Rassegna storica del Risorgimento

MARTINI FERDINANDO
anno <1975>   pagina <473>
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F. Martini governatore in Eritrea 473
sione di Martini nella colonia sul Mar Rosso, se si esclude un breve rinvio della sua partenza-61) Essa offrì comunque lo spunto, in sede di discussione alla Ca­mera sulle dichiarazioni del nuovo gabinetto, per le ultime battute parlamen­tari sulla questione eritrea prima che questa si trasformasse definitivamente, pro­prio nel corso degli otto anni del governatorato di Ferdinando Martini, da pro­blema di alternative di fondo nel campo della politica coloniale, in problema di amministrazione coloniale nell'ambito di una scelta globale ormai irreversibile. Ultime battute che peraltro ebbero un protagonista d'eccezione in Giolitti, il quale scelse proprio il terreno della politica africana del governo per dissociarsi da Rudini con un ordine del giorno di esplicita sfiducia.62) Il ministero riuscì peraltro a superare la prova, sia pure con una maggioranza minacciosamente esi­gua. a) Ad ogni modo, nei mesi che seguirono non fu certo il problema coloniale a turbarne la breve e tormentata vita.
Del resto, compito primo di Martini doveva essere proprio quello di sospin­gere quanto più possibile lontano dal proscenio della vita politica italiana la questione eritrea. Tale era l'intenzione del governo ed egli vi si adeguava di buon animo, convinto che fosse il modo migliore per il graduale riassetto della colonia in vista della sua valorizzazione economica, secondo le effettive sue pos­sibilità. Nel breve discorso tenuto a Pescia il 6 dicembre, in occasione del ban­chetto di commiato offertogli dai suoi elettori, egli così sintetizzò, con ironico garbo, il suo programma: Un savio antico sentenziò: "Beati quei popoli che non hanno storia". Consentite che io dica alla mia volta: "Beate le colonie da cui non vengono telegrammi " .w) E pochi giorni prima, in una lettera privata, aveva descritto in termini non meno cauti e limitativi la funzione ch'egli si sen­tiva chiamato a svolgere:
61) Secondo notizie di stampa, Martini avrebbe dovuto partire il 12 dicembre; egli lasciò invece l'Italia alla fine dell'anno. Cfr. La Nazione, 7-8 dicembre 1897, p. 3.
62) L'ordine del giorno, presentato da Giolitti nella tornata del 20 dicembre, era del seguente tenore: a La Camera, ritenuto che la politica seguita in Africa non è proporzionata ai mezzi che si vogliono adoperare; ritenuta l'urgenza di profonde riforme tributarie e am­ministrative che la composizione del Ministero non affida si possano attuare, passa all'ordine del giorno . Nel corso del suo intervento per illustrare tale ordine del giorno 1 uomo poli­tico piemontese rinfacciò al governo di aver mutato politica africana, com'era testimoniato dalla nomina a governatore dell'Eritrea di chi, come Martini, nel maggio precedente aveva apertamente combattuto su tale politica il gabinetto. Val la pena forse di rilevare che appena ricevuta la notizia dell'avvenuto connubio Rudinì-Zanardelli, il fido Giovanelli, nel commen­tare la nuova situazione creatasi e il disagio derivantene per il loro gruppo, aveva suggerito a Giolitti: a Unico modo per tentare qualche cosa è una interpellanza sulla missione Martini in Africa . Cfr. la lettera del 15 dicembre in Dalle earte di Giovanni Giolitti, cit., p. 312. Nel corso della discussione alla Camera del 20 dicembre la presunta contraddittorietà fra la precedente politica africana del governo e la nomina di Martini fu sottolineata con vivacità anche dal repubblicano De Andrei. Rudini, ovviamente, cereo alla bell'e meglio di rintuz­zare queste accuse, sostenendo che fra il ministero e Martini vi era stata una sostanziale convergenza di vedute, pur nella diversa formulazione parlamentare che vi avevano dato. Cfr. AP, Camera, Legislatura XX, I Sessione, Discussioni, voi. IV, pp. 3812 sgg.
63) La votazione ebbe luogo su un ordine del giorno di sfiducia presentato da Colombo: a La Camera, ritenuto che il modo col quale il ministero è stato costituito, gli rende difficile concretare ed esplicare un programma organico di governo, passa all'ordine del giorno . Esso fu respinto con 184 voti favorevoli, 200 contrari e 10 astenuti. Ibidem, pp. 3833-3834. Cfr. pure MARIO BKLARDINELLI, Origini del connubio Rudinì-Zanurdulli, cit,, p. 261.
**) Cfr. La Nazione, 6-7 dicembre 1897, p. 3.