Rassegna storica del Risorgimento

MARTINI FERDINANDO
anno <1975>   pagina <472>
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Alberto Aquarone
vece, almeno nelle sue intenzioni, il modo meno pericoloso per chiudere final­mente il capitolo eritreo senza dar adito a troppo vivaci recriminazioni da una parte e dall'altra, ed eliminare così una volta per tutte una ragione cronica di debolezza e d'instabilità governativa.
Le istruzioni per il nuovo commissario civile straordinario in Eritrea erano però ancora fresche d'inchiostro, quando il 3 dicembre Pelloux rassegnava ino­pinatamente le dimissioni da ministro della Guerra, determinando due giorni dopo il ritiro dell'intero gabinetto. All'origine dell'improvviso gesto del gene­rale savoiardo era stato essenzialmente un motivo tecnico-parlamentare, e cioè un contrasto con la maggioranza della Camera a proposito di un articolo del progetto di legge sull'avanzamento dell'esercito. Non pochi osservatori contem­poranei credettero però di poter intrawedere, dietro quelle dimissioni, anche l'ombra del problema eritreo, nel suo inestricabile intreccio di problema sia politico-militare che finanziario. La crisi ministeriale, conclusasi a metà del mese con la costituzione di un altro ministero di Rudinì (il terzo dopo Adua), non ebbe comunque ripercussioni di rilievo sull'ormai decisa e definita mis-
3*) Con la nomina di Martini, e grazie anche alla situazione internazionale, l'Africa era messa in tacere . Così SIDNEY SONNINO, Diario, cit., p. 359, alla data 28 novembre 1897.
39) H motivo essenzialmente tecnico, consistente in un emendamento approvato dalia Camera che avrebbe dato efficacia retroattiva ad alcune nuove norme sulla carriera degli uffi­ciali dell'esercito, fu ribadita dallo stesso Pelloux nelle sue memorie: Quelques souvenirs de ma vie, a cura e con introduzione di GASTONE MANACORDA, Roma, Istituto per la storia Risor­gimento italiano, 1967, pp. 172-173. Naturalmente, buona parte della stampa dell'epoca volle dare una interpretazione meno angusta, e più. politica, alle improvvise dimissioni di Pelloux, che sarebbero state motivate soprattutto dalle ristrettezze del bilancio militare e dall'impossi­bilità di procedere al progettato riordinamento dell'esercito mantenendosi entro i limiti finanziari originariamente previsti. In questo senso cfr. LUIGI LUZZATTI, Memorie, cit., p. 494 e II bilancio della guerra, in II Popolo romano, 11 dicembre 1897. D'altra parte, le ulteriori difficoltà di bilancio erano almeno in parte dovute al fatto che erano venute meno quelle sperate riduzioni delle spese per l'Africa, che una politica di deciso ripiegamento, ora abbandonata con la nomina di Martini, avrebbe potuto consentire. Secondo la Nazione (Il Ministero liquidato, 5-6 dicembre 1897), a decidere Pelloux alle dimissioni era stato in larga misura il crescente senso di isolamento in cui egli era venuto a trovarsi, nelle alte sfere militari, a seguito del suo orientamento antiafricanista e della sua corresponsabilità in quella designazione del Bontadini, ohe aveva costituito U punto massimo della politica di abbandono dell'Eritrea da parte del ministero. Secondo il quotidiano fiorentino, la testimonianza più inequivocabile di tale isolamento sarebbero stati i due articoli dei generali Primerano e Mezzacapo pubblicati sulla Nuova Antologia (citati alla nota precedente). La nomina di Mar­tini avrebbe fatto poi traboccare un vaso già colmo: Pelloux, infatti, non ha mai fatto mi-stero della sua avversione al mantenimento della Colonia, e quindi non deve aver veduto di buon'animo l'invio di chi ha sempre detto che bisogna rimanervi, fortemente muniti . Sui caratteri particolari dellV an ti africanismo di Pelloux si vedano le acute osservazioni di Manacorda, nella sua introduzione alle citate memorie: Quelques souvenirs de ma vie, pp. L sgg. Una interpretazione politica delle dimissioni diede allora ALESSANDRO GUIC-CIOLI, Diario del 1897, alla data 5 dicembre, in Nuova Antologia, voi. 414, 16 aprile 1941, pp. 387-388.
*) Nel nuovo ministero Visconti Venosta rimase agli Esteri, mentre Pelloux fu sosti­tuito dal generale Asinari di San Marcano, un mutamento, questo, che non ebbe ripercussioni sulla politica eritrea del governo. La crisi, comunque diede finalmente l'occasione per por­tare a termine la lunga gestazione del connubio Rudinì-Zanardelli, con l'ingresso di que­st'ultimo nel gabinetto in qualità di Guardasigilli.