Rassegna storica del Risorgimento

IRREDENTISMO; QUESTIONE ADRIATICA
anno <1975>   pagina <67>
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Irredentismo e questione adriatica
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contadini inurbati accompagnato da una loro maggior presa di coscienza na­zionale, i rapporti di forza sembravano destinati ad evolvere gradatamente ma irresistibilmente a favore delle due nazioni sino allora emarginate, anche grazie ad un indirizzo di governo sensibile agli interessi di popolazioni lealiste nei confronti della Dinastia, avverso all'altra più o meno manifestamente irre­dentista.10) Un secondo autorevole alleato l'elemento slavo trovava nel clero locale i cui quadri, bassi e più elevati, erano legittimisti e largamente composti da sloveni e da croati, scarse essendo le vocazioni religiose tra gli italiani, molti dei quali accomunati da una professione di anticlericalismo ai loro fratelli della penisola. ll) A prescindere dalle frequenti intromissioni del clero in controversie politico-nazionali, la tensione tra liberali italiani e gerarchia cattolica s'era aggravata in occasione della decisione di quest'ultima d'intro­durre in alcune diocesi la liturgia paleoslava nelle funzioni religiose.
D. maggior favore che alcuni ministeri austriaci dimostravano verso le nazioni slave meridionali entro i confini dello Stato ed il gabinetto in carica del conte Thun ne era una riprova rientrava poi nella prospettiva, sia pur incerta, di assicurare coesione alla Monarchia danubiana attraverso un suo rias­setto trialistico, ed insieme nei disegni di una politica estera rivolta ad assor­bire un numero crescente di popolazioni nei Balcani: l'espansione verso le­vante del germanesimo, con obiettivo meridionale il canale d'Otranto ed il mare Egeo, si sarebbe comunque realizzata con il concorso, compiacente o forzato, d' altre razze .u) Nondimeno se il governo di Vienna si rivelava sollecitò verso gli sloveni del Litorale, non altrettanto lo era nei loro confronti in quelle regioni come la Stiria e la Garanzia dove ad essere contrastata si trovava la supremazia tedesca.
In quanto agli italiani del Litorale, di fronte a quest'indirizzo di conte­nimento e riduzione della loro preponderanza (non di annullamento secondo la convinzione degli irredentisti nazionalisti è bene precisare , non rientrando nei propositi delle autorità di governo la slavizzazione delle città italiane, e di Trieste in primo luogo, perché estranea agli interessi dello Stato e della parte tedesca della Monarchia), non restava ad essi alcuna alternativa al programma separatista. Qualunque fosse risultata l'evoluzione costituzionale dell'Impero asburgico, non potevano che trarne svantaggio nella loro condizione di esigua minoranza se assommati ai connazionali del Trentino e della Dalmazia rag­giungevano appena le 700.000 unità nei confronti dei loro animosi vicini
i) Tra le ultime iniziative governative a favore dell'elemento slavo, si menziona nel rapporto di Loiseau quella relativa all'istituzione di un ginnasio croato a Pisino, per la riso­nanza e le implicazioni politiche dell'avvenimento.
11 ) L'interferenza del clero cattolico nella vita politica era deprecata, oltre che dai liberali italiani tra i quali non mancavano incitamenti a conversioni al protestantesimo, pure da un giornale panslavista d'avanguardia, La Pensée Slave (edito a Trieste in lingua francese e, pare, sovvenzionato dalla Russia), che minacciava conversioni alla fede greco-ortodossa.
12) Nel rapporto di Loiseau il riferimento ad altre razze è specifico ai croati, es­sendo nota l'avversione dei cechi a progetti di espansione austriaca nei Balcani che avreb­bero ostacolato la missione redentrice (secondo il diffuso linguaggio panslavista) della Russia in quella penisola. Rimane poi da verificare il seguito di questa speciale missione presso gli jugoslavi del Litorale, le cui associazioni ed i cui giornali ricevevano effettiva­mente come già fatto notare nel caso dei foglio La Pensée Slave sovvenzioni da parte di agenti russi.