Rassegna storica del Risorgimento
ITALIA POLITICA INTERNA 1865-1867; MENABREA DI VAL DORA LUIGI F
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1975
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Luciana Duranti
mandò a Menabrea se la facoltà dell'esercizio provvisorio doveva intendersi concessa al ministero presente o al ministero in fieri. Il presidente del Consiglio, dopo aver detto che un ministero non si può trasformare che per eventi gravi e rilevanti avveratisi fuori o dentro il Parlamento , rilevò che tali fatti non vi erano ancora stati, ma che, se fossero avvenuti, costituzionalmente avrebbero potuto aver luogo quei rimpasti ministeriali che allora non si potevano prevedere. A una risposta tanto evasiva Nicotera ribattè che in Italia nessuno ignorava le trattative fatte per provocare una crisi extraparlamentare, mentre sarebbe stato costituzionalmente più corretto che, se il ministero sentiva il bisogno di una nuova maggioranza sulla questione bancaria, provocasse tale erìsi in Parlamento. Nonostante l'appoggio offerto a tale tesi da Lanza e Crispi l'esercizio provvisorio fu approvato con 175 voti contro 54. **) Frattanto il connubio con la Permanente andava in porto e il 3 maggio, in occasione della discussione per il bilancio dell'entrata per il 1869, prese la parola il Ferraris che, dopo aver premesso che durante il periodo dell'unificazione non solo non si sapeva, ma forse non si doveva conservare quell'assennatezza nello spendere, che dovrebbe essere principal cura dei Governi liberi , avvertì che, passato tale periodo, era necessario rimediare agli errori per portare lo Slato verso normali forme di vita. Noi abbiamo avuto tre obiettivi principali disse : ordinamento liberale per tutti; regime morale ed economico; fermezza nelle aspirazioni nazionali... Per me, o signori, io credo che non vi sia altra maggioranza possibile, fuori di quella che s'ispiri ad una schietta e franca libertà; non chiederò a coloro che la formeranno di sconfessare il loro passato, di ripudiarlo con dichiarazioni di adesione ad altre idee opposte; ma credo fermamente che lo spirito della maggioranza vera debba prendere un indirizzo nuovo, o liberale, rinunziando ad un sistema d'esclusione che anch'esso ha fatto il suo tempo .
Ferraris propose quindi un ordine del giorno che rese l'accordo di pubblica ragione: La Camera, persuasa che i voti della nazione vogliono la maggiore unione e concordia di forze per provvedere risolutamente al restauro delle finanze colla più stretta economia e col migliore assetto delle imposte stabilite per legge; convinta che, fermi in questi propositi, si possa assicurare il naturale ed ordinato svolgimento delle libertà sancite dallo Statuto e dai plebisciti che lo consacrarono; udite le dichiarazioni fatte dal ministero, e confidando che farà in modo che in questo senso venga condotta la pubblica amministrazione, passa alla discussione dei capitali.49) L'unica vivace opposizione a tale ordine del giorno fu quella di Giovanni Lanza: se si vuole ora un voto chiaro ed esplicito, se si mira con questa votazione a definire i partiti, permettetemi che io vi dica che questa risoluzione non genera che un altro equivoco; essa contiene tali massime, tali princìpi, che nessuno dall'estrema destra all'estrema sinistra non può mancare di votarlo. Se poi essa indica fiducia nel ministero, se questo è il vostro intendimento, voi sapete che un voto di fiducia non si può dare dopo una discussione di un'ora che non ha potuto sfiorare le più gravi e le più urgenti questioni che toccano all'avvenire delle nostre finanze .w) L'esigenza del Lanza era più che giustificata, ma la diseus-
4S) Ibidem, 27 aprile 1869, pp. 10220 sgg. **> Ibidem, 3 maggio 1869, pp. 10350 sgg. ) Ibidem, pp. 10361 sgg.