Rassegna storica del Risorgimento
MARTINI FERDINANDO
anno
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1975
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pagina
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471
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F. Martini governatore in Eritrea 471
mano a mano la forza d'urto del movimento anticolonialista. La posizione parlamentare del ministero continuava tuttavia ad essere troppo precaria, perché esso potesse prendersi il lusso di alienarsi ulteriormente le simpatie degli antia-fricanisti moderati conferendo alla missione Martini un carattere anche solo vagamente espansionistico. La nomina del deputato di Pescia doveva essere in-
-' Il periodo che vide maturare e giungere felicemente in porto la candidatura di Martini registrò invece un sensibile risveglio della pubblicistica favorevole alla conservazione ed alla valorizzazione organica della colonia africana. Particolare rilievo ebbe a questo proposito Particelo di DOMENICO PRIMERANO, Che cosa fare dell'Eritrea (in Nuova Antologia, voi. 155, 16 ottobre 1897, pp. 614-636), che diede l'avvio ad un nutrito dibattito e venne ampiamente ripreso, con opposte valutazioni, pure dalla stampa quotidiana. Li questo scritto l'autore, il quale aveva da poco lasciato la prestigiosa carica di capo di stato maggiore dell'esercito, pur ammettendo i numerosi errori politici e militari che avevano inficiato l'indirizzo coloniale Crispino, rivendicava risolutamente la piena validtà e anzi necessità di una politica dì espan* sione e sottolineava in questo contesto l'importanza almeno potenziale dell'Eritrea, sia come colonia commerciale che come colonia di popolamento. La conclusione era, ovviamente, che in Eritrea non bisognava rinunciare a nulla, ma prender tempo studiando attentamente piani di sviluppo da attuarsi quando l'orizzonte si fosse schiarito. Per una immediata e vivace replica alle argomentazioni del Primerano si veda l'articolo, a firma Lo Zotico, apparso con il titolo Che cosa fare dell'Eritrea? nella Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali del Colajanni (a. Ili, n. 8, 30 ottobre 1897, pp. 141-143). La Nuova Antologia, dal canto suo, mantenne vivo il suo interessamento all'Eritrea con altri due articoli di poco successivi. L'opportunità di mantenere il confine del Mareb fu propagandata da CARLO MEZZA-CAPO, L'Eritrea e i suoi confini, in Nuova Antologia, voi. 156, 1 dicembre 1897, pp. 421-430. La formula della cessione della colonia in amministrazione ad una società privata fu invece riproposta articolatamente da FELICE SCHEIBLER, Eritrea - Caccie ed assetto coloniale, ivi, pp. 482-507. Soltanto in questo modo, secondo l'autore, sarebbe stato possibile reperire gli ingenti capitali occorrenti allo sviluppo economico dell'Eritrea ed in particolare alla costruzione della ferrovia congiungente Massaua all'Asinara, senza la quale ogni programma di valorizzazione del paese sarebbe stato votato all'insuccesso. Nel caso che il governo italiano si fosse deciso a cedere per la durata di 25 anni l'amministrazione civile della colonia ad una società per azioni, con almeno dieci milioni di capitale, non sarebbe stato difficile associare all'impresa il capitale inglese e rastrellare i fondi necessari sulla piazza di Londra. Lo Scheibler, del resto, parlava con cognizione di causa. Uomo d'affari assai introdotto negli ambienti finanziari e commerciali lombardi egli fu tra i promotori divenendone vice-presidente della Società italiana per il commercio colle colonie, costituitasi il 1 luglio 1899
sotto la presidenza del principe Alfonso Doria Pamphili allo scopo preciso di ottenere concessioni ferroviarie e minerarie in Eritrea. La società si trovò subito di fronte, come temibile concorrente, un gruppo anglo-italiano promosso da Beniamino A. Nathan, fratello del futuro sindaco di Roma Ernesto, ingegnere minerario a Londra. Alla fine, la compagnia di Doria Pamphili e Scheibler dovette accontentarsi di partecipare alla costituzione, ed al relativo capitale, della Società eritrea per le miniere d'oro, fondata nel 1900 per iniziativa precipua di Nathan e dell'ingegner Edoardo Talamo. Un'ampia documentazione su queste iniziative e sulle complesse trattative cui diedero luogo in ACS, Carte Ferdinando Martini, b. 15, fase. 51 e ASMAI, pos. 19/1, fase. 1, 3, 5, 7 e 8. Come si vede, dunque, la soluzione indicata come la migliore per l'avvenire dell'Eritrea da Scheibler corrispondeva ad un effettivo e specifico interessamento di determinati gruppi finanziari per le risorse minerarie della colonia. Le buone possibilità di sviluppo agricolo, messe in dubbio da più partì, allora come in passato, tornavano ad essere vivacemente sostenute in quel medesimo torno di tempo da cJ. [Cinzie Bonaschi], Che cosa fare dell'Eritrea?, in L'Esplorazione commerciale e l'Esploratore, a. XII, fase. XI-XII, novembre-dicembre 1897, pp. 353-362. Nello stesso senso si veda pure l'opuscolo di ANTONIO SANSONE, Il futuro d'Italia politico industriale e commerciale, Milano, 1897, pp. 29 sgg.