Rassegna storica del Risorgimento
ITALIA POLITICA INTERNA 1865-1867; MENABREA DI VAL DORA LUIGI F
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1975
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Luigi Federico Menabrea
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che definì erronea e partigiana l'opinione di coloro che volevano fare dei rappresentanti di alcune provincie come un nucleo partigiano per rancore, per odio e per simili pretesti e biasimò il presidente del Consiglio che, con la tesi del maggiore riawicinamento, aveva accreditato tale opinione. w) La Sinistra costituzionale reagiva violentemente alla nuova maggioranza grazie soprattutto all'acume di Oliva, braccio destro di Crispi, nel coglierne i lati deboli; secondo Ini, infatti, Menabrea, parlando di scopo comune, non aveva definito quale; auspicando un gabinetto di conciliazione, non aveva detto su quale terreno tale conciliazione doveva operarsi; dicendo cessali gli screzi, non aveva precisato in che cosa consistessero; rivendicando un programma di ordine, libertà e progresso, non aveva esposto linee più definite che caratterizzassero il Governo. La conclusione del discorso fu ancora più battagliera e fece sentire rincostirazionalità oltre che la debolezza del terzo ministero Menabrea: Co-stituzionalmente non si potrebbe giustificare la formazione del nuovo gabinetto, se non considerandolo come un omaggio reso ad una nuova evoluzione d'idee formatesi nella Camera per forza e virtù di cose, al di fuori, al di sopra della volontà e dell'azione dell'amministrazione cessata. Ora, siccome noi dobbiamo sempre partire da questa ipotesi, che, cioè, i nostri amici che fanno parte del gabinetto attuale abbiano portato il loro programma al gabinetto stesso, noi dobbiamo per conseguenza credere che il ministero abbia sentito il bisogno di cedere, di curvare la testa, di subire la forza delle idee che noi abbiamo rappresentato nella Camera, e di cui non siamo disposti a cedere il mandato a nessuno, fino a che non sia provato, fuori d'ogni dubbio, che codesta rappresentanza, che codesta amministrazione sia affidata in mani sicure, e in modo da non cedere ad influenze e a programmi diversi .6I ' Dopo il rimpasto mini-storiale la Camera proseguì svogliatamente i suoi lavori con l'esame dei bilanci e il Gambray-Digny, continuando nella tattica fino allora seguito, volle dare la precedenza a tre progetti di convenzioni finanziarie: per il passaggio del servizio di tesoreria alle banche, per un'operazione sui beni demaniali, per la fusione della Banca Toscana con la Banca Nazionale. Ma si trattò di una battaglia perduta in partenza, proprio mentre il ministero subiva un ulteriore cambiamento in uno dei suoi rami essenziali: il ministero di Grazia e Giustizia, che fu ricoperto il 26 maggio dal senatore Michele Pironti. Inoltre venne ad aggravare la situazione una vera e propria tempesta a proposito dell'inchiesta sulla Regia cointeressata dei tabacchi, essendosi diffuso nella stampa il sospetto che molti deputati della maggioranza ministeriale fossero stati corrotti in quella circostanza.tì)
Benché si risolvesse in modo favorevole al ministero, questo scandalo permise alla Sinistra di scagliargli contro gravi accuse, appoggiate anche dal Bonghi: Il ministero che s'era riformato per rifare, secondo s'immaginava, una forte maggioranza nell'assemblea, s'è trovato senza nessuna autorità per dirigere questa. cosa stranissima e che prova solo quanta ragione noi avessimo nel ripetere... che il tentativo di fare un ministero parlamentare sarebbe finito
> Ibidem, p. 10574.
ài) Ibidem, p. 10575.
) Vedi L. FERRARIS, op. cit., p. 11; TJ. PESCI, Firenze capitale, Firenze, 1904, pp. 160 sgg.; S. CAMERANI, Firenze capitale, Firenze, 1956; CAMERA DEI DEPUTATI, Atti parlamentari, Discussioni, legisl. X, seta. 1869, 2-17 giugno, pp. 10826-11163.