Rassegna storica del Risorgimento

MARTINI FERDINANDO
anno <1975>   pagina <475>
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F. Martini governatore in Eritrea 475
gno deciso, anzi sullo stimolo del sovrano.68) D'altra parte, già nei primi mesi della sua missione cominciò ad affiorare, pur attraverso le solite incertezze ed ambiguità, una maggiore disponibilità di Rudinì per una soluzione che non comportasse l'abbandono dell'altipiano eritreo; a patto, naturalmente, che ciò potesse avvenire nella tranquillità e con la massima discrezione, senza provo­care all'interno reazioni politiche che turbassero ulteriormente la già instabile posizione del governo.69) Sta <Ii fatto, comunque, che ad appena un mese dal suo arrivo a Massaua Martini si sentì abbastanza sicuro di sé da dare pubblica espressione al suo proposito di non cedere un palmo di terreno della colonia. In una intervista rilasciata al corrispondente della Nazione, Guglielmo Errerà, egli ebbe a dichiarare tra l'altro:
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La decisione sulla convenienza del mantenimento dell'altipiano è intimamente con­nessa con la questione finanziaria. Ora in Italia non si vuol sentire parlare di forti spese per l'Africa, ed è necessario che per ora e per alcun tempo non si rievochi tanto spesso il nome della colonia e non ci si dilunghi in discussioni che potrebbero, anziché rendere meno antipatica l'Eritrea, stimolare gli avversari dell'impresa coloniale ad avventarsi con maggior forza contro qualsiasi provvedimento verrà proposto allorché si discuteranno i bilanci. Il mio vivo desiderio è quello di non retrocedere di un solo chilometro dalle posizioni che oggi occu­piamo; che se dovessimo abbandonare l'altipiano, tanto varrebbe venircene addirittura via dall'Africa. Occorre restringere tutte le spese in modo da poter compilare un bilancio che, mentre ci conceda di mantenerci negli attuali confini, sia tale da non sollevare forti malumori alla Camera, "v
68) Nel suo diario, Martini così annotò circa i colloqui avuti, con il Re prima della partenza: Avrei maggior fiducia negli aspetti dell'opera mia se non temessi di vederla a ogni momento intralciata dagli uomini di governo tuttavia titubanti, paurosi delle opposi­zioni che il mantenere la colonia, e ne' suoi confini custodirla, può loro suscitar contro. M'affidano i colloqui replicati col Re: il quale ebbe a dirmi queste parole assai esplicite: u Dei sacrifizi all'opinione pubblica in questa questione d'Africa ne ho fatti assai: l'ultimo non lo farò: dall'altipiano non si deve scendere e non si scenderà " . Cfr. FERDINANDO MARTINI, Il diario eritreo, cit., p. 2, alla data 29 dicembre 1897. Ma vedi pure, nel medesimo senso, il resoconto del colloquio fra i due avvenuto il 26 settembre 1898 a Torino, nel corso del quale Umberto I disse fra l'altro a Martini: Ella sa, glie l'ho detto e glielo ripeto, che non soltanto lei ha tutta la mia fiducia, ma ch'io le sono alleato nella battaglia che combatte. (...) Non volli sapere del Bonfadini, perché la sua nomina significava l'abbandono dell'altipiano; accolsi con gioia la nomina di Lei perché significava l'opposto. Ora dell'altipiano Ella è riuscita a far si che non se ne parli altrimenti. È inteso che ci restiamo. Se le riesce di ottenere che ai resti al March, io le sarò doppiamente grato. Sul mio aiuto dunque ci conti pure . Ibidem, p. 244.
69) Il 13 marzo 1898 Rudinì scriveva a Martini: ce Finora siamo riusciti a tacere sulle cose di Africa, Sarà però difficile giungere sino alle vacanze senza discorrerne. Il giorno in cui se ne parlerà dichiarerò, il meglio che si potrà, che non ho mai promesso di sgombrare l'altopiano. Ho promesso solo di ordinarlo diversamente etc. Quanto alla ferrovia fino a Ghinda non è ancora venuto il momento di posare la quistione. Ma gioverebbe molto di poter dimostrare come e in quali proporzioni essa concorrerebbe a far scemare le spese per-menenti della Colonia . Cfr. ACS, Carte Ferdinando Martini, b. 20, fase. 12. Ma si veda pure la successiva lettera del 21 marzo 1898, ìbidem, pubblicala in DDI, cit., n. 403, pp. 296-297.
70j Cfr. Una intervista con Voti, Martini, in La Nazione, 9-10 febbraio 1898. La pub­blicazione dell'intervista, come si può ben immaginare, suscitò le più vive apprensioni in di .Rudinì, sempre timorosissimo di qualsiasi fatto nuovo che potesse risvegliare i sospetti e le