Rassegna storica del Risorgimento
IRREDENTISMO; QUESTIONE ADRIATICA
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1975
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Ennio Maserati
regioni. Vi si mette in luce come gli italiani del Trentino, un blocco compatto di circa 360.000 unità contro sette-ottomila tedeschi, si battessero allora, attraverso i loro rappresentanti dei partiti liberale, clerico-nazionale e poi anche socialista, per ottenere dal governo austriaco non sussistendo prospettive immediate dì successo dell'irredentismo separatista l'autonomia amministrativa, onde sottrarsi alla giurisdizione della Dieta del Tìrolo. A tale richiesta non <si frapponeva una controversia sul tracciato di nuovi confini amministrativi, che potevano ricalcare in parte quelli della sezione di luogotenenza, di Treni con opportune correzioni in alcune valli bilingui, ma essa era osteggiata dalle autorità di Vienna, dalla Dieta di Innsbruck e dai circoli pangermanisti in Austria ed all'estero, preoccupati gli uni e le altre di mantenere la subordinazione deb l'elemento italiano nel Land del Tiroi e di favorire all'opposto la popolazione tedesca con un'accorta politica scolastica, con calcolate scelte d'ordine economico e commerciale, specie in materia di comunicazioni stradali, e con l'attività nazionale di associazioni culturali e sportive. Di fronte al problema della tutela del patrimonio linguistico e culturale italiano, l'atteggiamento del clero locale si mostrava diviso: mentre la gerarchia ecclesiastica manifestava acquiescenza alle direttive imperiali,9) la maggioranza del basso clero, soprattutto delle zone montane, condivideva la rivendicazione di autonomia regionale. Questo complesso di fattori nocivi all'italianità del Trentino veniva però bilanciato dall'incremento demografico della popolazione italiana, dal movimento migratorio della stessa lungo l'alta valle dell'Adige, richiamato dal fabbisogno di manodopera agricola nelle proprietà tedesche, e infine dalle iniziative della Dante Alighieri e della Lega nazionale , stante la posizione ufficiale di disinteresse del governo di Roma.
Diversa, sotto molteplici aspetti, si presentava la situazione delle altre terre irredente, le tre province di Trieste, Istria e Gorizia dipendenti dalla luogotenenza del Litorale, e maggiormente meritevole d'attenzione per i Buoi collegamenti con l'intera questione jugoslava. Infatti nel Litorale non sussisteva una ben definita delimitazione etnica tra i 295.000 italiani (a cui andavano aggiunti 20.000 cittadini del vicino Regno) ed i 360.000 sloveni e croati abitanti la regione, secondo i dati del censimento austriaco del 1890, ma anzi le varie nazionalità, ivi compreso un modesto gruppo di lingua tedesca, convivevano in molti villaggi e grossi centri urbani, tanto da rendere alquanto difficile l'attuazione in loco di un'ipotizzabile riforma costituzionale federalista dell'Impero fondata sul principio dell'autonomia territoriale. Conseguenza di siffatta realtà etnica era l'acuta radicalizzazione di un conflitto nazionale nel quale i contendenti s'impegnavano in una quotidiana prova di forza per meglio tutelare e potenziare le proprie posizioni e le proprie strutture; conflitto al tempo stesso di natura sociale in quanto opponeva l'elemento italiano di estrazione borghese, e come tale detentore quasi esclusivo delle leve economiche e predominante nella gran parte delle amministrazioni locali, a quello sloveno e croato tradizionalmente di origine contadina. Senonché, in seguito ad una crescente immigrazione di sloveni e di croati dall'aspro territorio carsico e dalla vicina provincia di Carniola verso le città e le zone abitate da italiani, e per effetto di un progressivo arricchimento economico e culturale di questi
9) Salvo poi a contrastare la penetrazione pangermanista causa la propaganda Iute* rana che le teneva dietro (cfr. A. DE GAS PERI, / cattolici trentini sotto VAustria, Roma. 1964, voi. II, p. 326).