Rassegna storica del Risorgimento

IRREDENTISMO; QUESTIONE ADRIATICA
anno <1975>   pagina <70>
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Ennio Maserati
adoni skipetare ed i vincoli con la madrepatria attraverso le funzioni di nu­merosi comitati, di un organo di stampa e persino di un collegio ecclesiastico* quello di Saint*Adriano nel Cosentino per la formazione dei sacerdoti destinati alle diocesi di Sentasi, di Alessio o di Uskub (Skoplje) in Macedonia. l7>
Tra queste associazioni italo-albanesi, agivano con efficacia particolar­mente il Comitato nazionale albanese con sede a Lungro in Calabria e la Società nazionale albanese di Roma presieduta da Anselmo Lorecchio di­rettore del giornale La Nazione albanese. La loro attività, in ragione degli ob­blighi dell'Italia verso 1*Austria, doveva necessariamente limitarsi o quanto meno mascherarsi ad un campo storico e letterario; ciononostante esse costi­tuivano dei centri, oltre che di preziosa informazione per la Consulta, di chiara propaganda antiasburgica. Il resto delle informazioni il Ministero degli Esteri italiano lo riceveva dai propri rappresentanti consolari a Scutari ed a Janina (a quel tempo rispettivamente Leoni e Millelire), i cui dispacci denunciavano ripetutamente i maneggi degli agenti austro-ungarici, spesso con tenore allar­mante, tanto da provocare alcune puntualizzazioni dell'ambasciatore Nigra per­sonalmente convinto della volontà del governo di Vienna di tener fede all'ac­cordo Visconti Venosta - Goluchowski del 1897.1S) Rimaneva però il fatto della continua interferenza negli affari interni albanesi da parte di Vienna, vuoi nella sua qualità di titolare del monopolio del servizio postale, che le consentiva l'abuso 'd'impedire la distribuzione della stampa a lei ostile, e del diritto di polizia marittima e sanitaria nelle acque territoriali albanesi e montenegrine, vuoi nella sua prerogativa di protettrice ufficiale della minoranza religiosa d'os­servanza cattolico-romana, grazie alla quale operava per ridurre la consistenza numerica del clero fìloitaliano e l'uso della lingua italiana nell'ambiente cultu­rale e soprattutto nelle scuole, azione coadiuvata dall'allineamento della Pro­paganda Fide agli interessi d'una Monarchia paladina del Papato. Per il buon fine di questa politica i consoli austro-ungarici potevano disporre di fondi messi con larghezza a loro disposizione dal ministro delle Finanze comune, Kàllay, al tempo stesso primo segretario per la Bosnia e l'Erzegovina in quanto le due province turche si trovavano sottoposte alla giurisdizione del suo dicastero.19)
17) Cr. Cu. LOISEAU, L'équUibre adriutique cit., p. 129.
18) Nigra a Cappelli, Vienna 5 giugno 1898 (I Documenti diplomatici italiani, terza serie: 1896-1907, voi. XI, Roma, 1958). Com'è noto, l'intesa di Monza del 1897 prevedeva il mantenimento dello statu quo in Albania o, se ciò non fosse più possibile, la costituzione di quel paese in Stato sovrano.
19) Da parte austriaca non si lesinavano fondi per erigere scuole e chiese, ma non mancavano analoghe iniziative da parte italiana. Cosi a Scutari un asilo d'infanzia, una scuola elementare mista ed un istituto tecnico commerciale erano condotti da italiani, men­tre si faceva sentire nel paese la concorrenza del commercio italiano, che dall'Albania aveva contatti con la Macedonia, anche qui a svantaggio degli operatori austriaci. Sull'Albania nel quadro delle relazioni italo-austriachc e sulla concorrenza colà esercitata dalle due po­tenze, oltre ai riferimenti contenuti in A. J. MAY, op. cit., pp. 549 sgg., si vedano in parti­colare W. C. ASKEW, The Austro-Italian Antagonism 1896-1914, in Wallace and Askew, ed., Power, Public Opinion and Diplomacy, Durban, Duke University, 1959; P. PASTORELLI, Albania e Trìpoli nella politica estera italiana durante la crisi d'Oriente del 1897, in Rivista di studi politici internazionali, a. XXVIII (1961), n. 3, pp. 370-421; S. SKENDI, Tìve Al-banian National Awakemng 1878-1912, Princeton, University Press, 1967, pp. 238 sgg.