Rassegna storica del Risorgimento

IRREDENTISMO; QUESTIONE ADRIATICA
anno <1975>   pagina <68>
immagine non disponibile

68
Ennio Maser ali
alle cui spalle stavano 1.200.000 sloveni di Camiola e Stìria e 3.000.000 di croati tra l'Adriatico e la Sava. Nell'attesa di condizioni propizie all'unione aula madrepatria delle terre irredente, la parola d'ordine dei liberali nazionali era una difesa ad oltranza dell'italianità minacciata dall'aggressività slava. Del resto contavano su risorse ancora numerose, soprattutto a Trieste dove mante­nevano l'esclusivo controllo degli affari municipali, ma anche in provincia ri­manendo preponderante la loro influenza nelle Diete d'Istria e di Gorizia, e godevano del non trascurabile concorso di mezzi e di uomini offerto dalle associazioni irredentiste della penisola e dell'appoggio di larghi settori del­l'opinione pubblica e della stampa regnicola.
L'auspicata pacificazione tra le comunità conviventi nel Litorale era conseguibile secondo Loiseau attraverso un accordo diretto tra le centrali dell'irredentismo democratico in Italia ed il movimento nazionale jugoslavo mediatrice, come già accennato, l' italianità dalmata e rientrava nel comune interesse delle due sorelle latine di contenere l'espansionismo asburgico nell'Europa sudorientale.13) Nel formulare queste direttrici di po­litica estera, ancora nel 1899, il pubblicista francese considerava irreversibile il processo di dissoluzione dell'Austria-Ungheria;14) resta da vedere sino a che punto influenzato in questa previsione dalle idee dei suoi amici croati di Ragusa e soprattutto di quelli italiani dei circoli irredentisti di Roma, al cui patriottismo partecipava con non minore entusiasmo. Uguale considerazione va rivolta all'accento posto da Loiseau sull'aggressività austriaca nei Balcani in un momento storico, il decennio 1897-1907, nel quale altri qualificati osser­vatori l'esempio a noi più vicino viene offerto dall'ambasciatore italiano a Vienna Costantino Nigra attribuivano piuttosto al Ballplatz un atteggia­ménto di deliberata astensione dalla scena politica internazionale: le agita­zioni nazionalistiche all'interno di un Impero decrepito ne esaurivano le energie e ne ostacolavano l'azione diplomatica, circoscrivendola alla ricerca di intese (e le più significative erano quelle di Pietroburgo del 1897 con la Russia sulla questione d'Oriente e di Monza dello stesso anno con l'Italia limitatamente all'Albania) per rimuovere i motivi di attrito con le potenze vicine.15)
H rapporto di Loiseau continua con un accenno al conflitto delle nazio­nalità a Fiume ed in Dalmazia, per illustrare poi più ampiamente gli interessi austriaci nel bacino adriatico, con particolare riguardo alla pressione eco­nomica e politica esercitata in Albania. La città di Fiume, che con un esiguo territorio sulla destra della Fiumara costituiva un corpus separatimi autonomo sotto la Corona di Santo Stefano, non conosceva allora le asprezze d'un con­flitto nazionale tra la maggioranza italiana di 24.000 abitanti e la minoranza croata di 10.000; i due gruppi etnici agivano concordi contro i tentativi del governo ungherese d'introdurre la lingua magiara nei servizi comunali e nelle scuole. In quanto alla Dalmazia, ivi l'elemento italiano si rivelava turbolento
H) Loiseau si trovava in possesso dì un documento della a Dante Alighieri ripro­ducete una carta geografica in cui, accanto agli attuali confini politici ed amministrativi delle province adriatiche dell'Austria ed alla frontiera rivendicata invece dagli irredentisti austro-italiani intransigenti, era tracciata una linea di compromesso sulla quale si sperava di trovare raccordo tra italiani e jugoslavi del Litorale.
14) V. anche Cu. LOISEAU, Souvenir* adruUiqucs CÀI., p. 66.
15) CCr. A. J. MAY, La monarchia asburgica, Bologna, 1973, p. 543.