabrea, ma in quanto Governo, cioè principio di autorità, e che schierarsi contro di esso avrebbe significato colpire un principio che doveva essere rispettato da tutti i partiti. Perciò anche il terzo partito votò in favore del ministero <su un ordine del giorno estremamente evasivo.
Si venne successivamente a discutere un progetto di legge per l'abolizione della dispensa dalla leva in favore dei chierici. Ma non era questione da porsi su un piano militare, bensì su quello dell'irrigidimento dei contrasti tra Stato e Chiesa. La votazione fu favorevole alla legge ma dimostrò che i voti che avevano costituito la maggioranza erano espressione di anticlericalismo, e non di favore al ministero, che andava sempre più perdendo terreno.46) Quanto la maggioranza che lo sosteneva fosse costretta e precaria si vide nella votazione dell'esposizione finanziaria fatta da Cambray-Digny alla fine di aprile. Il ministro delle Finanze fece comprendere che il corso forzoso poteva essere estinto solo mediante la somma straordinaria di 728 milioni, che dovevano servire per ritirare dalla circolazione 50 milioni di buoni del Tesoro, pagare il debito di 378 milioni contratto con la Banca e con altri 300 milioni far fronte a tutti i disavanzi del bilancio fino al tempo del pareggio. Per ottenere tale somma egli proponeva: 1) un prestito obbligatorio di 320 milioni da pagarsi nello spazio di 4 anni; 2) un contratto col quale la società incaricata della vendita dei beni demaniali avrebbe dovuto anticipare allo Stato 300 milioni sulla liquidazione dell'asse ecclesiastico ; 3) il passaggio del servizio di tesoreria alla Banca Nazionale e al Banco di Napoli, i quali istituti, a titolo di garanzia, avrebbero dovuto depositare presso il Tesoro 100 milioni con l'interesse del 5 . **) Per attuare questi provvedimenti finanziari il ministro aveva ritenuto opportuno rafforzare la maggioranza ministeriale e conduceva lunghe trattative con la Permanente che, costituita quasi esclusivamente di uomini politici piemontesi che propugnavano l'economia nelle spese pubbliche non escluse le spese muli-tari, era stata fino allora uno dei più vigorosi elementi dell'opposizione. Di tale accordo si parlò apertamente nella seduta del 27 aprile, quando, durante la discussione del progetto di legge sull'esercizio provvisorio, il Ricciardi do-
**') R. ZANCHERI, / moti del macinato nel bolognese, in Le campagne emiliane nell'epoca moderna* Milano, 1957.
45) CAMERA OBI DEPUTATI, Atti parlamentari. Discussioni, legisl. X, sess. 1869, 21 gennaio, p. 8884.
46) Ibidem, 18 e 19 aprile 1869, pp. 9995 sgg. e 10029 sgg.
47) Ibidem, 20 e 21 aprile 1869, pp. 10055 sgg.