Rassegna storica del Risorgimento
MARTINI FERDINANDO
anno
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1975
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pagina
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474
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474
Alberta Aquarone
Se avessi pensato a me solamente, avrei credo, risposto altrimenti. Ambizioni, Lei Io sa, io non ne ho: ma il pensiero che si possa laggiù rendere un grosso servizio a questo povero paese m'ha vinto. Certo il sacrificio non è piccolo; e poiché si tratta di pacificare la colonia, di sistemarvi ramminislrazione, di far sì ch'essa non costi insomma troppo di preoccupazioni e di denari all'Italia: poiché di questo unicamente si tratta, si può fare qualcosa di molto serio, ma nulla di brillante; e però è a temere che, dopo aver faticato ben bene, nessuno me ne tenga conto.65)
Dal canto suo il presidente del Consiglio, in una lettera del 30 gennaio 1898, ribadiva a Martini, fresco dell'aver preso possesso della sua carica a Mas-saua, che il suo compito era per il momento solo quello di studiare attenta mente la situazione per fare poi le opportune proposte al fine di dare una stabile, ordinata e poco dispendiosa organizzazione alla colonia. concludeva a questo riguardo : Tutto quello che posso dirle ora si riassume nelle seguenti parole: ''Rispettare gl'impegni con Menelik, dare la prevalenza all'elemento civile e spendere poco " .w) Riparare ai guasti prodotti dall'amministrazione militare anche nelle cose civili e soprattutto limitare al massimo l'onere finanziario che l'Eritrea rappresentava per il bilancio dello Stato, questi gli obiettivi essenziali che da ogni parte venivano indicati a Martini.67)
In realtà, tuttavia, Martini andava in colonia anche con un altro suo obiettivo ben preciso: non solo di precludere la via ad ogni possibile ritorno offensivo delle ricorrenti velleità di abbandono, ma di riuscire a mantenere, inalterato lo stata quo territoriale e conservare così l'intero altipiano lungo la linea del Mareb. Per l'attuazione di questo programma egli poteva contare sul soste-
65) Lettera del 3 dicembre 1897 a Matilde Gioii Bartolomei, in FERDINANDO MARTINI, Lettere, cit., p. 320.
M) ACS, Carte Ferdinando Martini, b. 20, fase. 12. In una successiva lettera del 5 febbraio, Rudini riferiva con soddisfazione a Martini: ce L'Africa è passata in terza o quarta linea. (...) Se ne discorrerà, forse, con vivacità o su qualche interpellanza, o meglio ancora sul bilancio. Sulle interpellanze nessuno si scalderà, ma sui bilanci forse sì. L'on. Giolitti ha due idee fisse: la tassa progressiva e lo sgombro dell'Africa. La tassa progressiva non gli dà proseliti, potrebbe invece darne l'Africa. Sul bilancio farà sicuramente un attacco a fondo. Ma son cose lontane . A questa lettera fa pure riferimento UMBERTO LEVRA, Il colpo di Stato della borghesia, cit., p. 65. Sulla questione africana come costante arma polemica di Giolitti e dei suoi seguaci nei confronti del ministero, si veda pure quanto scriveva a Martini il Biancheri, in data 4 aprile 1898: a II bilancio ridotto per ora a circa sette milioni è sostenibile e dovrebbe far tacere le lamentazioni dei nostri finanzieri; ma, Ella non ignora che l'Africa è ormai un'arma di partito maneggiata abilmente in Piemonte dal Giolitti, e adoperata astutamente dai radicali e socialisti; ad essi si uniscono i pasciuti lombardi, le piccole menti, e traggono forza dalle incertezze del Rudini, dalle lesinerie del Luzzatti . Cfr. ACS, Carte Ferdinando Martini, b. 20, fase. 6.
67) L'on. Guicciardini scriveva per esempio da Firenze, il 25 gennaio 1898: ce Seguo l'opera tua coi migliori auguri. Riescirai a fare dell'Eritrea un possedimento che non sia per l'Italia un pericolo quasi continuo e una sorgente di spese non sopportabili? La questione che bai per le mani è qui tutta: ma è grossa. Se non riesci tu a risolverla a nessun altro ricscirà . Ibidem, b. 20, fase. 22. E Son ni no, in una lettera del 18 febbraio, dopo aver sottolineato ancora una volta come i pericoli maggiori per la politica africana venissero dalla questione finanziaria: II migliore consiglio che ti possa dare è quello di spiegare subito la massima energia nel ridurre organici, spazzare via regnateli burocratici, semplificare, disinfettare tutta la baracca dell'amministrazione coloniale. E tira a portare il movimento degli affari in su, verso Ghinda, o l'Asinara. E quel che fai, fai presto. (...) Se aspetti sei mesi a operare chirurgicamente, non ti riescirà più far nulla di serio . Ibidem, fase. 37.